LA SACRA RUOTA

Elkann: ci vuole coraggio a rompere

Il presidente di Fca in una lettera ai dipendenti del gruppo spiega la rottura con Renault e suona le corde dell'orgoglio aziendale: "Aperti a nuove opportunità, ma ora concentriamoci sui nostri obiettivi"

“Ci vuole coraggio per iniziare un dialogo come abbiamo fatto noi. Quando però diventa chiaro che le conversazioni sono state portate fino al punto oltre il quale diventa irragionevole spingersi, è necessario essere altrettanto coraggiosi per interromperle e ritornare immediatamente all’importante lavoro che abbiamo da fare”. John Elkann, presidente di Fca, in una lettera inviata ai dipendenti del Gruppo ripercorre le tappe del progetto di fusione con Renault conclusosi con la clamorosa rottura. Fca “sotto la leadership di Mike Manley, è una società straordinaria, piena di persone eccezionali con una chiara strategia per un futuro forte e indipendente – spiega l’erede degli Agnelli –. Continueremo a essere aperti a opportunità di ogni tipo che offrano la possibilità di rafforzare e accelerare la realizzazione di questa strategia e la creazione di valore”. Infine l’invito a concentrasi sui piani industriali approvati. “Ora però, so che siete d'accordo con me, è tempo di concentrarci sugli obiettivi che ci siamo posti per quest’anno”.

La scelta di interrompere il dialogo con Renault “non è stata presa con leggerezza ma con un obiettivo in mente: la protezione degli interessi della nostra società e di coloro che lavorano qui, tenendo chiaramente in considerazione tutti i nostri stakeholder” si legge ancora nella missiva. “La decisione di iniziare queste conversazioni con Groupe Renault è stata corretta, una decisione che abbiamo preso dopo esserci preparati su tutti i fronti – ha spiegato –. L’ampio consenso che ha ricevuto è stato un chiaro segnale che il nostro tempismo, così come l’equilibrio di ciò che abbiamo proposto, erano corretti”. “Persino la miglior proposta come lo era questa, tanto da aver ricevuto positive attestazioni di stima e consenso – ha osservato Elkann – ha poche possibilità di raggiungere il successo finale se le sue fondamenta si rivelano alla prova dei fatti instabili”.

Un’operazione da 35 miliardi di euro che avrebbe portato alla nascita del terzo gruppo automobilistico mondiale dopo Volkswagen e Toyota. Secondo il Lingotto la fusione è fallita a causa delle mutate “condizioni politiche” in Francia: un’espressione con cui intende attribuire la responsabilità del fallimento al governo francese, proprietario del 15 per cento di Renault, e alle condizioni che aveva imposto per autorizzare l’operazione. La decisione di interrompere la trattativa è giunta nella notte tra mercoledì e giovedì, dopo che a Londra, sede legale della società, si è svolto il consiglio d’amministrazione di Fca. Quasi contemporaneamente si era riunito anche il board di Renault. Lo scopo delle riunioni era chiudere i negoziati e avviare un’intesa che sembrava oramai pronta per essere approvata, dopo che Fca aveva accettato una delle richieste apparentemente più onerose tra quelle poste dal governo francese:la collocazione della sede operativa in Francia. Fca aveva acconsentito anche se suscitando diversi timori in Italia, e spingendo alcuni ad incolpare il governo italiano per non essere intervenuto in qualche maniera nella trattativa.

Invece di approvare la fusione, però, il cda di Renault ha rimandato la decisione a una nuova riunione, in seguito alla richiesta dei due membri del consiglio espressi dal governo. La notizia del rinvio – il secondo, peraltro – ha convinto Fca che l’accordo fosse impossibile e così la società ha annunciato il suo ritiro. La spiegazione della decisione del governo francese è arrivata questa mattina, quando un portavoce del ministero dell’Economia ha spiegato che secondo loro le trattative sono fallite perché Renault non sarebbe riuscita a ottenere il via libera della società giapponese Nissan, sua storica alleata. Le due società, Renault e Nissan, sono legate da una ventennale alleanza tecnologico-commerciale e da un incrocio di partecipazioni azionarie.

Il governo francese ha detto che delle quattro condizioni che aveva imposto per accettare l’accordo tre erano state soddisfatte (proteggere i posti di lavoro in Francia, creare una struttura di governance equilibrata per la società e garantire investimenti su batterie e auto elettriche). Mancava solo la quarta: l’esplicito assenso di Nissan all’accordo. Secondo le notizie pubblicate su giornali in questi giorni, Nissan sarebbe stata invece disponibile soltanto ad astenersi: il che, scrive il Wall Street Journal, faceva sospettare che si preparasse a sfilarsi dall’alleanza. Un rischio che il governo francese non è disposto a correre, a quanto sembra; o che è stato utilizzato dal governo francese come pretesto per far saltare l’operazione, secondo altri.

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