MANFRINA CONTINUA

Tav, la Camera non vota

Ennesimo rinvio sulle tre mozioni (Pd, FI, FdI) che impegnano il Governo a sbloccare i bandi e far proseguire i lavori. Gariglio: "Scegliendo di non decidere, l'Italia ha già perso 90 milioni di finanziamenti europei". Salvini prepara la visita a Chiomonte

L’ennesimo rinvio. L’illustrazione delle mozioni sulla Tav presentate oggi alla Camera da Forza Italia, dal Partito democratico e da Fratelli d’Italia si è conclusa con un nulla di fatto: il voto dovrà essere calendarizzato dalla presidenza di Montecitorio e, al momento, non vi è una data certa. I tre partiti di opposizione mirano ad impegnare il governo ad avviare i bandi di gara, mentre la maggioranza prende ulteriore tempo evitando di lacerarsi tra le posizioni divergenti delle due forze di governo. Nel dibattito non sono intervenuti deputati della maggioranza e anche il governo si è riservato di intervenire in un altro momento. Il presidente di turno dell’Assemblea, Ettore Rosato, ha così rinviato il prosieguo della discussione ad altra seduta. Per quanto riguarda la data delle votazioni sui testi presentati si prevedono tempi lunghi dal momento che il calendario dei lavori della Camera, per le prossime settimane, prevede l’arrivo di diversi decreti e le votazioni sulla proposta di legge costituzionale sul referendum.

“La Tav non può essere l’anello mancante della rete di trasporti europea chiesta con forza da Bruxelles. Noi chiediamo al governo di autorizzare Telt a pubblicare i bandi di gara per realizzare i tunnel di base”, ha affermato nel suo intervento in Aula Davide Gariglio (Pd). “I lavori vanno sbloccati immediatamente. Sono stati persi tre mesi a causa dell’incapacità di un governo che fa finta di litigare su tutto ma che poi trova sempre un compromesso al ribasso che penalizza solo i cittadini”. Anche sulla Torino-Lione, ha proseguito il deputato piemontese, “scegliendo di non decidere, l’Italia ha già perso 90 milioni di finanziamenti europei a causa del mancato rispetto dell’avanzamento dei cantieri ed ogni ulteriore mese di ritardo costerà ai contribuenti altri 30 milioni di euro”.

Della necessità di sbloccare le gare per l’avvio dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera dell’opera, “ottemperando agli impegni internazionali assunti dall’Italia con gli accordi con la Francia”, parla anche Forza Italia. Nel proprio documento, il partito azzurro punta a “rafforzare l’intervento in favore delle aree e delle popolazioni interessate valutando la possibilità di incrementare sino a 150 milioni di euro l’impegno a carico dello Stato per le opere compensative destinate ai territori interessati” e a valutare “la possibilità di istituire una zona franca nell’area interessata dalle opere compensative per la Nltl” per favorire l’insediamento di nuove imprese e lo sviluppo di quelle già esistenti. Stesso tenore la mozione di FdI che, in via subordinata, chiede inoltre al Governo di “adottare le iniziative di competenza affinché possa tenersi, sussistendone i presupposti di legge, un referendum consultivo sulla realizzazione del progetto nella stessa data nelle regioni interessate dalla tratta nazionale del corridoio Mediterraneo (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia)”.

La Tav, insomma, resta un terreno scivoloso per la maggioranza, chiamata a trovare una sempre più difficile sintesi tra le posizioni della Lega, favorevole all’opera – al punto che per Matteo Salvini “Va fatta assolutamente” – e quelle dei Cinquestelle che, dopo aver dato il via libera a Tap e Terzo valico, non vogliono cedere su una delle battaglie storiche. Il capogruppo del Carroccio Riccardo Molinari sarà nuovamente costretto presentare una mozione di maggioranza, rinviando per l’ennesima volta la discussione in Parlamento, per evitare di offrire il fianco alle opposizioni? Oppure nel frattempo, cosa che nella stessa Lega tutti si augurano, nei prossimi giorni la fantomatica analisi uscirà dal cassetto di Danilo Toninelli e il confronto con Elisabeth Borne, ministro dei Trasporti francese, e la commissaria Ue ai Trasporti, Violeta Bulc, imporrà la decisione definitiva? Chissà.

Il condizionale è d’obbligo, perché sul documento la commissione incaricata non sembra ancora essere arrivata ad una sintesi. Il nodo sono le perdite legate alle mancate accise del gasolio dei tir, che l’analisi del professor Marco Ponti avrebbe inserito tra i costi, considerandole una perdita. Una impostazione contestata dalla Lega. Non è un caso che il vicepremier Salvini, nelle sue ultime affermazioni sull’argomento, abbia puntato forte sulla tutela dell’ambiente, “che si realizza togliendo i tir dalle strade e facendo viaggiare merci e persone sui treni”.

Per ora l’unica cosa certa è la visita ai cantieri in settimana, probabilmente venerdì, di Salvini. Sarà quella l’occasione per il leader leghista e azionista forte di Governo per rompere gli indugi? Sergio Chiamparino, in modo provocatorio, suggerisce al ministro dell’Interno di portare con sé il collega titolare delle Infrastrutture. “Non credo che Salvini mi inviterà alla visita alla Tav ma sarebbe più importante invitasse Toninelli – punzecchia il governatore –. Non so se di questi tempi passare il confine francese può creare qualche problema, se avessero tempo e non avessero problemi di dogana potrebbero andare anche a Saint Martin de la Porte così Toninelli potrebbe vedere i lavori che si stanno facendo. Se non sbloccano in fretta i bandi per le gare in fretta – ribadisce Chiamparino – a giugno la talpa si intanpa contro la montagna, dunque decidano, sblocchino i bandi che è l’unica cosa che devono fare perché il resto sono parole”. Nel giorno della presentazione alla Camera delle mozioni il presidente del Piemonte auspica, poi, che “la votazione venga fissata non alle calende greche ma a tempi compatibili con la necessità che è sempre più urgente che vengano sbloccati i quasi 5 miliardi che ci sono e che consentono ai lavori di andare avanti. Il rischio molto serio altrimenti – conclude – è che la parte di fondi europei possa andare perduta nel corso dei mesi e si crei uno stato di incertezza che è il peggior elemento di incertezza e difficoltà per l’economia del Piemonte e del Nord”.

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