LA NUOVA REGIONE

Cirio taglia (fuori) i cespugli

Nessun esponente delle liste satellite otterrà un assessorato. Barosini (Udc): "Sono allibito, non abbiamo più sentito nessuno della coalizione". Fuori dal Consiglio regionale sperano in qualche posto di sottogoverno. Ma con poche chance

Uno si confessa “allibito”, l’altro si dice “realista” e l’altro ancora non disdegna affatto di definirsi “una risorsa di competenze pronte ad essere messe a disposizione”. Chiamala, se vuoi, la dura vita da cespuglio (messo) ai bordi della prateria del centrodestra dopo la conquista della Regione. Dalle tutt’altro che facili trattative tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia per la composizione della futura giunta presieduta da Alberto Cirio, le due liste della coalizione che non hanno portato alcun consigliere a Palazzo Lascaris sono state del tutto escluse. Neppure un invito di maniera, da spettatori. Altro che eventuali assessorati come qualcuno, a dispetto del risultato delle urne, sperava e qualcun altro pur senza speranza spera ancora.

Gianni Barosini, segretario regionale dell’Udc, è il più diretto e duro nel dirsi “allibito” per non essere stato tenuto in minima considerazione e per “non essere stato, non io, ma il partito che rappresento, per nulla contattato dopo il voto dal presidente così come dagli alleati”. Pone la questione del “rispetto di una forza politica e il suo riconoscimento politico”, lamenta “un atteggiamento che non si è visto nei confronti dell’Udc nelle altre Regioni andate al voto recentemente”, insomma l’ha presa davvero male: un affronto, non certo giustificabile dal fatto di non aver eletto neppure un consigliere. Tanto da fargli dire che prova “un certo imbarazzo” perfino guardando a un'altra giunta, quella di centrodestra del Comune di Alessandria dove lui è assessore ai Lavori Pubblici. “La nostra partecipazione alla coalizioni regionale è anche frutto di un accordo tra il segretario nazionale Lorenzo Cesa e Silvio Berlusconi”, ricorda forse riponendo la vana illusione di un’apertura da parte degli azzurri.

Più diplomatico il sovranista Gian Luca Vignale, politico di destra dalla lunga navigazione, che non è riuscito a tornare in Consiglio Regionale con la lista civica Sì Tav Sì Lavoro per il Piemonte nel cuore, frutto della fusione della sua lista e quella di Mino Giachino. “Sono realista: la nostra proposta ha raccolto l’1,5%, un risultato importante, anche se non determinante per la vittoria del centrodestra. Detto questo – osserva e avverte Vignale – credo che ci debba essere un riconoscimento politico, aldilà dei posti in giunta. Anzi, sono convinto, che ci sarà”.

Nessuno degli esclusi lo dice, apertamente tutti lo negano, ma sono i posti di sottogoverno, quelli per cui il giorno dopo l’insediamento della giunta si aprirà la solita spartingaia e partiranno le abituali corse con sgomitamenti, a poter compensare l’esclusione delle liste minori dalla squadra di Cirio.

“Non mi interessano poltrone in enti o roba del genere” ripete il madaMino Sì Tav. In fondo c’è da credergli: l’ex sottosegretario ai Trasporti con Berlusconi non ha fatto, né fa mistero anche dopo l’esito elettorale, del fatto che a lui la sola poltrona che interessa è quella di assessore ai Trasporti. “Ho competenze che altri non hanno, se Cirio con cui parlo spesso e mi conosce bene ritiene possano essere utili al Piemonte io ci sono”.

E c’è da credere che non guardi ad altri posti, oltre a quello che comunque non avrà, anche per un’ulteriore non secondaria ragione: sull’eventuale strada per una carica al vertice di enti o società legate alla Regione, Giachino troverebbe l’ostacolo inaggirabile della legge Madia. Avendo superato l’età limite, potrebbe ricoprire un incarico solo per un anno e a titolo gratuito. Limite che non varrebbe per quel posto nella squadra di Cirio.

“Ho fatto una campagna elettorale con pochissime risorse economiche, ho detto di no a una mezza proposta fattami da Sergio Chiamparino perché ero convinto che con questo governo per avere la Tav il Piemonte doveva essere governato dal centrodestra e ho avuto ragione. Qualcosa mi aspetto…”, dice ricordando quell’incontro con il Cav, “che si scusò con me perché Forza Italia non mi aveva candidato”.

Delusioni, sfoghi, prese d’atto e qualche messaggio più o meno in codice al governatore, ma anche ai partiti che ancora non si sono messi d’accordo sulla spartizione dei posti, ma che potrebbero aprire qualche cordone della borsa per qualche poltrona al di fuori della giunta: è questa la vita, dura, dei cespugli. Lasciati ai bordi della prateria. Dove Cirio è passato subito con la falciatrice, come sotto il suo noccioleto nelle Langhe. 

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