DIALETTICA ISTITUZIONALE

Cota fa il “provinciale” contro il Governo

Il governatore si schiera al fianco di Saitta e difende le Province che Letta vuole abolire. "Non si può pensare che il sindaco di Torino decida per tutti i comuni delle valli". Scontro con Fassino, che sostiene la nascita delle Città metropolitane

«Una proposta assurda, che toglie anche la possibilità di scelta ai cittadini eliminando le elezioni». Senza giri di parole il governatore del Piemonte Roberto Cota si scaglia contro la decisione del governo Letta di abolire le province. Una posizione tranchant assunta alla Conferenza delle Regioni a Roma, attraverso la quale rinsalda l’asse con il numero uno di Palazzo Cisterna e delle province italiane Antonio Saitta, alfiere del “no” alla soppressione dell’ente. I due avevano combattuto fianco a fianco già sotto il premierato di Mario Monti, anche lui pronto ad abolire i cosiddetti distretti intermedi, schiacciati dalla riforma del titolo V della costituzione tra Comuni e Regioni, cui il decentramento aveva garantito responsabilità e risorse.

 

Ma se da un lato questa presa di posizione rafforza i rapporti con Saitta, dall’altro pone Cota in netta contrapposizione con il sindaco di Torino Piero Fassino, che anche a nome dell’Anci ha già celebrato il funerale delle province, perorando anzi la causa delle città metropolitane che interessano da vicino anche Palazzo di Città. E Cota, senza citarlo, tira in causa anche lo stesso Fassino: «Questa proposta – prosegue il governatore piemontese - prevede un’altra assurdità, cioè che il sindaco di una città metropolitana abbia di fatto la giurisdizione anche su tutti i Comuni della Provincia, per esempio, nel caso di Torino, anche sui Comuni delle valli più lontane. Ma un Sindaco non dovrebbe occuparsi della propria città? E chi metterà i soldi per esercitare le competenze delle Province? Non pensino di scaricare tutto sui Comuni e sulle Regioni - conclude - perché non reggerebbero». Temi tuttora oggetto di discussione, ma che non sembrano far desistere Enrico Letta.

 

Nel testo presentato in Consiglio dei Ministri da Graziano Delrio, infatti, le Province vengono trasformate in enti territoriali di secondo livello, cioè gestiti da assemblee di sindaci. Ma anche questo passaggio non sarà immediato: gli organi elettivi in carica, dunque presidente e consiglio provinciale, verranno infatti prorogati fino al 1° luglio 2014. Solo dopo questa data saranno sostituiti dalle assemblee dei sindaci, che nel frattempo saranno stati rinnovati con la tornata amministrativa della primavera prossima. Diverso il futuro delle Province in cui si trovano le dieci maggiori aree urbane del paese, da cui nasceranno le città metropolitane.Fino all’abolizione, le Province si occuperanno di pianificazione territoriale, strade, scuola e trasporti. Il ministro Delrio parla di risparmi immediati per oltre 1 miliardo di euro, frutto principalmente dell’accorpamento delle funzioni. I nodi da sciogliere, tuttavia, sono ancora molti. I dipendenti, ad esempio, dovrebbero essere assorbiti dalle Regioni e dai Comuni, ma il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani chiede chiarezza sul trasferimento delle necessarie risorse finanziarie. Non si profila semplice neppure il passaggio delle funzioni. E’ il caso in particolare di quelle sul patrimonio scolastico, che dovrebbero finire in capo ai Comuni.

 

E proprio per prevenire quelle incongruenze che verrebbero a manifestarsi il Pdl di Palazzo Cisterna propone di delegare «il destino delle Province nel nuovo assetto istituzionale, alle singole Regioni, attraverso una modifica all’articolo 123 della Costituzione, modifica finalizzata ad estendere il contenuto cosiddetto necessario degli Statuti regionali». Per fare ciò è sufficiente aggiungere un comma a quell’articolo, che potrebbe recitare così: “Lo Statuto individua, altresì, il numero delle province insite sul territorio regionale, la loro denominazione e gli organi delle stesse; con legge regionale si individuano le modalità di elezione di tali organi”.  Questa la proposta affidata al Presidente Upi Saitta dai consiglieri pidiellini Carlo Giacometto e Ettore Puglisi.