RETROSCENA

M5s mette Appendino nel Sacco

Maggioranza grillina sempre più insofferente verso l'assessore "prediletto" della sindaca. Lei lo difende e lui, per ora, non pensa a dimettersi. Sul suo destino saranno decisivi gli sviluppi dell'inchiesta su Pasquaretta (e il contenuto di certe intercettazioni)

Da uomo forte della giunta Appendino ad anello debole dell'amministrazione grillina. È la parabola dell’assessore al Commercio Alberto Sacco, che a dar retta ai boatos interni a Palazzo civico, sarebbe sul punto di rassegnare le dimissioni. Venerdì è stato torchiato per oltre cinque ore dai pm e nei giorni successivi le rivelazioni di incontri con imprenditori avvenuti secondo modalità non proprio ortodosse hanno indebolito la sua posizione.

Un quadro di fronte al quale la maggioranza pentastellata in Sala Rossa è apparsa dapprima disorientata, a tratti incredula, per poi assumere una linea di difesa, quasi di auto tutela verso l’ennesimo terremoto giudiziario provocato da personaggi “esterni al Movimento 5 stelle”, come ha sottolineato ieri in aula la capogruppo grillina Valentina Sganga, nel suo intervento durante le comunicazioni della prima cittadina. Certo parlava di Luca Pasquaretta, l’ex capo ufficio stampa di Appendino, l’epicentro di questa nuova scossa tellurica, ma il riferimento inequivocabile era anche a quegli altri componenti dell’inner circle della sindaca, a partire proprio da Sacco. Lei, Appendino, per il momento tiene duro e lui, del resto, di lasciare l'incarico non ha alcuna intenzione. E anzi, quelle dimissioni che aveva ventilato di fronte agli esponenti del mondo economico e produttivo torinese nei giorni scorsi, rileggendole col senno del poi assumono più i contorni di una captatio benevolentiae che di una vera disponibilità al sacrificio.

“Non è più così saldo come qualche tempo fa” ha ammesso un consigliere Cinquestelle, ieri, dopo la riunione di maggioranza alla quale ha partecipato lo stesso Sacco, assieme alla sindaca. L’inchiesta sulle consulenze ottenute da Pasquaretta per favorire l’incontro di un imprenditore con tre assessori di Torino (Guido Montanari, Francesca Leon e lo stesso Sacco) potrebbe scoperchiare un “Sistema” plasmato all’ombra di Appendino, per quanto certe presunte “devianze” possano essere avvenute a sua insaputa, e soprattutto all’insaputa dei consiglieri di maggioranza. Ora loro vogliono andare a fondo e lo dimostra anche l’atteggiamento adottato da Sganga in conferenza dei capigruppo quando alla vigilia del Consiglio ha assicurato il suo semaforo verde alla richiesta di comunicazioni avanzata dalle opposizioni di centrodestra e centrosinistra. Totale trasparenza: se ci fossero state delle condotte illecite o anche solo inopportune, la maggioranza non ha intenzione di fornire copertura politica.

I consiglieri grillini hanno già dimostrato che se ritengono un assessore inadeguato ora sono anche in grado di chiederne e ottenerne la testa come accaduto con l’ex titolare delle deleghe all’istruzione Federica Patti, silurata senza troppi complimenti all’inizio dell’anno. Il suo avvicendamento è stato per molti versi un riconoscimento di Appendino ai suoi, la dimostrazione che i rapporti di forza stanno mutando, anzi sono mutati, e pure i fedelissimi della sindaca potrebbero non essere più “blindati” come lo erano un tempo. Proprio loro, i "tecnici", quei professionisti che hanno composto la sua giunta e buona parte del suo staff, uomini e donne scelti ancor prima del ballottaggio a testimoniare quella (supposta) virtuosa anomalia rappresentata da Appendino, anche rispetto al resto del mondo grillino, si sono rivelati, alla prova dei fatti, il suo fianco scoperto. Questo, almeno, è il pensiero che sempre più si sta facendo largo all’interno della maggioranza. Sacco lo sa e non è un caso che durante la discussione in Aula sull'indagine in cui risulta l'assessore più esposto, abbia abbandonato la Sala Rossa, probabilmente d'accordo con la stessa Appendino, che ha incontrato quando lei è rientrata dall'interrogatorio. È rimasto il vicesindaco Montanari a metterci la faccia, a comunicare la sua “sorpresa” per le notizie diffuse in questi giorni. Sacco, che pure era rimasto per buona parte della seduta, intanto era scomparso.

In queste ore chi ha avuto modo di incontrarlo lo ha visto provato, addirittura sul punto di mollare, per non finire nel tritacarne di una maggioranza sempre meno bendisposta. I più intimi hanno registrato sfoghi pure su Pasquaretta: "Lui è fatto così, ma in questo caso è davvero indifendibile" sarebbero state le sue parole. Un ritratto che però si scontra con l'ostentata "serenità", esibita da lui e dalla sindaca, ancora stamattina nella consueta riunione di giunta. Simul stabunt simul cadent, un destino comune li lega sentenzia chi è addentro alle vicende appendiniane. Perché è evidente a tutti che l'eventuale passo indietro di Sacco non potrebbe essere derubricato a semplice avvicendamento in squadra, come capitato nel caso di Stefania Giannuzzi, prima, e di Patti, dopo. Lui è molto più di un assessore, è l'anello di congiunzione tra giunta e Appendino, interlocutore privilegiato delle categorie produttive, perno di quel sistema familiare e amicale che ha rappresentato il retroterra della scalata di Palazzo civico.

L'aria è pesante, insomma. Indipendentemente dai riscontri giudiziari, ancora da verificare, le ripercussioni politiche rischiano di essere tutt’altro che irrilevanti. “C’è una zona d’ombra in cui si muovono personaggi che gravitano attorno all’amministrazione” ha sottolineato ieri il capogruppo Pd Stefano Lo Russo; poi ha ammonito la sindaca chiedendole di “separare in modo netto la sfera delle relazioni istituzionali, dettate dal suo ruolo, con quella più personale”. Il riferimento è chiaro, basti pensare al rapporto di amicizia che lega da tempo suo marito Marco Lavatelli e Sacco. E Sacco con Pasquaretta. E il fratello di questi. Per non contare i blitz di Lavatelli nei momenti più tesi della vita politica e amministrativa di sua moglie Chiara, come quando piombò in Comune nel corso della notte dei lunghi coltelli sulle Olimpiadi per sedare gli animi dei consiglieri più irrequieti.

Sfera politica e personale si sono fuse e confuse spesso in questi anni di amministrazione a Cinquestelle, in cui gli stessi consiglieri hanno avuto netta la sensazione di una cabina di regia esterna alle aule istituzionali, luoghi informali o tinelli domestici in cui venivano trattati i dossier più delicati. Ora è necessario dare un taglio: lo chiede l’opposizione e, seppur non in modo diretto, pure la maggioranza. “Abbiamo gli anticorpi per ogni infezione che giunge dall’esterno” ha affermato chiaramente Sganga. L’organismo, tuttavia, sembra parecchio debilitato.