PROFONDO ROSSO

Partecipate, Chiamparino ha un piano

La Regione pronta a mettere sul mercato i gioielli di famiglia. Si parte con le società che operano nella logistica e nel settore dell'energia. Dalla prima tranche l'ente prevede di incassare 50 milioni entro l'anno. Buoni risultati dalla spending review

Non s’è mai visto nessuno che abbia risanato i conti di casa e superato un periodo di crisi vendendo vecchie carabattole e conservando i gioielli di famiglia. E come un ristretto consiglio di famiglia, Sergio Chiamparino la sua assessora alle Attività produttive Giuseppina De Santis e il presidente di FinPiemonte Fabrizio Gatti, convinti della necessità di accelerare nel processo di dismissione delle Partecipate, hanno deciso di partire da quelle più appetibili per il mercato. I gioielli di famiglia, appunto. Secondo una prima stima frutteranno complessivamente attorno ai cinquanta milioni di euro, cifra che la Regione prevede di incamerare entro la fine dell’anno. Due i settori in cui operano le società di cui Chiamparino intende disfarsi o, al massimo, ridurre in esse considerevolmente il peso dell’ente pubblico: la logistica e l’energia. Entrambi sono in crescita e per questo le probabilità per la Regione, anche attraverso la sua branca operativa Finpiemonte, di trovare acquirenti sono maggiori rispetto a quelle che si avrebbero con altre realtà il cui destino segnato è quello della messa in liquidazione. Se poi mettendo in vetrina i pezzi migliori, ci sarà chi vorrà prendersi anche quelli di minor valore, in Piazza Castello si stapperanno bottiglie di champagne. Nessuno, tuttavia, cede a facili illusioni.

 

Si fa più rapido il cammino indicato da Chiamparino appena eletto presidente, ovvero la riduzione drastica della presenza regionale in società che negli anni sono arrivate a sfiorare la settantina. Nel summit con Gatti e De Santis, il governatore è stato chiaro: “Dobbiamo stringere i tempi”. Questo non significa fare i saldi e svendere, ma neppure aspettare le calende greche. L’obiettivo è completare l’operazione entro l’anno. Ieri in giunta è stato approvato l’aggiornamento al 31 marzo del piano operativo di razionalizzazione delle Partecipate: un atto di routine, che sarà diffuso oggi con gli ultimi ritocchi, nel quale tuttavia emergono i risparmi nell’ordine di alcuni milioni frutto della spending review attuata negli ultimi due anni. Il freno ai costi non incide tuttavia sulla determinazione di Chiamparino nel perseguire l’obiettivo prefissato, semmai con conti più in ordine alcune società possono risultare ancor più attraenti.

 

Logistica ed energia, dunque. La prima rappresenta la voce maggiore degli introiti previsti. Oggi la Regione, tramite FinPiemonte possiede il 52,74% di Sito, la Spa che gestisce l’Interporto di Orbassano, il 30,06 del Cim, ovvero l’Interporto di Novara, il 4,73 di Rivalta Terminal Europa, di Rivalta Scrivia nell’Alessandrino. L’idea è quella di cedere la stragrande maggioranza di quote o azioni e mantenerne solo una piccola parte residuale, cosa questa che contribuirebbe a favorire possibili acquisizioni da parte di privati, i quali avrebbero comunque sempre come partner, sia pure di minoranza, l’ente pubblico con cui i rapporti sarebbero così in qualche modo resi più semplici. La novità è però un’altra: non verranno messe in vendita le quote di ogni singola partecipata, ma il percorso studiato dal terzetto riunitosi negli uffici di Piazza Castello prevede, infatti, la creazione di una sub-holding in cui far confluire tutte le quote di cui si è decisa la cessione. L’acquirente, prevedibilmente un grande gruppo italiano o straniero, comprerà la sub-holding e quindi l’intero pacchetto della logistica oggi in mano pubblica.

 

Lo stesso sistema verrà applicato, per quanto possibile, anche per le altre società. In quelle del comparto energia, l’altro asset di imminente messa sul mercato, si annoverano tra le altre la cuneese Ardea dove le quote regionali sono pari al 20% e Strambino Solar con il 40%. Nei piani di alienazione sembrano prossimi ad entrare anche i tecnoparchi. Storia a parte per Barricalla, che gestisce la discarica di rifiuti speciali più grande d’Italia, a Collegno. In pancia della Regione, tramite FinPiemonte Partecipazioni, c’è il 30% del suo pacchetto azionario. È, certamente – a dispetto del materiale trattato – il gioiello più ambito e quello destinato a rivalutarsi nel tempo. Anche per questo e per il probabile raddoppio della produzione, la sua cessione è procrastinata. Si rischierebbe di vendere a una cifra un patrimonio che tra pochi mesi potrebbe valere il doppio.

 

Ribasso per le Terme di Acqui, la partecipata che avrebbe dovuto dare avvio alle dismissioni e che si è rivelata, invece, un esordio con inciampo. Dopo innumerevoli rinvii e la gara vinta dal gruppo elvetico South Marine Real Estate dell’imprenditore GianLorenzo Binaghi, FinPiemonte Partecipazioni ci riprova: il prossimo 19 aprile si chiuderà il bando, stavolta con base d’asta ridotta: 12,5 milioni, la stessa cifra che gli svizzeri avevano offerto nelle scorse settimane, dopo mesi di tira e molla e un pastrocchio da cui nessuno ne era uscito bene. Di certo non il modo migliore per incominciare quella vendita dei gioielli di famiglia che Chiamparino ha deciso deve andare spedita più che mai.