Caro Calenda, mi hai deluso e ti lascio

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Art. 1 Costituzione italiana.
Caro Carlo Calenda, l’11 luglio scorso tramite un tweet ti dichiarasti non favorevole ai referendum sull’eutanasia, sulla giustizia e sul reddito di cittadinanza, per far “lavorare” il presidente del Consiglio Draghi e il ministro della Giustizia Cartabia.

Da iscritto ad Azione e attivista per il referendum Eutanasia questa tua posizione mi ha toccato molto nel profondo per diversi motivi. Il primo è che anche il popolo italiano ha il potere delle leggi tramite proposte di iniziativa popolare e referendum. Il popolo può “lavorare” e aiutare Parlamento e Governo. Perché non farsi aiutare? Il secondo è che essendo tre temi diversi rifiutarli tutti insieme rischia di produrre solo confusione.

I “Mostri” che combattiamo insieme hanno origine proprio da questo modo di ragionare. Infatti, mentre per il referendum Reddito di Cittadinanza ci troviamo di fronte ad una sparata di Matteo Renzi che ignora che non si possano raccogliere firme nell’anno precedente la fine della legislatura (quindi perché prenderlo sul serio?), sul fronte Eutanasia scontiamo l’inerzia del Parlamento Italiano che ignora da decenni l’iniziativa popolare e da ultimo le sentenze della Corte Costituzionale. Idem per i quesiti della giustizia, promesse elettorali non mantenute e riforme caldamente suggerite da anni dall’Unione Europea che tu hai l’onore di servire come Parlamentare Europeo. Da qui la necessità di referendum sull’Eutanasia Legale e sulla Giustizia Giusta.

Da membro del direttivo provinciale torinese sono doppiamente deluso. Un partito che non ti vede di persona dal 30 settembre 2020 dove presentasti il tuo ultimo libro avrebbe voluto maggiore partecipazione e promozione di essa. Un partito non pienamente democratico, senza un congresso e legittimazione assemblare, non può considerare superfluo lo strumento referendario. Di contro Torino è una delle prima città in Italia per numero di firme raccolte per l’indizione del referendum eutanasia e merita più rispetto. Ti invito a ripensarci e a sposare questa grandissima battaglia di civiltà, liberale e laica, che può dare nuova linfa ad un partito molte volte titubante sui temi etici e che, se vuole diventare il reale riferimento dei liberalsocialisti e repubblicani, non può permetterselo.

Se fossi ancora residente a Roma ti voterei ad occhi chiusi. Anche perché nel 2017 firmasti per il referendum consultivo sulla riforma del trasporto pubblico romano. Referendum vinto nonostante l’ostracismo dell'amministrazione uscente. Spero tu possa ricordartelo se diventassi il primo cittadino della capitale d’Italia. Tutto ciò per dirti che rassegno convintamente le dimissioni quale membro del direttivo provinciale torinese per dedicarmi anima e corpo alla battaglia referendaria. Spero che le nostre strade si rincrocino.

*Andrea Turi, ex referente per Azione della Circoscrizione 4, ex membro del Direttivo Provinciale Torinese

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