POLVERE DI (5) STELLE

Cena stellata per Appendino

In verità sarà un pasto frugale quello organizzato dalla sindaca questa sera al Fermento social club. Incontro conviviale con assessori e consiglieri per tentare di portare un po' di serenità dopo le tensioni delle ultime settimane. Non invitato Pasquaretta

Le stelle verranno più vicine, dice Filippa nel Pranzo di Babette. Ma Chiara Appendino incarnerebbe meglio la sorella Martine, quella che accarezza la speranza e risponde: Forse verranno più vicine ogni sera. Magari già questa sera. Perché le (cinque) stelle torinesi ne hanno bisogno di essere più vicine, tra loro. E a  lei, la sindaca che parla a mitraglietta con la velocità che lascia spesso il dubbio se sia così rapidia nel ragionamento oppure difenda con quelle raffiche un fortino di concetti in ordine sparso, ne è ben consapevole. E non le mancano, né le sono mancate in questi mesi le conferme.

Così come le ragioni per provare a smussare quegli spigoli vivi nella pattuglia del movimento che è la sua maggioranza, spesso finita a dare l’immagine di una classe seduta sui banchi di scuola, con scarsa attitudine a lasciar presagire l’emergere di secchioni, a voler esagerare. E lei, frasi secche e piglio sopra le righe del quaderno di quinta, maestrina che come si usa ancora in qualche posto organizza la cena di fine anno. Stasera alle nove e mezza, puntuali, al Fermento Social Pub di via Cecchi. Tutti invitati, anche se sarebbe meglio dire convocati: consiglieri e assessori. A sovrintendere le partecipazioni l'assessore Alberto Sacco, per qualche ora tornato al suo antico lavoro di p.r. organizzatore di serate in discoteca.

“Facciamoci vedere uniti” aveva chiesto la sindaca ai capigruppo dei vari partiti, prima del voto della delibera sulle Olimpiadi, ben sapendo che i primi a essere divisi erano proprio i suoi come testimonieranno le due defezioni tra i consiglieri pentastellati, anche se il fronte contro i cinque cerchi era e resta assai più ampio. Stasera più che farsi vedere, dovranno cercare di esserlo, uniti. Che poi è il motivo vero di questa cena prima della vacanze. Uniti, una parola.

Mica ci sono solo le Olimpiadi a rendere quella classe, diciamo, un po’ irrequieta. Però, e questo Chiara lo sa, nessuno si sognerebbe di prendere cappello e mettere in crisi la maestra. Perché lei perderebbe la cattedra, ma loro lo stipendio. Collante fenomenale per la tenuta dell’amministrazione Cinquestelle, ma non bastevole per farla apparire coesa e pronta per le superiori.

Gli inciampi non si contano più, da quello tragico di piazza San Carlo ad altri intoppi , anche prossimi venturi come quello dei conti. Adesso poi, che al Governo ci sono loro, i cavalli di battaglia rampanti all’opposizione sono temi da risolvere, risposte da dare appunto governando. Prima tra tutte l’Alta Velocità, questione che da slogan stampato sulla maglietta azzurra dell’allora consigliera di minoranza suonava con decisione No Tav, adesso s’intorcina nelle versioni a giorni alterni del ministro Danilo Toninelli e resta (non si sa ancora per quanto) per la Appendino argomento da affrontare con registri differenti a seconda dell’interlocutore di turno.

Due anni trascorsi al piano nobile di Palazzo civico e quel clima di entusiasmo che l'aveva accompagnata trionfante a insediarsi al posto di Piero Fassino pare mutato di segno. Così come definitivamente fugato è il dubbio sul dna politico della Appendino. Per un bel po’ c’è stato chi ha cullato l’idea, e lei non ha fatto nulla per smentirla risultandole spesso utile, che fosse una sorta di “anomalia”: esponente dei Cinquestelle sì, percorso politico tutto (anche se breve) grillino, però magari, forse, chissà potrebbe riservare sorprese diceva chi guardava a Torino come fosse Parma e lei un Federico Pizzarotti in tailleur.

Niente di tutto ciò: grillina fino in fondo – e questo non la offenderà di certo – legatissima e dipendente dal vertice che si chiami Luigi Di Maio o Davide Casaleggio. Nomi che ricorreranno questa sera, mentre forse aleggerà nel silenzio un altro, certo di diversa portata, ma per l’inner circle dei Cinquestelle torinesi nient’affatto marginale. Più d’uno tra consiglieri e assessori ha chiesto alla sindaca di metterlo ai margini e pare certo che tra gli attovagliati lui non ci sarà. Lui è Luca Pasquaretta, il portavoce di Chiara che lei chiama “il mio pitbull”.

Indagato per un incarico dalla Fondazione Salone del Libro, finito sotto inchiesta anche per la vicenda del maxischermo a Parco Dora, è ormai persona indesiderata. Per il suo fare ben descritto nell’appellativo appioppatogli dalla sindaca, era stato oggetto di più di una richiesta rivolta alla prima cittadina affinché scegliesse diversamente quella figura che Pasquaretta ha interpretato in maniera a dir poco debordante.

Formalmente in ferie da qualche tempo, bazzica, peripatetico tra un caffè e l’altro, sotto Palazzo di Città e c’è chi dietro l’anonima dicitura di ufficio stampa della candidatura olimpica di Torino, vede il suo zampino. Per nulla gradito a più d’uno dei commensali di stasera. Lasciato fuori il pitbull, Chiara con qualche birretta, un po’ di selfie e frasi che stanno comodamente in un tweet, spiegherà col sorriso la differenza tra chi sta sui banchi e chi in cattedra.

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