LA NUOVA REGIONE

Rosso fuori dalla rosa, Allasia scalza Ricca

Il borsino della Giunta Cirio. La coppia Stecco-Giorgione alla Sanità, a Marnati un super assessorato Ambiente-Sicurezza, Caucino o Zambaia vice. L'ex sottosegretario deve fare spazio a una donna. Per la presidenza del Consiglio duello in casa leghista

Due camici bianchi in corso Regina e il bilancino da farmacista per pesare appartenenza politica, rappresentanza territoriale e quote di genere nella composizione della giunta di Alberto Cirio. I baroni torinesi se ne faranno una ragione, Alessandro Stecco sarà l’assessore alla Sanità: il messaggio che arriva dalla Lega è di quelli che non si discutono neppure di fronte a neppur troppo nascoste perplessità (e forse qualche invidia) arrivate da una parte del mondo medico torinese.

Scelta elaborata da tempo e, soprattutto, confermata anche dal fatto che tra gli eletti il primario vercellese che lavora a Novara non ha potenziali concorrenti e che dal Carroccio non è partita la forse da alcuni ambienti auspicata ricerca di un esterno, seppure si erano affacciate ipotesi come quella del novarese ed ex direttore di Asl Emilio Iodice. Dopo anni in cui non si erano visti, insieme, un assessore alla Sanità medico e un suo collega come direttore regionale, questa accoppiata sembra prendere corpo con il borsino di Nicola Giorgione in continua ascesa per il posto che nella precedente amministrazione Sergio Chiamparino aveva voluto riservare per Fulvio Moirano.

L’attuale direttore del San Giovanni Bosco, con alle spalle molte direzioni di aziende (tra cui quella ospedaliera di Alessandria, città e feudo politico del segretario regionale del Carroccio Riccardo Molinari), tagliato fuori all’epoca delle nomine nell’era di Antonio Saitta in corso Regina, avrebbe la strada pressoché spianata. Assai meno chance rispetto a Giorgione avrebbe un altro di quelli di cui si annuncia un possibile ritorno nell’organigramma sanitario piemontese, ovvero l’ex direttore Sergio Morgagni, valido aiuto per Forza Italia nella stesura del programma, ma dato anche piuttosto vicino (e troppo) ai Fratelli d’Italia. Durante il vertice a tre è stato però anche deciso di guardare oltre Ticino, facendo una ricognizione nella sanità lombarda, sfruttando i buoni uffici del fratello di Zangrillo, medico personale del Cav e tra i big del San Raffaele di Milano.

Fin qui i camici bianchi. Il bilancino da farmacista, invece, pare aver risolto la questione che più angustiava Cirio e i partiti della coalizione: quella di genere. Nell’incontro on the road in quel di Novi Ligure, dove domenica si va al ballottaggio, il governatore, Molinari e il coordinatore azzurro hanno quagliato sul 7-3-1, ovvero i posti in giunta per Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Versione riveduta dell’inziale 7-2-2 che però avrebbe imposto tre donne alla Lega. Ipotesi rigettata con uno schema che conferma una sola casella per il partito della Meloni, così come si convenne alla vigilia del voto. Come la prenderanno da quelle parti? Lo capirà lo stesso governatore già domani quando incontrerà i Fratelli, ai quali vien pure chiesto di fornire una delle quattro donne necessarie a mettersi al riparo da eventuali ricorsi. A questo punto salgono le quotazioni di Elena Chiorino, sindaco di Ponderano eletta nel listino, e di Marina Chiarelli, assessore all’Ambiente del Comune di Novara che alle recenti europee, pur da outsider, ha racimolato oltre 2.500 preferenze. Soluzione che chiuderebbe la porta a Roberto Rosso, il quale mettendo sul piatto il successo personale conseguito nelle urne pretende un adeguato riconoscimento nel governo regionale. Su di lui pesa, negativamente, la lunga carriera che lo ha visto nel girovagare da un partito all’altro pure ricoprire l’incarico di vicepresidente con Roberto Cota: non propriamente un bel biglietto da visita per una squadra che si propone di segnare, anche nelle biografie dei componenti, “freschezza” (copyright Cirio) e rinnovamento. Rosso, quindi, potrebbe essere costretto a ripiegare sul ruolo politico di capogruppo, dovendosela peraltro vedere con un tutt’altro che rimissivo Maurizio Marrone.

