LA NUOVA REGIONE

Il vecchio e il giovane Chiamparino

Passaggio del testimone tra due politici che si assomigliano parecchio, almeno nello stile "alla mano". Del resto era stato lo stesso Cirio a indicare nel suo predecessore un modello cui ispirarsi "come uomo e amministratore" - VIDEO

Con un abbraccio e la più istituzionale stretta di mano è avvenuto questa mattina il passaggio del testimone tra Sergio Chiamparino e Alberto Cirio. In linea con il clima di fair play che ha caratterizzato la sfida elettorale, combattuta senza eccessi e in perfetto understatement sabaudo, il vecchio governatore, sconfitto con l’onore delle armi, ha spalancato la porta di piazza Castello accompagnando il nuovo inquilino al piano nobile dove da oggi governerà il Piemonte. I due si stimano e, sotto molti aspetti, si piacciono e pure si assomigliano non poco. “La giunta? Credo che chiuderemo nel giro di questa settimana, lunedì prossimo potrebbe essere il giorno giusto per la convocazione”, queste le prime dichiarazioni del neo presidente. “Per me era importante che ci fosse questo momento in cui insieme si potesse annunciare l’inizio del nuovo mandato – ha detto Cirio varcando l’ingresso del Palazzo –. Terremo conto della cose buone fatte in passato, cercando di affrontare le diverse problematiche e cambiare le cose che potranno essere migliorate. Grazie a Sergio di essere qui, e per tutto il lungo lavoro in questi anni da governatore”. Poche le parole pronunciate da Chiamparino: “Sono ragionevolmente certo di lasciare una Regione con i conti a posto sia in sanità che nel bilancio generale. I progetti strategici cui abbiamo lavorato sono molti. Mi auguro che siano di gran lunga prevalenti i progetti su cui si possa avere una convergenza ampia per il bene della Regione”. Infine, ringraziamenti non formali a Cirio “per aver chiesto di fare questo passaggio di consegne, un momento formalmente molto importante, di civiltà politica, che può essere utile a chi vuole riflettere”.

“Potrei essere un giovane Chiamparino – disse in campagna elettorale – lo considero un grande amministratore e una persona che stimo tantissimo. È una delle persone migliori che ho conosciuto. Sarebbe un onore per me averlo come avversario, ma anche i grandi giocatori è giusto che a un certo punto facciano un passo di lato e lavorino come allenatori”.

Un elogio sperticato che fece storcere il naso a più di un esponente del centrodestra più trinariciuto, costringendolo a una rapida correzione, nei toni ma non nel merito: “Ho notato che qualcuno, in queste ore, ha voluto giocare con le mie parole positive nei confronti di Chiamparino. Confermo che il mio giudizio come uomo-amministratore è positivo per lo stile con cui ha interpretato il suo ruolo, cioè sapendo rimanere semplice, umile e tra la gente. Altrettanto positivo non può però essere il mio giudizio verso l’uomo-politico, perché non condivido le scelte di gestione fatte per la  nostra regione. Una Regione che merita al più presto un governo nuovo e diverso. Perché lo stile non basta, bisogna anche essere capaci a portare dei risultati”. Ora tocca passare dalle parole ai fatti.

Chiamparino nel giorno in cui i risultati delle urne consegnarono una sconfitta più grave del previsto (almeno dai sondaggisti) non aveva tergiversato e già nel pomeriggio del 27 maggio si era complimentato al telefono con l’avversario: “Spero tu riesca a fare di meglio di quanto ho fatto io”. E contemporaneamente annunciava il ritiro dalla scena politico e la rinuncia dello scranno a Palazzo Lascaris: “In tutti i regimi democratici quando si perde si va a casa. Quando si perde, si perde e il comandante in capo deve assumersi la piena responsabilità del dato. Quando si insedierà il nuovo Consiglio regionale valuterò con la coalizione opportunità, tempi e modalità di lasciare il mio seggio a qualcun altro per dare inizio a una nuova fase”. Un abbandono velato di amarezza, ma privo di rimpianti: “Ho 71 anni, era giusto combattere quest’ultima battaglia. Non me ne vado sbattendo la porta ma mi sembra ragionevole metter a disposizione il mio seggio per portare nuova energia. Mi son sentito di combattere questa ultima battaglia e l’ho persa. Non credo di aver più molto da dire”.

print_icon