TRAVAGLI DEMOCRATICI

Pd, prime grane per Furia

La composizione dei nuovi organismi provoca più di un malumore tra gli stessi sostenitori del segretario, "roba da far arrossire Cencelli". Ruoli per reduci di Udc e Sel. E ora la patata bollente delle regionali con la querelle sulle deroghe

“Ho sostenuto con convinzione la candidatura e la mozione di Paolo Furia e sono andata in circoli e sezioni della provincia a raccontare di un partito rinnovato, conscio dei propri errori e finalmente libero da correnti e filiere. Alla luce delle decisioni prese sabato, penso esista solo una cosa intellettualmente onesta da fare: chiedere scusa”. Recita un mea culpa carico di rabbia e delusione Alice Arena, giovane consigliere di circoscrizione Lucento e Vallette, in quella Torino Nord dove il Pd è impegnato nella difficile opera di riconquista del consenso perduto alle elezioni amministrative del 2011.

È lei una delle prime a dare voce alla delusione generata dal claudicante esordio del giovane ricercatore biellese al vertice del partito piemontese, dopo averne conquistato la guida grazie a un accordo a tavolino tra la sinistra e l’ala cattolica incarnata da Monica Canalis e dal suo sponsor Stefano Lepri, con l’unico scopo di marginalizzare la martoriata componente renziana. È diventato segretario, Furia, costruendo “una segreteria da far arrossire Cencelli – prosegue Arena – nella quale viene assegnata la fondamentale delega della formazione a una persona proveniente dal centrodestra”. Bilancini, correnti, sottocorrenti, “filiere e affari di famiglia”, la musica, pure secondo chi ha sostenuto il nuovo corso, è sempre la stessa.

Il riferimento è a Marco Lardino, ex Udc, partito con cui si è candidato alle elezioni comunali di Torino nel 2011, tra i responsabili della comunicazione dell’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo, un tempo legato al giro di Marco Borgione, ex assessore di Sergio Chiamparino a Palazzo Civico. È stato inserito nella segreteria di Furia, con la delega alla Formazione, proprio da Lepri accrescendo il sospetto che l’offensiva lanciata dal deputato ex renziano all’interno del partito sia stata solo lo strumento per rafforzare la candidatura a Palazzo Lascaris di Canalis, coinvolgendo nell’impresa chi dal Pd si era allontanato. Così come audace appare la promozione a responsabile dell’Organizzazione di Ilaria Gritti, consigliera della Circoscrizione Centro, che avrà in mano un partito da lei stessa abbandonato quando migrò in Sel, salvo poi rientrare alla base.

Un malessere al quale Furia replica derubricandolo come frustrazione di “qualcuno che resta fuori” e che per questo “ha diritto a rimanerci male”. Un’analisi un po’ ingenerosa soprattutto per chi come Alice Arena di Furia è stata amica e sodale, facendo parte anche della sua segreteria quando il ricercatore di Biella ha guidato i Giovani democratici piemontesi.

Che la segreteria composta da Furia sia un po’ debole, anche rispetto a quella precedente è evidente. Dal 2014 al 2018 nella squadra di Davide Gariglio, leader dei renziani di area cattolica e poi capogruppo dem a Palazzo Lascaris, c’era il vertice della più forte corrente del partito, Giancarlo Quagliotti, numero uno dei fassiniani, i sindaci di due comuni capoluogo, Andrea Ballarè di Novara e Rita Rossa di Alessandria (lei è stata confermata, ma sindaca non le è più), la futura assessora regionale Gianna Pentenero, la consigliera regionale Angela Motta.  Questa volta i big sono rimasti fuori per far spazio alle seconde linee, di cui Furia peraltro è stato fino a ieri espressione (non ce ne voglia). E se la sua età poteva se non altro essere garante di un cambio di rotta nelle prassi di gestione del partito e della formazione dei suoi organi dirigenti, anche su questo in molti si sono ricreduti.

Ora l’attenzione si sposta sulla delicata partita delle regionali, tra le pressioni di Chiamparino per un fronte ampio e innovativo e l'orgoglio di partito, per non parlare della querelle sulle deroghe. Finora Furia si è barcamenato, presto gli toccherà prendere una posizione, spiegarla e gestire gli inevitabili conflitti.

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