“Ammonito” il capogruppo M5s di Torino
10:08 Giovedì 20 Novembre 2014 5Redde rationem tra il leader Bono e l'ex candidato sindaco Vittorio Bertola. A un passo dall'espulsione anche il consigliere di Pianezza Perino. Hanno chiesto spiegazione sull'uso dei fondi regionali confluiti sul cosiddetto "Conto progetti"
Davide Bono ha deciso di chiudere i conti con il passato. Il leader del Movimento 5 stelle in Piemonte ha lanciato nelle scorse ore l’ultima fatwa nei confronti dei pochi attivisti e amministratori interni che ancora gli sono ostili. Ammonizioni, rimozioni da mailing list, insomma terra bruciata per chi non ha voluto saperne di allinearsi. È l’anticamera dell’espulsione. Nel mirino, oltre a una serie di personaggi minori, finiscono il consigliere comunale di Pianezza Mario Perino, e addirittura il capogruppo in Sala Rossa Vittorio Bertola, tra i fondatori del movimento subalpino, solo tre anni fa candidato sindaco contro Piero Fassino e ormai totalmente isolato.
Una quarantina gli amministratori che si sono presentati a Beinasco nella riunione decisiva, svoltasi lo scorso 13 novembre. La cornice sembra essere stata scelta con cura, quasi per crearsi un alibi. Nel centro “il Malinteso” si svolge il processo sommario che si conclude con la rimozione da tutti i gruppi di condivisione di Perino e l’ammonizione formale nei confronti di Bertola. Al successivo voto sul forum sono 35 su 45 i voti a favore del provvedimento contro l’esponente di Pianezza, solo un contrario, nove decidono di non partecipare alla votazione. Un plebiscito.
Nel verbale della serata ci sono mesi di incomprensioni e accuse reciproche: l’ultima possibilità di uscire dall’isolamento per Vittorio Bertola sono state le elezioni metropolitane, ma nonostante il buon risultato ottenuto dai grillini il suo candidato – non a caso Perino – è rimasto fuori dal Consiglio metropolitano, sancendo la sconfitta del suo principale patrocinatore.
La riunione si apre con Perino che distribuisce all’entrata del centro “un dossier di parte contenente documentazione di email, estratti conti bancari del Gruppo Consiliare Regionale in cui nuovamente attaccava i consiglieri regionali Bono, Giorgio Bertola, Francesca Frediani e i parlamentari Ivan Della Valle, Laura Castelli e Marco Scibona” alcuni dei quali presenti all’incontro. La questione è quella denunciata da tempo dai pochissimi “non allineati” del M5s. Che fine hanno fatto i soldi risparmiati dai consiglieri regionali e fatti confluire sul “conto progetti” gestito ormai solo più da Bono? Si parla di circa 200 mila euro di cui non si conoscerebbe la destinazione. Lui non risponde ma vuole la testa di chi domanda. Atteggiamento ancor più curioso se attuato in un Movimento che professa la trasparenza e poi convoca riunioni rigorosamente segrete per espellere chi chiede spiegazioni.
Il primo punto all’ordine del giorno sono le esternazioni pubbliche di Vittorio Bertola (soprattutto attraverso Lo Spiffero) che avrebbero messo in cattiva luce il Movimento, a partire dall’elezione di Marco Marocco alle elezioni della Città Metropolitana, indicato come il candidato della corrente di Bono. Contro Bertola si scatena un fuoco di fila: dallo stesso Bono all’altra consigliera torinese, Chiara Appendino, organica alla maggioranza del M5s piemontese e, per questo, sostenitrice di Marocco. Nel controverso verbale (le richieste di modifica fioccano appena dopo la pubblicazione) Vittorio Bertola inizia a essere preceduto dall’articolo “il”, insomma è a tutti gli effetti sul banco degli imputati.
Emerge che il capogruppo torinese, dopo aver manifestato l’intenzione di candidarsi alle elezioni metropolitane, ha preferito fare un passo indietro. Il perché lo spiega nell’ultima riunione, ma non compare nel primo verbale steso da Marocco. Lo precisa lui in una successiva mail, spiegando la natura politica della sua scelta dopo aver appreso che la Appendino non avrebbe votato per lui. Se lui fosse rimasto in lista, lo spoglio delle schede, visto il voto ponderato, avrebbe reso palese la spaccatura tra i due consiglieri torinesi. Di qui la decisione di sostenere Perino, anch’essa oggetto delle accuse della Procura a Cinque Stelle. Dal verbale: “Si passa poi a considerare la votazione da parte di Vittorio Bertola del consigliere comunale Perino, di cui era già nota la posizione di vicinanza a diffidati torinesi e alla deputata Bechis che è in rotta col M5S Torino, ma anche qui non si ottengono risposte soddisfacenti”. Insomma, il Movimento candida un suo esponente e poi processa un altro suo esponente per averlo votato e nel verbale – asettico per definizione – si giudicano più o meno soddisfacenti le giustificazioni. A ciò si aggiunga che Vittorio Bertola non è mai stato vicino a Bechis, semmai al parlamentare Alberto Airola, che di Bechis ha chiesto l’espulsione.
Per trasparenza Lo Spiffero pubblica qui sotto tutto il materiale ricevuto (peraltro da un amministratore non certo vicino agli "imputati"). Sentito sulla questione, Vittorio Bertola ha fatto sapere di non essere più disposto a rilasciare dichiarazioni che possano in alcun modo peggiorare ulteriormente la sua situazione interna al Movimento.
Leggi il primo verbale redatto da Marco Marocco