SANITA'

Emodinamiche, Cavallera ci ripensa

Salvi i reparti di Moncalieri, Ciriè e Orbassano. L'annuncio dell'assessore alla Sanità durante la commissione. Esultano i consiglieri di ogni schieramento. Decisiva la relazione degli esperti della Società italiana di cardiologia invasiva

La Regione Piemonte salva le emodinamiche di Moncalieri, Ciriè e dell’ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano. Dopo le battaglie politiche, a Palazzo Lascaris, e a carte bollate con i vari ricorsi al Tar, l’assessore alla Sanità Ugo Cavallera è stato costretto a cedere e a rivedere i piani di chiusura. La decisione è stata annunciata questa mattina in commissione. Esultanza bipartisan tra i banchi del Consiglio regionale, dove dal pidiellino Daniele Cantore al Fratello d’Italia Massimiliano Motta, fino ai democratici Aldo Reschigna, Nino Boeti e Mauro Laus, tutti si erano battuti per evitare la scure di piazza Castello. Decisiva per il dietrofront, la relazione della Società Italiana Cardiologia Invasiva, cui l’assessorato alla Sanità si era rivolto per esprimere una valutazione sul riassetto dei servizi di emodinamica. Un parere tenuto a lungo segreto nel quale gli esperti non solo bocciavano la chiusura dei reparti di Moncalierie di Orbassano, ma addirittura consigliavano di potenziare il servizio di Rivoli. Insomma, una  netta disapprovazione del piano fino a quel momento portato avanti dall’esecutivo di Roberto Cota.

 

Dunque non chiuderanno né Moncalieri né Orbassano né Cirié, ma verranno accorpati in un centro unico con gli ospedali più prossimi, rispettivamente, Molinette, Rivoli e Ivrea. Unico il responsabile e unico rimarrà il personale da un punto di vista funzionale. Un aspetto, questo sul quale il consigliere pentastellato Davide Bono esprime qualche perplessità dal momento che «risulta comprendere come Ciriè e Ivrea possano considerarsi “ospedali prossimi geograficamente”. Forse avrebbe avuto più senso accorpare Ciriè con il Giovanni Bosco di Torino, ma tant'è: l'importante è il risultato». Accorpate anche le due emodinamiche delle Molinette e le due di Novara, entrambe sia ospedaliera che universitaria, «con ricadute ignote anche sulla questione della formazione dei medici specializzandi» fa notare ancora Bono. Chiudono definitivamente l'emodinamica della Casa di Cura di Alessandria e della clinica Cellini di Torino, non dotate di cardiochirurgia. Così la media delle emodinamiche in Piemonte si porterà a una ogni 294 mila abitanti, molto prossimo alla soglia minima di 300 mila, richiesto dal documento Balduzzi. Il testo presentatoci è però al momento solo una bozza che dovrà essere sottoposta al tavolo romano, per cui possibili sorprese negative sono ancora in agguato. Per la provincia di Cuneo, resta tutto così com'è sino ad apertura dell'ospedale di Verduno nel 2015, quando chiuderanno Savigliano e Alba. Nel quadrante nord, confermati Novara, Vercelli, Biella, più l'emodinamica della clinica San Gaudenzio di Novara. Resta sperimentale l'emodinamica di Domodossola «con l'assurdità di un'apertura solo diurna e 5 giorni a settimana, il che potrebbe significare che sarà la prima ad essere sacrificata se a Roma obiettassero qualcosa, soprattutto se non dovesse raggiungere il tetto delle 300 PCI» attacca ancora Bono. Nel quadrante sud-est confermate Asti e Alessandria.

 

Dopo l'abolizione delle Federazioni, dunque, finisce definitivamente in soffitta un altro pezzo del Piano Sanitario dell’ex assessore Paolo Monferino, che, con la delibera del 14 marzo scorso, prevedeva la disattivazione di Moncalieri entro il 30/6/2013, di Orbassano e di Ciriè entro il 31/12/2013. Le attuali ventidue emodinamiche, esclusa quella del Regina Margherita perché afferente all’area infantile, diventerebbero sedici, una ogni 294 mila abitanti, quindi in linea con il parametro indicato nazionalmente come soglia minima, cioè 300 mila abitanti. Come spiega la capogruppo di Sel Monica Cerutti (foto) «nutriamo qualche perplessità sul fatto che questa riorganizzazione sia effettivamente realizzabile: dalla delibera della giunta discenderanno atti aziendali che dovranno mettere d’accordo unità universitarie, ospedaliere e relativo personale. Speriamo di essere smentiti, e che la rete delle emodinamiche possa continuare a garantire la capillarità e qualità attuali».

 

«Se la fine di questa interminabile discussione è risultata essere quella che avevamo sempre prospettato in questo anno e mezzo, c’è da chiedersi perché abbiamo perso tutto questo tempo - attacca il democrat Boeti (foto) -.  Sin dall’inizio il Pd ha sostenuto che la soluzione per Rivoli, il San Luigi di Orbassano, Moncalieri, Cirié e Ivrea, doveva essere quella dell’emodinamica su più sedi, in quanto le strutture non sono in grado di sopportare il carico di lavoro delle altre. Alla fine è prevalso il buon senso. Ancora una volta, come già avvenuto per le Federazioni, il governo regionale fa marcia indietro. E anche questa volta, proprio come per le Federazioni, alla fine è prevalsa la posizione sostenuta dal Pd. Ci avessero ascoltato sin dall’inizio, avremmo tutti perso meno tempo e sprecato meno risorse».

 

Per Cantore «si pone finalmente la parola fine su una questione che rischiava di danneggiare pesantemente cittadini, pazienti, personale e strutture ospedaliere. Per chi, come il sottoscritto si è sempre espresso e battuto contro la chiusure delle emodinamiche - anche a costo di assumere posizioni autonome e non allineate alla propria maggioranza – prendere atto del mantenimento del servizio è una grande soddisfazione. Sono stati premiati la tenacia e l’impegno dimostrati da parte di tutti i soggetti interessati. Una vittoria del buon senso».