Salviamo casa Cavour

Appello a tutte le istituzioni per valorizzare Borgo di Leri e la dimora trinese dello statista piemontese. Patrimonio storico che versa in condizioni di abbandono e di degrado

Sul recupero del Borgo di Leri e della Casa del Conte Camillo Benso di Cavour, Vi sono noti gli scritti che ripetutamente Vi ho inviato, come pure quelli indirizzati a tutte le Istituzioni di questo Paese. Le risposte?, nessuna, né da parte Vostra né di altri; un segno concreto di quello che personalmente giudico una evidente caduta di stile istituzionale e politica, oltreché al declino del tanto sbandierato rapporto tra le Istituzioni e il cittadino. Ma nonostante questo triste contesto, debbo pur dire che con favore, avevo preso atto dai media e dallo stesso Ministero dei Beni Culturali che il Cipe nella seduta del 1 maggio 2016 ha approvato il Piano Strategico Turismo e Cultura su proposta del Ministro, On. Dario Franceschini. Da “soldato semplice” quale sono, ho favorevolmente condiviso l’importanza del Piano, che stanzia un miliardo di euro del Fondo Sviluppo e Coesione 2014–2020 per realizzare 33 interventi di tutela e di valorizzazione del patrimonio culturale e di potenziamento del turismo culturale.

Non dimentichiamo però, che il Turismo sia esso culturale che ambientale o enogastronomico, di fatto rappresenta un vero punto di forza per l’auspicata crescita del nostro Paese il quale purtroppo, nonostante le tante promesse, è ancora ostaggio del clima di recessione e quindi è necessaria la respirazione assistita anche del Turismo, se lo si vuol mantenere in vita.

E l’Italia è forse il maggiore detentore mondiale del patrimonio artistico e storico-culturale; quindi la materia prima non manca. Manca purtroppo, a mio giudizio, la volontà e la capacità politica, le idee e il contatto stretto con il Territorio che potrebbero fare la differenza e assumere un ruolo rilevante nella valorizzazione del patrimonio storico, buona parte del quale versa ancora in condizioni di abbandono e di degrado com’è appunto il caso del Borgo di Leri e della Casa del Conte Camillo Benso di Cavour. E in questo settore, sono cosa nota e all’ordine del giorno, gli sprechi di denaro pubblico, denaro dei contribuenti, dettati da scelte e strategie purtroppo rivelatesi fallimentari.

Ma ormai sul caso Leri in particolare, prevale la totale e pluridecennale indifferenza e il silenzio Istituzionale e politico; le non risposte ne sono la deludente conferma. E spiace ancor più che l’indifferenza prevalga soprattutto nelle Istituzioni più vicine al Territorio Trinese dove appunto si trova il Borgo di Leri e Casa Cavour; lo stesso Comune di Trino, la Provincia di Vercelli e la Regione Piemonte; da loro nessuna risposta. Da loro solo il più assoluto silenzio, le solite visite o meglio le passerelle politiche ma poi il nulla.

E sarebbe invece e certamente più auspicabile, che in un programma di alto valore, che prevede anche un Fondo per interventi di interesse Nazionale di circa 170 milioni di euro destinati ad interventi sul patrimonio culturale da definire con apposito Dpcm, possa finalmente rientrare anche la certezza del recupero del Borgo di Leri e di Casa Cavour in quel di Trino.

Recuperare quei luoghi alla fruizione pubblica, sarebbe un intervento che risponde alla visione di considerare strategico il ruolo del patrimonio culturale nelle politiche nazionali di sviluppo sostenibile e sarebbe anche la conferma che la cultura è un importante strumento di promozione dell’immagine Nazionale e Territoriale, anche con l’obiettivo di rilanciare la competitività e l’attrattiva turistico-culturale ma anche della Storia agronomica delle Terre del Riso. La loro integrazione e/o la loro interazione è un punto di forza di questo Territorio tra la pianura e le prime alture del Monferrato; una Storia di secoli tra civiltà e epoche diverse; celtica, romana e il Marchesato del Monferrato. Notevoli le presenze e le testimonianze di carattere Storico meritevoli di una vera valorizzazione che potrebbe contribuire alla crescita Territoriale purtroppo di un’area significativa per estensione ma che, anche per il suo irrilevante peso politico, sempre più si impoverisce da ogni punto di vista. Investire invece su questo Territorio sarebbe una strategia che concorrerebbe fattivamente a valorizzare il Territorio stesso con le sue eccellenze storiche, culturali, ambientali, agronomiche e agroalimentari.

Investire sulla valorizzazione del patrimonio storico e culturale è fondamentale per la crescita sostenibile; per generare sviluppo sociale, economico e civile del territorio. E’ un forte impatto sull’economia, quello di riattivare risorse di eccellenza per poi tradurlo in lavoro per i tanti addetti ai beni culturali e al suo notevole indotto che, spesso riuniti in piccole e medie imprese, costituiscono una parte importante del tessuto economico del territorio. E come ripetutamente nel tempo ho scritto a Tutte indistintamente le Istituzioni, il Borgo di Leri e Casa Cavour sono una proprietà pubblica in capo al Comune di Trino. Quindi è una condizione favorevole per promuovere una stretta collaborazione tra pubblico e privato per una idea progettuale che collochi Leri tra i percorsi Cavouriani e sia un vero attrattore per i flussi organizzati di visitatori nelle Terre del Riso e delle secolari Grange di Lucedio; luoghi dove nel XIII secolo è praticamente nata in Italia e in Europa, la coltivazione razionale del riso. Un particolare e un paesaggio unico, apprezzati dalla stessa Unesco nel corso delle sue visite.

