VERSO IL VOTO

Fratelli serpenti nel centrodestra

Forza Italia cerca sul listino un asse con la Lega a scapito del partito della Meloni. Manovra sventata da Comba che manda in campo pure Crosetto: "Vogliamo i due posti che ci spettano". Intanto scoppia la grana della rappresentanza femminile

Numeri che fanno ben sperare e numeri che fanno litigare. Il centrodestra, stando a un recente sondaggio sul tavolo della coalizione, veleggia su un vantaggio che supera abbondantemente i 6 punti in tutto il Piemonte rispetto al centrosinistra con un picco che arriva a 10 nel cosiddetto Piemonte 2 (il territorio  regionale escluso Torino), ma continua ad accapigliarsi al suo interno su quanti posti del listino assegnare a ciascun partito della coalizione. E, dunque, quando il candidato governatore Alberto Cirio potrebbe assaporare addirittura il profumo del sorpasso su Sergio Chiamparino anche nell’ex villaggio di Asterix torinese per il quale l’intenzione di voto registrata ridurrebbe lo storico primato del centrosinistra sul centrodestra a circa 4 punti facendo suonare segnali d’allarme dalle parti di via Masserano e piazza Castello, proprio all’attuale europarlamentare di Forza Italia tocca assistere a un braccio di ferro tutto all’interno del suo schieramento per quei posti sicuri da consigliere, in caso di sua vittoria.

Come noto, la Lega che in Piemonte è accreditata per il voto europeo sopra il 34% e, in alcune province come Alessandria e Asti (dove il Pd è dato indietro rispetto anche ai Cinquestelle) viene stimata per il voto amministrativo a un soffio dal 40%, continua a non dirsi disponibile a ridurre il suo peso nel listino, fissato in otto candidati su dieci, al massimo potrebbe scendere di un posto. Intanto ieri, proprio per iniziativa del Carroccio è stato concesso l’apparentamento alla lista “civica” di Vignale-Giachino che entra così a pieno titolo nella coalizione di centrodestra, senza bisogno di raccogliere le firme. Una mossa suggerita dallo stesso Cirio, quello di collegare la formazione con il gruppo consiliare della Lega, che ha fatto storcere il naso agli alleati e in molti vi hanno letto un preciso segnale ai naviganti.

Dopo il nulla di fatto del vertice dei segretari regionali di ieri l’altro nella sede elettorale di Cirio, presente lo stesso candidato presidente, quella di ieri è stata una giornata in cui più gli scazzi che le trattative hanno connotato telefonate e messaggi. A cercare di rasserenare gli animi rendendoli più aperti a una soluzione non ha certo contribuito l’acume e il tatto politico del commissario azzurro: Paolo Zangrillo avrebbe, infatti, ribadito la richiesta di due posti per il suo partito, riducendo a uno quello per i Fratelli d’Italia, la cui leader Giorgia Meloni era invece stata lapidaria affidando le consegne al segretario piemontese Fabrizio Comba: “O due o salta il banco”. Ieri a farlo traballare con una manata possente è stato, con tutto il suo peso (politico e fisico), Guido Crosetto: “Non si scende sotto i due” ha avvertito gli alleati.

Con la Lega e il suo plenipotenziario piemontese Riccardo Molinari sull’ostentata posizione di chi lascia gli altri litigare senza muovere un dito, sempre dal vertice azzurro è spuntata la variante rosa: il fratello del medico personale di Silvio Berlusconi avrebbe ipotizzato l’estromissione dai posti blindati di uno degli uomini designati a entrare in Consiglio. Ovvio che la notizia non abbia fatto saltare di gioia né il presidente della Provincia di Asti Marco Gabusi, né il suo omologo d Vercelli, Carlo Riva Vercellotti, anche se per quest’ultimo in caso di mancata candidatura c’è chi ventila l’ipotesi di una compensazione con un posto di capo di gabinetto o addirittura di segretario generale in Piazza Castello.

L’idea del numero uno azzurro in Piemonte di mettere una donna nel listino non si sa bene quale origine abbia, ma certamente ripropone un tema mai del tutto affrontato, figurarsi, se risolto nel centrodestra. Premessa: non c’è nessuna norma regionale che indichi l’obbligo di una ripartizione di genere, insomma per paradosso quei dieci potrebbero essere tutti uomini o tutte donne. Sul punto, di recente, il consigliere di FdI Roberto Ravello aveva posto un quesito agli uffici di Palazzo Lascaris. Da questi era arrivata la conferma della non esistenza di una norma regionale, ma anche l’invito a rammentare quella nazionale e magari tenerne in qualche modo conto.

Finita qui? Macchè: il centrodestra ha chiesto delucidazioni al Viminale e se dal ministero dovesse arrivare un’indicazione tale da imporre un certo qual equilibrio di genere la soluzione prospettata da persone vicine al candidato governatore è quella di una proporzionalità in base ai posti: chi ha più posti, più divide tra uomini e donne. Prima ancora, tuttavia, c’è il da risolvere il problema su come suddividere quei dieci posti.

Tutto o molto dipenderà dalla Lega, da quanto tempo Matteo Salvini vuol far passare prima di acconsentire a una richiesta – quella avanzata personalmente dalla Meloni – che in caso di rifiuto potrebbe davvero creare un terremoto Piemonte dove FdI è dato sopra il 5% e in continua crescita di voti e di transfughi di Forza Italia. Un tempo ridotto a pochi giorni: “Il 25 Aprile, sarà anche la Liberazione di Cirio. – diceva ieri sorridendo uno del suo stretto giro –. Il 27 scade il termine per la presentazione di liste e listino”. E per quella data una soluzione, finalmente liberatoria  per il candidato governatore, dovrà essere stata trovata.  

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