I No Tav celebrano se stessi
08:15 Lunedì 08 Dicembre 2014 10Due giorni di mobilitazione per rinnovare l’epica della lotta. Ma le folle di nove anni fa sono un ricordo. Poche centinaia alla fiaccolata di solidarietà ai 4 arrestati. Appuntamento a Chiomonte, “perché l’8 dicembre è sempre e può essere ovunque”
“Siamo di nuovo qui per poter ricordare a tutti che chi dava il movimento No Tav per morto ha sbagliato. Chi credeva di riuscire a piegarci a colpi di magistratura ha sbagliato. Non ci sarà modo di farci recedere”. Eppure, a dispetto dei toni trionfali di Alberto Perino e degli altri leader, il confronto con quella mobilitazione che nove anni fa riuscì a imporre la modifica del progetto della Torino-Lione, spostando da Venaus a Chiomonte il cantiere, è impietoso. L’8 dicembre 2005 erano in trentamila, ieri alla fiaccolata promossa proprio per celebrare il ricordo di quella battaglia campale, entrata a pieno titolo nell’epica del movimento, hanno sfilato poche centinaia di persone. Il corteo che ha attraverso Susa si è concluso di fronte all’hotel Napoleon, dove pernottano le forze dell’ordine, ovvero “le truppe di occupazione” come li definiscono questi tupamaros nostrani che, per rendere ancora una volta esplicite le loro intenzioni, hanno provveduto a correggere la toponomastica della zona affiggendo la scritta “via sbirri” sulle targhe di alcune strade.
La lotta contro l’opera, la contrarietà all’alta velocità è ormai in secondo piano, a fare da sfondo a una serie di rivendicazioni più “politiche”, humus e collante di ogni genere di protesta: la solidarietà ai quattro militanti in carcere e sotto processo con l’accusa di terrorismo, la difesa del reparto di maternità dell’ospedale cittadino “che la Regione Piemonte vorrebbe chiudere definitivamente, grazie anche alla complicità di qualche politico che risiede in Valsusa”. Tanta mistica pseudo rivoluzionaria e resistenziale: “Nuove
generazioni di notav aprivano la fiaccolata, a dimostrazione di come il movimento sappia investire bene nel suo vivaio”. Non li ha fermati neppure il primo freddo invernale, perché ancora “fischia il vento”. In fondo, come twitta Lele Rizzo, uno dei capi di Askatasuna, “partigiani e partigiane sempre”. E tutto può succedere, “perché l’8 dicembre può essere sempre. L’8 dicembre può essere ovunque”.