Oggi sarebbe più consono affermare che per lo stato di fatto e di abbandono cui versano quei luoghi, ormai il recupero sarebbe limitato solamente ad una parte delle strutture, altre sono ormai irrecuperabili e non solo per l’inesorabile avanzare dell’azione del degrado, ma anche per le conseguenze delle ruberie (persino i coppi) avvenute nel corso degli anni. E la visita e la vista di quei luoghi suscita solamente un profondo senso di rammarico e di grande delusione. Sono gli effetti della indifferenza e dell’abbandono istituzionale e politico con le sue inesorabili conseguenze, che sono quasi sempre la causa di una dilagante e scarsa considerazione che le istituzioni, di ogni grado e livello, hanno riservato e riservano tutt’ora nei confronti del patrimonio storico e culturale che, non dimentichiamolo, dovrebbe essere un bene di tutti. E pensare invece che Leri fu in assoluto il luogo più amato dal Grande Statista che fece l’Italia Unita, che fu Consigliere Comunale di Trino ma che fu anche un geniale agricoltore e innovatore di nuove tecniche agricole dalle quali è nata sia la moderna agricoltura che la risicoltura. Una grande passione che Cavour scoprì proprio in quei luoghi oggi abbandonati.

Ecco perché Lui amava Leri più di Grinzane e più di Santena e lì si rifugiava sempre nei momenti più sfavorevoli della Sua breve esistenza, quando tutto e tutti gli erano contrari. Lì tra quelle risaie e tra quei campi, ritrovava sempre se stesso. Ed è proprio tra le mura di Leri che nacquero molte delle idee e delle strategie che condussero poi all’Unità d’Italia. Come pure a Leri sono nate anche le idee che portarono alla costruzione del grande Canale Cavour; un’opera grandiosa che ha appena compiuto centocinquant’anni.

Un’opera idraulica e irrigatoria unica a livello europeo e ancora in pieno servizio e perfetto stato di conservazione che ha favorito, nel passato e nel presente, lo sviluppo agricolo e risicolo di un vasto Territorio tra Piemonte e Lombardia oggi considerato a livello europeo la patria del riso. E per queste motivazioni non ho mai smesso né ho mai desistito di scrivere e riscrivere a tutte indistintamente le sorde Istituzioni di ogni ordine e grado, che comunque Leri va salvato. Scritti che non hanno mai ricevuto risposte, ma che sollecitavano il recupero di luoghi importanti della Storia d’Italia anche con risvolti di sottile polemica proprio per questo incomprensibile silenzio istituzionale che alimenta la percezione concreta della crescente indifferenza istituzionale nei confronti di colui che fece le stesse Istituzioni e fu il più Grande Statista ma altrettanto Grande innovatore e stratega in politica, in economia e in agricoltura, che fu la Sua vera e Grande passione nata proprio in quel di Leri. Cavour da Grande Statista, il maggiore della nostra Storia Risorgimentale, pensava più alle future generazioni che non alle future elezioni come invece prevale in epoca contemporanea. Riuscì veramente nel Suo intento a differenza di quanto accade ai giorni nostri, da quando cioè la Politica è diventata una professione lautamente retribuita e per molti aspetti dispendiosa, promettente ma poi inconcludente.

Oggi in Casa Cavour le porte e le finestre sono completamente aperte, vetri rotti, addirittura il portoncino settecentesco restaurato, è stato divelto e rubato. Tutt’intorno residui di probabili bivacchi. Una scena veramente triste e del tutto ingiustificabile. Recentissimamente, il 2 aprile 2016, il Borgo di Leri è stato visitato anche dall’Assessore alla Cultura della Regione Piemonte, Dott.ssa Antonella Parigi, che mi legge in copia e alla quale ho scritto, ma, come prevedevo, non ho ricevuto alcuna risposta. Neppure la conferma di avvenuta ricezione che ho poi richiesto telefonicamente alla Sua Segreteria.

Ma questa è l’Italia dalle silenziose Istituzioni, che dal mio punto di vista è divenuta la loro vera strategia del deterrente, nel senso che prima o poi qualcuno desisterà. Purtroppo nella realtà si tratta invece di una vera e brutta caduta di stile istituzionale, da ogni punto di vista. E se tanto mi da tanto, forse all’inconcludenza e alla incapacità sarebbe meglio optare per la più facile e definitiva demolizione di Leri come di fatto ho scritto e suggerito alla stessa Soprintendenza del Piemonte con la RR del 30 marzo 2016 ancora senza risposta. Un vero standard istituzionale e del quale vergognarsi. Ma la demolizione di Leri o meglio di quanto resta, è decisione e responsabilità dello Stato, quella di cancellare un luogo importantissimo della Sua Storia Risorgimentale. Ma sarebbe così cancellato anche il luogo simbolo delle idee e delle strategie Cavouriane che fecero l’Italia Unita, a differenza invece di quanto sta accadendo ai giorni nostri.

*Giovanni Ravasenga, consigliere comunale di Trino (Vc)

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