GRILLINI

Tempesta di 5 stelle cadenti

I dissidenti del M5s si danno appuntamento a Parma chez Pizzarotti. Guida la pattuglia piemontese il capogruppo di Torino Vittorio Bertola. Intanto finisce nel mirino la deputata ultra-lealista Castelli: "Fa accordi sottobanco ed è spesso assente dall'aula"

Sembra la notte di San Lorenzo, una notte buia e tempestosa, in cui le stelle del firmamento grillino cadono a fiotti. È il caos nel Movimento che doveva scardinare la vecchia politica e che, da Roma a Torino, si ritrova dilaniato da lotte intestine e accuse reciproche tra i leader. Le divisioni a livello nazionale si riflettono sul territorio e mentre su social il leader regionale Davide Bono incita la folla digitale contro il “traditore” Massimo Artini reo di aver parlato al telefono con Matteo Renzi, il capogruppo M5s di Torino Vittorio Bertola prepara le valigie per raggiungere Parma, dove domenica Federico Pizzarotti lancia il suo Open Day, una kermesse che potrebbe consegnare al dissenso interno una leadership forte a livello nazionale.

 

Il clima è pesante, attivisti e amministratori si guardano con sospetto. Il nemico, che prima era fuori, ora potrebbe essere ovunque. E se fino a qualche mese fa le voci fuori dal coro venivano relegate in un angolo oggi aggregano consenso. Così succede che dal Piemonte, a muoversi verso Parma potrebbe non esserci solo Bertola, ma anche altri amministratori. Le adesioni stanno arrivando in queste ore e alcuni sono ancora indecisi, ma già si fanno alcuni nomi, come il consigliere di Vercelli Adriano Brusco (che tuttavia al momento smentisce) o il capogruppo di Pianezza – popolosa città dell’hinterland di Torino – Mario Perino.

 

Perdono pezzi gli ortodossi che gravitano attorno al leader piemontese Davide Bono, sotto attacco per le modalità di utilizzo delle risorse risparmiate attraverso la rinuncia di parte degli emolumenti e poi finite sul cosiddetto Conto Progetti di Banca Etica. E anche i suoi fedelissimi in Parlamento non si stanno distinguendo per i propri meriti. A  finire nel mirino dei dissidenti c’è la deputata Laura Castelli, un passato da portaborse, prima nello schieramento di Mercedes Bresso, poi con il Movimento 5 stelle, e oggi cittadina in Parlamento, tra le amazzoni al fianco di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Nelle scorse ore è stata lei a paragonare Artini e Pinna a due “mele marce” che “vanno tolte”, al punto da scatenare la reazione dell’esponente toscano. Intervistato da Piazzapulita su La7 Artini dice di Castelli che è una che “fa accordi sotto banco con tanti partiti quando le fa comodo” e inoltre “è scarsamente presente in aula”. L’intervista, la stessa nella quale lo stesso parlamentare toscano riceve la telefonata del premier Renzi, fa il giro dei social network e in effetti sorprende il tasso di assenza del 36,6% di assenze (più di una volta su tre la Castelli non è al suo posto, nessuno come lei nel M5s del Piemonte), mentre ovviamente sull’accusa di intelligenza col nemico potrebbe parlare il passato, ma al momento non ci sono riscontri. C’è chi dice che proprio la Castelli sia particolarmente nervosa per non essere stata inserita da Grillo nel direttorio votato pochi giorni fa dalla rete (“troppo divisiva” dice qualcuno).