PALAZZO CIVICO

Appendino: "Io vado avanti"

Mentre la Raggi è pericolosamente appesa alla sentenza sul caso Marra, la sindaca di Torino, "quella brava", ostenta tranquillità. Reggerà l'urto dell'inchiesta su piazza San Carlo e il giudizio della Corte dei Conti sul bilancio? E brucia ancora la sconfitta olimpica

“Porterò a termine il mio mandato”. A differenza della sua collega di Roma, Virginia Raggi, la cui permanenza al Campidoglio è vincolata alla sentenza sul “caso Marra” (attesa per il prossimo 10 novembre), Chiara Appendino non ha dubbi: lascerà Palazzo Civico nella primavera del 2021, al termine del regolare quinquennio. A dispetto di quanto anche alcuni esponenti del suo stesso inner circle paventano, ovvero che possa non reggere alla pressione dell’opinione pubblica vedendola alla sbarra nel processo sulla tragedia di piazza San Carlo, la sindaca, almeno per il momento ostenta serenità e determinazione.

“Ogni giorno lavoro per metterci l’impegno massimo per fare il meglio. È un’esperienza straordinaria che rifarei sicuramente”, ha affermato a margine della presentazione della stagione invernale 2018-2019 della Vialattea al grattacielo di Intesa Sanpaolo a Torino. Reggerà l’urto, la vicenda giudiziaria prenderà una piega a lei favorevole, ricompatterà una maggioranza che sembra attraversata da crescenti divisioni? Lo si vedrà nelle prossime settimane, quando l’amministrazione grillina è attesa da un’altra prova particolarmente impegnativa: il giudizio della Corte dei Conti sui conti di Palazzo Civico e in particolare sull'attuazione del piano di rientro.

Nell’occasione Appendino è tornata sulla partita olimpica da cui Torino è uscita sconfitta e la stessa popolarità della sindaca compromessa. “Credo che quando si raggiunge un obiettivo per cui si lotta ci si debba sempre interrogare su cosa non abbia funzionato”. Nessun rimpianto né tantomeno abiura: “Io rimango dell’idea che il Paese abbia perso una grandissima occasione perché Torino era l’unico caso in cui si poteva fare un evento olimpico senza costruire. Molti paesi stanno ritirando le candidature da questi eventi a dimostrazione del fatto che farli dove c'era già tutto sarebbe stata una grossa occasione per il Paese”, ha concluso. Parole pronunciate davanti ai soli giornalisti, avendo evitato di prendere parte alla conferenza stampa, limitando la sua presenza a una fugace apparizione forse proprio per sottrarsi a domande imbarazzanti sulla gestione della candidatura da parte di una platea, formata di operatori e amministratori delle montagne olimpiche, parecchio scontenta.

Discorso olimpico chiuso, almeno “dal punto di vista della candidatura” anche per il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino. “Quello che resta aperto, per quello che mi riguarda, è la possibilità di mettere a disposizione gli impianti per rendere più forte la candidatura italiana quando gli avversari stranieri si presenteranno il prossimo anno a Milano per la decisione del Comitato olimpico internazionale”.

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