PALAZZO ROSSO

Alessandria, scintille Lega-Forza Italia

Sulla mancata nomina dell'ad di Amag Ferrari va in crisi la maggioranza di centrodestra. "I patti vanno rispettati altrimenti si avranno ripercussioni in Comune", tuona il senatore azzurro Berutti. Il presidente leghista della multiutility vuole mantenere ampi poteri

“Un atto di arroganza” inaugura il secondo mandato di Paolo Arrobbio da presidente del Gruppo Amag. Ma, oltre a quel pesante giudizio negativo dato dal senatore di Forza Italia Massimo Berutti, la decisione del numero uno della multiutility alessandrina - riconfermato in quota Lega dall’azionista di (stra)grande maggioranza, ovvero il Comune di Alessandria – di non procedere alla nomina dell’amministratore delegato Adelio Ferrari (espresso da Forza Italia) rischia di avere pesantissime ripercussioni sulla tenuta della maggioranza a Palazzo Rosso.

“Se la situazione non si sistema in fretta il bilancio se lo votano da soli”, questa una delle frasi che sono ricorse in un pomeriggio infuocato tra i maggiorenti azzurri, i quali come estrema ratio sembrano proprio mettere una possibile apertura di crisi nell’amministrazione comunale del capoluogo. “Sono certo che nel giro di non più di una settimana l’amministratore delegato sarà nominato” dice stemperando appena un po’ i toni il vicesindaco e assessore alle Partecipate forzista Davide Buzzi Langhi, il quale tuttavia avverte: “se non fosse così, ci troveremmo di fronte a una criticità e trarremo le nostre conclusioni”.

Tutto precipita nel corso dell’assemblea chiamata a eleggere formalmente il presidente e, quindi, passare alla nomina del nuovo ad in sostituzione del decaduto Mauro Bressan. Al braccio operativo della multiutility vanno, per statuto, una serie di deleghe come per qualsiasi amministratore delegato, appunto. Ma Arrobbio sembra intenzionato a volerne tenere  per sé un bel po’. Un presidente assai più operativo di quanto non lo sia stato con Bressan, a sua volta nominato dalla precedente amministrazione di centrosinistra in tandem con Stefano De Capitani, al quale nello spoil system successivo alla vittoria del centrodestra sarebbe subentrato proprio Arrobbio.

Quest’ultimo, ex vicedirettore generale del Banco (Ex Bpn), solidi agganci con la Lega e con gli ambienti del Carroccio novaresi così come con quelli mandrogni, viene riconfermato e, in base al Cencelli tra Carroccio e Forza Italia, si stabilisce che l’ad sia Adelio Ferrari, presidente provinciale di Confartigianato e numero due (dimissionario) della Camera di Commercio.

Oggi era pronto ad assumere i poteri, quando tra la sorpresa generale Arrobbio ha deciso di non procedere alla nomina. In pochi minuti i telefoni dei berluscones si sono surriscaldati, mentre dalla Lega e soprattutto dal Palazzo Civico si dava mano agli estintori. In ballo, sia pure come ultima arma, c’è quel voto del bilancio che gli azzurri potrebbero far saltare e con ess la poltrona di sindaco del leghista Gianfranco Cuttica.

“Non è nel dna del nostro partito fare ricatti, ma neppure accettare atti di arroganza del tutto evitabili” osserva Berutti, tra i principali sponsor di Ferrari. “Meglio per tutti, rimediare in tempi brevissimi a questa situazione”, dice. Il destinatario dell’avviso è chiaro. Il rischio in caso di mancata risposta, altrettanto.

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