Altre due donne in giunta saranno della Lega. Una è la biellese Chiara Caucino, probabile alla vicepresidenza e certamente ostacolo insuperabile – “possiamo mica mettere due di Biella” – per un richiamo dell’esterno Roberto Simonetti, giorgettiano, ex deputato e oggi tesoriere del gruppo del Carroccio alla Camera. L’altra, pesando e bilanciando le province con il capoluogo, la torinese Sara Zambaia, anche lei in ballo per il ruolo di numero due. La quota rosa per gli azzurri non potrà che avere il nome di Alessandra Biletta, uscita nei giorni scorsi dal radar della giunta e rientrata ieri per completare la quartina femminile. La funzionaria regionale, a lungo responsabile dell’ufficio legislativo del gruppo di FI, ma in passato capo di segreteria della assessora leghista Giovanna Quaglia, ha però conseguito un misero bottino elettorale nella corsa su proporzionale e siederà nell’emiciclo di via Alfieri in virtù del posto blindato del listino: ragione per cui, qualora servisse sarà la prima a essere sacrificata.

Nel frattempo, si prospetta un rimescolamento delle carte per la presidenza del Consiglio regionale a favore dell’ex parlamentare e già consigliere regionale del Carroccio Stefano Allasia a scapito del meno navigato capogruppo in Sala Rossa Fabrizio Ricca. Sempre sul versante leghista viene dato per certo Alberto Preioni: a favore dell’attuale sindaco di Borgomezzavalle il fatto di rappresentare una provincia, il Vco, alla quale dopo gli afflati secessionisti verso la Lombardia il nuovo governo del Piemonte non vuole certo negare una adeguata rappresentanza.

Viaggia verso i Trasporti l’azzurro Marco Gabusi, presidente della Provincia di Asti che non avendo ottenuto il listino come il suo collega vercellese Carlo Riva Vercellotti (papabile per il Bilancio, ormai definitivamente scorporato dalla vicepresidenza e definito degli ambienti azzurri una sorta di "nuovo Gilberto Pichetto" riferito alle doti del senatore quando stava in Regione)  ha avuto la garanzia di entrare in squadra. L’ingresso di Riva Vercellotti, tuttavia, non pare così scontato: non è detto che, sempre per bilanciare risultati e territorio, quel posto non possa andare al recordman di preferenze azzurre a Torino Andrea Tronzano, sostenuto dalla coppia parlamentare Claudia Porchietto e Carlo Giacometto.

Un assessorato che accorpa Ambiente, Energia, Protezione Civile, ma anche la politicamente connotante Sicurezza sembra prenotato per il novarese Matteo Marnati, che soffierebbe così la poltrona a Riccardo Lanzo. Sempre in bilico l’Agricoltura che Molinari vuole per il suo conterraneo Daniele Poggio, ma dal Cuneese non si attenuano i segnali perché quella delega sia gestita da uno della provincia più importante della regione in quel settore dell’economia.

“Sarà una squadra di uomini e donne giovani e dinamici ma competenti” ripete spesso Cirio ragionando con chi condivide con lui quell’operazione non facile di combinare nomi e caselle con tutte le variabili del caso. Quel cambio di velocità cui ha affidato il suo slogan risultato vincente, sta anche in un salto generazionale. Insomma ci sta che all’esordiente si riconosca la capacità (in molti casi supportata da precedenti esperienze amministrative) specie se unita all’entusiasmo e “alla voglia di fare”. Adesso, la prima cosa da fare è proprio la giunta. E, gira e rigira, serve sempre il bilancino.

print_icon