VERSO IL VOTO

Forza Italia finisce nell'angolo: "E se la Lega alla fine ci molla?"

Salvini ha chiesto ai suoi di individuare potenziali candidati alla presidenza della Regione. Azzurri nel panico: piegarsi sotto il peso elettorale del Carroccio o con un moto d'orgoglio concorrere alla formazione di un polo moderato?

Se Matteo Salvini decide di rimanere con i Cinquestelle per non tornare con Silvio Berlusconi, “peggio per lui”, dice Antonio Tajani. Ma la profezia del numero due di Forza Italia sembra, ormai, l’ennesimo tentativo di esorcizzare un incubo che, tra molti azzurri ad ogni livello, incrocia la realtà. Quel ritorno con il Cav si allontana giorno dopo giorno ed è opinione sempre più diffusa quanto inconfessata nelle prime e seconde file berlusconiane che la rottura definitiva con la Lega si consumerà proprio in Piemonte.

Il Capitano aspetterà ancora un po’ di giorni, non molti, per palesare una decisione che molti pensano abbia ormai preso. Domenica prossima si voterà per le regionali in Abruzzo e Salvini valutando il peso del suo partito e quanto uscirà più leggero quello di Berlusconi scioglierà la questione Piemonte, dove il sismografo azzurro vibra ogni giorno di più segnalando scosse che non sono per nulla di assestamento, bensì preludono a non improbabili macerie e fughe più o meno precipitose. Anche il durissimo ultimatum lanciato da Renato Brunetta al leader della Lega – “O stacchi la spina al Governo, oppure non puoi pensare di tenerci al guinzaglio alle regionali” – rischia di apparire come un indiscutibile moto d’orgoglio, ma un’arma mezza scarica di fronte alla prova elettorale per la futura guida dell’ultima regione del Nord ancora amministrata dal centrosinistra.

“Che campagna elettorale potremmo fare con la Tav, in Piemonte?” chiede Brunetta. Vero, ma molto fa pensare che anche questo richiamo all’ormai ex alleato leghista, così come le stantìe affermazioni di lealtà ad altrettanto datati accordi da parte di figure di rilievo di Forza Italia, come Mariastella Gelmini siano superate dai fatti. E i fatti sono sempre più chiari: la Lega sta lavorando da un bel po’ a una coalizione con Fratelli d’Italia, i sovranisti e senza gli azzurri, meno uno: il Sì Tav Mino Giachino, pronto a portare la sua lista nel centrodestra, trattando lui forzista messo in un angolo dal suo partito, direttamente con Salvini.

Il ragionamento del ministro dell’Interno e dei suoi chiamati ad occuparsi del dossier Piemonte è semplice: puntare ai voti di Forza Italia, senza dover perdere tempo in discussioni e ricevere ancora critiche da parlamentari azzurri e aspiranti titolari di poltrone nel prossimo governo regionale. Se poi l’ipotesi che circola in queste ore secondo la quale Berlusconi starebbe pensando di non candidarsi al Nord alle europee per evitare uno scontro diretto con Salvini, anche l’effetto traino sulle regionali per Forza Italia diminuirebbe e non poco.

Insomma, l’allarme scattato tra gli azzurri e dissimulato con sempre maggiore difficoltà è tutt’altro che eccessivo e ingiustificato. Uno scenario interpretato in maniera diversa e con diverse prospettive all’interno di Forza Italia, a seconda del livello di vicinanza alla Lega di ciascun diretto interessato. Chi avrebbe già mosso più di un passo verso un Carroccio per nulla incline ad imbarcare parlamentari di cui non ha necessità, potrebbe farlo pur con l’incognita di non essere accolto a braccia aperte da Salvini e i suoi che, come detto, mirano a cannibalizzare l’elettorato e non la classe dirigente azzurra.

L’ala meno disposta a finire leghista, quella parte di Forza Italia più liberale, moderata e convintamente opposta all’onda sovranista, potrebbe trovarsi in una situazione più complessa: presentarsi da sola al proprio elettorato anch’esso non disposto a confluire in quello che ormai da Salvini e Giorgia Meloni passando per Giovanni Toti viene battezzato come il nuovo centrodestra, a rimarcarne la differenza con quello visto fino alle elezioni del marzo dello scorso anno.

Formazioni civiche moderate, come rifugio più o meno obbligato per provare a sopravvivere? È un’ipotesi. Come quell’altra, indicibile ma nel novero, che potrebbe portare nell’implosione azzurra in Piemonte a vedere parte dei suoi elettori e fors’anche qualche figura di rilievo, virare verso liste di area moderata e centrista nella coalizione di Sergio Chiamparino.

Il ricandidato presidente che, ad oggi, continua a non avere un avversario del centrodestra. E anche questo trascorrere del tempo senza definire la questione cruciale del candidato, con Forza Italia che continua a tenere un sempre più malfermo punto sull’europarlamentare Alberto Cirio su cui pende la spada di Damocle della non ancora risolta vicenda giudiziaria, è un ulteriore segnale di come i piani di Salvini sul Piemonte siano cambiati rispetto al patto di mesi addietro. In Forza Italia lo si continua a richiamare, insieme alla lealtà tra alleati.

Neppure questa litania riesce a nascondere la consapevolezza e la preoccupazione di non essere nemmeno più sedotti dal Capitano, ma ormai solo abbandonati.