VERSO IL 2019

Berlusconi tiene duro su Cirio

Forza Italia contesta i candidati della Meloni in Abruzzo e lei per ripicca stoppa l'europarlamentare albese in Piemonte. Oggi il Cav torna a Roma e si riapre il tavolo delle regionali. Salvini spera di chiudere la partita in settimana

“E allora io metto in discussione i vostri, incominciando da Alberto Cirio”. Così sbottò Giorgia Meloni, mettendo al centro del mirino il candidato di Forza Italia alla presidenza del Piemonte, per rispondere all’attacco azzurro che aveva appena bocciato la sua (fra)terna per l’Abruzzo.

Il clima nella storica residenza milanese di Silvio Berlusconi in via Rovani ormai era da cielo di piombo: Matteo Salvini l’aveva disertata mandando il fidatissimo Giancarlo Giorgetti, dopo essersi infuriato per quel segreto violato che avrebbe dovuto avvolgere l’incontro e, poi, il muro alzato dal Cav consigliato dai suoi, contro tutti e tre i papabili candidati a governatore dell’Abruzzo per Fratelli d’Italia aveva fatto il resto, mandando in vacca la trattativa per decidere la spartizione delle Regioni che andranno al voto.

“Di tre non ce n’è neppure uno che risieda in Abruzzo”: uno dei motivi messi senza troppi complimenti davanti alla Meloni, per bocciarglieli tutti in un sol colpo e riportare verso Forza Italia l’ipotesi della candidatura presidenziale in un territorio che i consiglieri del Cav ritengono assai appetibile anche per il ricordo di quanto fatto dall’allora presidente del Consiglio nel dopo-terremoto dell’Aquila. “Abbiamo chiesto l’impegno di rinegoziare l’equilibrio sul tavolo nazionale e di riportare l’Abruzzo a Forza Italia”, aveva spiegato con una determinazione che rasentava la sicumera il potente esponente forzista abruzzese, nonché deputato Antonio Martino.

Da venerdì scorso, però, nulla è cambiato lasciando gli alleati ancora con il tavolo apparecchiato senza aver trovato l’accordo sul menù da servire agli elettori alle prossime elezioni regionali. E se il Maloox non è prerogativa soltanto di Beppe Grillo, per evitare bocconi indigesti al centrodestra servirà tornare a sedersi e a ragionare. C’è chi immagina se forse spera che possa capitare già in questi prossimi giorni.

Berlusconi è atteso oggi a Roma. Sul suo tavolo c'è innanzitutto il dossier manovra: Forza Italia ha bocciato senza riserve la legge di bilancio del governo gialloverde annunciando una mobilitazione di piazza, che culminerà venerdì pomeriggio, quando, intorno alle 17.30, il Cav prenderà la parola all'Hotel Ergife per chiudere la manifestazione azzurra organizzata per presentare ''un'alternativa''. Ma sempre sullo stesso tavolo resta l’altro dossier, quello appunto delle regionali. La partita sui candidati governatori di Abruzzo, Basilicata, Piemonte e Sardegna non è affatto chiusa e questa potrebbe essere la settimana decisiva per mettere definitivamente tutte le caselle al loro posto.

Venerdì scorso, congedati gli ospiti, pare che Berlusconi e Salvini nel corso di una ''lunga e cordiale'' telefonata si siano confrontati sui nomi da proporre alle prossime amministrative e regionali e su una certa quale accelerazione delle decisioni finali. In agenda non ci sarebbe ancora alcun incontro fissato, ma questo non significa che non possa essere convocato o, chissà, rimanere almeno una volta avvolto da quella riservatezza mancata l’ultima volta con grosso scorno del leader leghista. Ed è proprio lui, ieri parlando alla presentazione del libro di Bruno Vespa, a confermare i tempi stretti: “Ci saranno sempre alleanze di centrodestra se ci sarà il candidato giusto e il programma giusto. Entro questa settimana ci saranno scelte", ha detto aggiungendo che “in Emilia Romagna si vota in autunno, mi piacerebbe molto ci fosse un leghista candidato", suffragando di fatto l’ipotesi della discesa in campo dell’attuale sottosegretaria ai Beni Culturali Lucia Borgonzoni e, soprattutto, all’intenzione della Lega di non rinunciare all’assalto della storica regione rossa (che il voto politico ha confermato non essere assolutamente più tale).

Nessun accenno al Piemonte, per la cui presidenza Berlusconi ha un nome e uno soltanto: quello dell’europarlamentare di Alba. Lo stesso fatto, con bel altro intendimento, dalla Meloni. La quale, non a caso, ha rammentato a quel tavolo la vicenda giudiziaria che vede coinvolto, quale indagato proprio Cirio. Come lui, coinvolti in Rimborsopoli, sono altre decine di ex consiglieri regionali per un totale di una cinquantina. Ma è lui a rischiare nell’eventualità di una condanna, gli effetti della legge Severino.

Un potenziale ostacolo che ad oggi sarebbe superato grazie all’emendamento alla legge spazzacorrotti, passato pochi giorni fa con voto segreto e pubblico strepitìo del Cinquestelle, seguito a palese arrabbiatura di Salvini e comune promessa di porvi rimedio.

Detto (quasi) fatto. Ieri l’altro, il M5s ha presentato in commissione Giustizia in discussione al Senato l’emendamento che di fatto cancella la modifica del reato di peculato introdotta grazie ad un precedente emendamento, quello dell’ex grillino Catello Vitiello che ha fatto andare sotto la maggioranza e di fatto salvato nomi illustri della politica distribuiti nei vari partiti.

Tra i più noti beneficiari del provvedimento così com’è oggi, il capogruppo leghista a Montecitorio Riccardo Molinari (assente dall'aula al momento del voto e successiva bagarre) e il collega di partito nonché viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi. E altri colleghi, assolti in primo grado e successivamente condannati in secondo grado, come il leghista Paolo Tiramani (indicato tra gli ispiratori dell’ex grillino) e Augusta Montaruli (Fd'I).

Ma oltre al segretario regionale del Carroccio in Piemonte, a uscire dal processo per le "spese pazze" di Palazzo Lascaris, sarebbero (stati) anche i parlamentari del Pd Davide Gariglio, Mauro Laus e Stefano Lepri, finiti nel vortice giudiziario dell'inchiesta che riguarda la legislatura guidata da Mercedes Bresso (non coinvolta).

La pezza prontamente messa l’altro ieri dai Cinquestelle sarà cucita dal voto del Senato, ma proprio per questa modifica, il testo dovrà passare alla terza lettura prevista a partire dal 17. Tutto sistemato?

“Vedrete, tutto il clamore di questi giorni sparirà ed il testo verrà confermato con il consenso dei Cinquestelle", preconizzava nei giorni dell’ira grillina il deputato di Forza Italia Enrico Costa, tra i principali sponsor di Cirio candidato contro Sergio Chiamparino.

Se alla fine avesse ragione l’ex ministro, per l’europarlamentare svanirebbe anche il rischio di dover inagoiare quel boccone amaro, messo sul tavolo a fine pasto dalla Meloni.

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