Appello ai moderati e ai cattolici torinesi

Difesa della famiglia tradizionale, libertà d'istruzione, buono scuola, tariffe asili, limiti alle aperture domenicali dei negozi, crocifisso in Sala Rossa. Sono alcuni dei temi che qualificano il mio impegno politico e che propongo ai torinesi

Ancora una volta, dopo la prima esperienza del 2001, sono convinto che una guida più aperta ed innovativa avrebbe potuto far meglio delle ultime amministrazioni di Sinistra, grigie ed opache, che hanno contribuito a condurre Torino verso il declino, incrementando la povertà ed il disagio sociale. Penso che la città possa beneficiare di una guida che non abbia alcuna remora a definirsi cattolica, per fede personale, tradizione familiare e volontà di incardinare i principi cristiani nella sfera pubblica. Fin dal primo livello di aggregazione amministrativa (il Comune), i credenti hanno qualcosa di specifico da offrire, oggi come ieri, quando Sturzo fece partire proprio dal suo municipio l’esperienza della presenza politica dei cattolici in Italia. E proprio oggi, come ieri, a Torino sei temi dovrebbero portare i moderati cattolici a condividere un progetto.
 
Mi riferisco a sei temi di assoluta attualità e di immediata concretezza, a cui i cattolici impegnati in politica dovrebbero rivolgere la propria attenzione. Le registrazioni a livello comunale dei matrimoni gay, al momento cassata in sede giudiziario-amministrativa, hanno avuto il consueto impatto mediatico ed una regia sottile e perfida, cavalcata dalla Sinistra. Così si sono rincorsi pseudo-diritti, dimenticando i doveri che una comunità civile ha anzitutto nei confronti della famiglia tradizionale, lasciata sempre più sola, perché le difficoltà di tutti i giorni non fanno audience.
 
La convenzione tra il Comune di Torino e gli asili pubblici non gestiti direttamente dallo Stato o dal Comune è stata disattesa rispetto agli stessi accordi intrapresi, giungendo ad un ritardo nei pagamenti di oltre un anno e mantenendo tariffe assolutamente inadeguate. La Sinistra non considera quella delle scuole materne una priorità per famiglie e bambini e si accanisce per rendere impossibile la sopravvivenza di quelle esperienze (non solo cattoliche) frutto di una sussidiarietà antica e benemerita, capace di supplire alle carenze dell’intervento diretto dello Stato. Le giunte di Sinistra hanno sempre dichiarato a parole, soprattutto in occasione di incontri col mondo cattolico o durante convegni con addetti ai lavori, di condividere il Quoziente Parma, che abbassa le tariffe comunali direttamente incidenti sulla famiglia se questa ha più figli, o genitori anziani a carico o un componente disabile. Apprezzamenti e promesse, cui non sono mai seguite risposte concrete.
 
La domenica è festa. È una tradizione cristiana, ma è anche un modo con cui la Chiesa ha coniugato esigenze spirituali con il riposo dei lavoratori e la possibilità di ricongiungere tutta la famiglia, almeno una volta alla settimana. Il Comune, così pignolo su aspetti marginali del commercio, non interviene per limitare il lavoro domenicale frutto di concessioni sue proprie o dell’ente Regione, con cui è sempre pronto ad accordi per promuovere nuove iniziative (spesso fallimentari) e nei confronti della quale non sa alzare la voce per evitare uno sfruttamento oggettivo dei lavoratori ed una dispersione del nucleo familiare durante il giorno festivo.
 
Il buono scuola regionale (ma anche in questo caso vale il principio di ingerenza che la città di Torino può far valere sulla Regione di cui rappresenta un quarto degli abitanti) è stato abolito dall’attuale giunta di Sinistra guidata da Chiamparino. Si penalizzano così gli studenti e le famiglie che si rivolgevano alla scuola pubblica non gestita direttamente dallo Stato, facendo risparmiare molte risorse a quest’ultimo e dando corpo e gambe ad un concreto pluralismo educativo.
 
Il vicecapogruppo Pd in Sala Rossa non si darà pace fino a che nell’aula del Consiglio Comunale di Torino ci sarà il crocifisso. Come non mai, oggi, il crocifisso è un simbolo di valori positivi per tutti. Per gli italiani anche di identità. Per me di fede. Non può disturbare nessuno, anzi, proprio in quella sede, potrebbe richiamare gli ideali condivisibili da tutti: pace, servizio agli altri, promozione umana, giustizia, onestà. Non volerlo è segno di una ben triste ideologia.
 
Per tutti questi motivi mi impegno a coinvolgere quanti, nel mondo cattolico e moderato torinese, essendosi trovati privi di riferimenti credibili e coerenti, vogliano insieme a me tornare ad essere difensori di queste istanze nelle istituzioni. Prima che sia troppo tardi.
 
*Roberto Rosso, candidato sindaco di Torino
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