PRESENTE & FUTURO

Ora e sempre resilienza

Appendino delinea un piano d'azione per il futuro di Torino. Partecipata, dinamica, vivibile, solidale è la città che immagina un'amministrazione finora costretta a fare i conti con la quotidianità. Pare molta aria fritta, speriamo non faccia la fine di Open for business

La Torinodel futuro è improntata sui concetti di “sostenibilità” tra cittadini e quartieri e di “resilienza”, intesa come equilibrio e stimolo reciproco tra le varie comunità che la compongono, “per superare le fratture e i divari tra le parti e occuparsi dell’ambiente urbano e delle criticità in modo condiviso”. Lo afferma la sindaca Chiara Appendino presentando in Municipio, insieme al vicesindaco Guido Montanari, il Piano d’Azione Torino2030. “Le comunità urbane sono le vere protagoniste del futuro - sostiene la prima cittadina - rappresentano la nuova sfida della politica futura. Questo piano mira a coinvolgerle direttamente. Le sfide si vincono insieme e se si rema tutti dalla stessa parte”. Affermazioni altisonanti che cozzano con le decisioni assunte dall’amministrazione cittadina nei suoi primi due anni di attività, contrassegnati da una navigazione vista, costantemente in balia degli eventi e di una maggioranza politica non all’altezza della situazione. E certo invocare “Ora e sempre Resilienza” pare al momento niente più di uno slogan.

Cuore della prima fase sono quattro incontri che la Città farà con le varie forze produttive e sociali di Torino, alla Scuola Holden, su quattro temi: “Partecipata” il 21 settembre, “Dinamica” il 10 ottobre, “Vivibile” il 7 novembre e “Solidale” il 28 novembre. Ad oggi sono stati individuati 130 soggetti, tra associazioni, sindacati, fondazioni, gruppi di lavoro a cui verranno spediti gli inviti a partecipare. Titoli di un progetto che appare al momento un tantino fumoso, aggettivi per una Torino del futuro che l’attuale amministrazione grillina fatica a declinare, stretta tra postulati ideologici cui spesso è stata costretta a venir meno in nome, di volta in volta, di contingenze e imprevisti. Giudizio, ovviamente, confutato dal vertice di Palazzo civico: “Ci accusano spesso di non avere una visione di futuro – ha affermato Montanari - invece è il contrario; stiamo lavorando intorno a progetti precisi che ora vogliamo passare al vaglio con i cittadini e le forze economiche e sociali che abitano la città”.

E dire che la ambizioni non mancavano al momento dell’insediamento di Appendino. Progetti di visione e ampio respiro come il tavolo di Open for business, con i principali stakeholder della città, diventato ben presto una scatola vuota. I dati su turismo e cultura mostrano una città in affanno proprio in quegli asset che avrebbero dovuto rilanciarla, mentre la speranza di salvare almeno in parte la “Torino pirotecnica” del primo decennio degli anni Duemila si è scontrata contro il Foro Italico e quelle Olimpiadi delle Alpi che tanto penalizzano il capoluogo piemontese. Persino sulle nomine e su quelle pratiche tanto strombazzate all’insegna di merito e trasparenza si è persa traccia: basti pensare agli inciampi continui su Smat o alla nebbia attorno ai nuovi vertici di Gtt.

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