VERSO IL 2019

Avanti un altro, ora tocca a Boeti

Si allunga la fila di aspiranti alla successione di Chiamparino. Dopo Valle, Pentenero e Portas è la volta del neo presidente di Palazzo Lascaris annunciare la sua partecipazione alle primarie. "Sarò un candidato di sinistra, libero e apolide" (e No Tav)

“Uomo di sinistra, libero, apolide”. E per questo in caso di primarie per la scelta del candidato presidente della Regione “anch’io sarò della partita”. Dopo la disponibilità espressa da Daniele Valle, è un ancora timido fiorire di nomi possibili per la successione a Sergio Chiamparino, ma chi è già pronto a entrare nell’agone con decisione è Nino Boeti. Il presidente del Consiglio regionale prende atto che “la decisione di Chiamparino di non ricandidarsi apre una fase nuova all’interno del Pd e del centrosinistra in Piemonte”. Resta convinto, Boeti, che quella dell’attuale governatore resti la “candidatura migliore” per vincere le prossime elezioni. Ma di fronte all’irrevocabilità della decisione comunicata venerdì scorso a Baveno, “ora si tratta di costruire una candidatura all’altezza della sfida, capace di costruire una coalizione larga e competitiva e di proporre un programma serio e credibile”. Nel nome di un cambiamento “auspicato dallo stesso Chiamparino”, che “non passa certo solo dal fattore anagrafico, essendosi fortunatamente (per lui, 65enne, ndr) chiusa l’epoca della rottamazione fine a se stessa”. E chi meglio di lui.

Medico ortopedico che da molti anni coniuga la professione con l’impegno politico, il successore di Mauro Laus sullo scranno più alto di Palazzo Lascaris è persona stimata, pur non avendo spesso rinunciato ad assumere decisioni critiche e, soprattutto, autonome rispetto al partito, come accaduto anche recentemente proprio sul tema che egli conosce bene, ovvero la sanità. Ne sarebbe stato volentieri assessore, ma la scelta all’inizio della legislatura – complice la necessità di evitare scontri con il direttore regionale Fulvio Moirano, scelto ancor prima del titolare di corso Regina - cadde su Antonio Saitta. Boeti non la prese troppo bene, ma connota la sua attività con un profilo molto istituzionale che lo porta prima alla vicepresidenza dell’assemblea di via Alfieri e, in seguito all’elezione al Senato di Laus, a prendere il posto di quest’ultimo.

Una storia “di un uomo di sinistra, che ha sempre conciliato la professione medica con l’impegno politico e amministrativo” ricorda riandando all’esperienza di sindaco di Rivoli dove ha “conosciuto la responsabilità di governare una città” e che poi, a Palazzo Lascaris haimparato a conoscere il funzionamento della macchina regionale. Un atout non da poco per un aspirante presidente. “Sempre leale con il Pd anche quando non ho condiviso alcune scelte, come la Tav o la chiusura dell’Oftalmico , perché – osserva – la politica non è un gioco solitario, ma richiede responsabilità”.

Mai intruppato in correnti, con Matteo Renzi “quando si doveva rompere con il passato”, poi a sostegno di Andrea Orlando “quando serviva unire il partito”. Di sinistra, libero e apolide, convinto che nel Pd e nel popolo delle primarie “ci siano tante persone che come me non si sentono vincolate da fedeltà a correnti e non devono rispondere a signori delle tessere”. Persone che, Boeti si dice convinto, “vogliono impedire che la Regione finisce nelle mani della destra più truce o si affidi all’avventurismo pentastellato”. Una candidatura quella di Boeti che certo non mancherà di suscitare reazioni, dentro e fuori il Pd. E che, comunque, già conferma la non difficile previsione di un affollamento alla primarie per la scelta dell’uomo o della donna su cui puntare per l’auspicata successione a Chiamparino.

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