Niente business, il grattacielo Sanpaolo diventa una galleria

Conseguenze della fusione impari con Milano: a loro le direzioni strategiche a noi esposizioni e musei. Effimero e loisir persino nella torre di corso Inghilterra che nei sogni di Big Salza avrebbe dovuto segnare la riscossa sabauda

Il business non abita a Torino. Tantomeno sarà di casa in corso Inghilterra, dove sta sorgendo il grattacielo di Intesa Sanpaolo, una torre alta 166 metri e 26 centimetri che, almeno nelle intenzioni del suo promotore, l’ex presidente Enrico Salza, dovrebbe ospitare il quartier generale del colosso bancario.  Non sarà così, il centro decisionale dell’istituto è saldamente in mani milanesi e dal momento della fusione, gennaio 2007, il capoluogo subalpino ha visto progressivamente diminuire il proprio peso, assistendo inerme al trasferimento oltre Ticino di direzioni e asset strategici. A questo punto come riempire una costruzione che rischia, fin dalla sua inaugurazione, rinviata al 2013, di essere sovradimensionata rispetto ai reali bisogni dell’istituto? Dedicando «alcuni piani» all’esposizione dell’ingente patrimonio di opere d’arte di proprietà della banca. Lo ha prospettato ieri la vicepresidente del consiglio di sorveglianza Elsa Fornero, in un’intervista a un giornale cittadino: «La nostra banca ha un patrimonio di edifici e di collezioni d’arte finora inaccessibili o poco fruibili dal pubblico. Ora intendiamo renderli accessibili a tutti». E nel respingere l’offerta dell’assessore regionale alla Cultura di convertire la Reggia di Venaria in vetrina delle collezioni di proprietà dell’istituto, l’economista torinese ha mostrato di preferire una soluzione autarchica, magari proprio nel grattacielo di Renzo Piano: «Un’ipotesi da non scartare. Alcuni piani potrebbero essere adibiti allo scopo».

 

Resta solo da capire cosa resterà delle attività bancarie e finanziarie, man mano che gli spazi del mostro in cemento vengono destinati ad altri scopi. Nel progetto, infatti, sono già previsti un asilo, caffetterie e spazi di ristoro, un auditorium e una terrazza panoramica con tanto di giardino e serra bioclimatica. E se la riconversione degli altri immobili seguirà il destino decretato per il palazzo  di via Monte di Pietà, che sarà trasformato in un “Museo del Risparmio”, non c’è da stare allegri. Insomma, sindaco Fassino: “avevamo una banca”, anzi due contando la Cassa di Risparmio, ora non ci restano che gallerie e musei.

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