ECONOMIA DOMESTICA

Il Piemonte è bloccato

Lo certifica l'analisi della Banca d'Italia. Economia, produzione e occupazione: tutto rallenta o si è fermato. Cresce solo la richiesta di credito per imprese e per il consumo delle famiglie - DOCUMENTO

Il Piemonte è al palo, fermo, bloccato. Dopo una forte crescita nel 2017 e nella prima parte del 2018, con i primi segnali di rallentamento nella seconda metà dell’anno, l’economia piemontese si ferma: i dati più preoccupanti per il 2019 sono quelli relativi all’export e agli investimenti. È lo scenario delineato da Banca d’Italia, una radiografia implacabile, nella sua consueta indagine sull’economia del Piemonte. Rallenta anche, secondo i primi dati, l’occupazione, dopo l’incremento del 2018 dovuto soprattutto alla stabilizzazione dell’elevato numero di contratti a tempo determinato. Il 2018 si era chiuso - ha spiegato Roberto Cullino di Banca d’Italia - con una crescita del Pil dell’1%, in linea con il dato nazionale, un moderato recupero di occupazione, redditi e consumi, investimenti ancora intensi. Il credito alle famiglie e alle imprese è cresciuto ancora, ma l’offerta continua a essere selettiva e il ricorso ai canali di finanziamento non bancari è ancora basso. In aumento i mutui per l’acquisto di case, spinti dai bassi tassi.

ECONOMIA La ripresa ciclica in Piemonte, iniziata con un anno di ritardo rispetto alla media del Paese, è stata più debole rispetto al Nord Ovest e al complesso dell’Italia; tra il 2014 e il 2018 il valore aggiunto regionale è cresciuto del 4,5 per cento (6,0 e 4,6 per cento, rispettivamente, nel Nord Ovest e nella media nazionale). Nel 2018 il valore aggiunto regionale era ancora di 6,5 punti percentuali inferiore rispetto ai livelli pre-crisi (fig. 2.8.a). Disaggregando la dinamica del valore aggiunto nelle sue principali componenti, la recente ripresa dell’economia piemontese è riconducibile solo in parte al recupero della produttività del lavoro, cresciuta di meno che nel Nord Ovest, anche se di più del resto del Paese. Un contributo negativo è derivato dal calo della popolazione, in particolare di quella in età lavorativa, nonostante la presenza di flussi migratori netti positivi sia dall’estero sia dalle altre regioni italiane. Tali dinamiche demografiche, insieme con il modesto recupero dell’occupazione, hanno inciso sulla crescita del tasso di occupazione, il cui contributo alla ripresa del valore aggiunto è stato rilevante.

Secondo quanto si legge nella ricerca lo scorso anno la produzione industriale è cresciuta dell’1 per cento, un incremento decisamente più debole rispetto al 3,6 per cento del 2017. Una decelerazione che, scrive Banca d’Italia “ha riguardato i principali comparti di specializzazione della regione, a eccezione del tessile; in quello dei mezzi di trasporto si è intensificato il calo dei volumi produttivi iniziato nella seconda metà dell’anno precedente, mentre nella meccanica l’andamento è diventato leggermente negativo a partire dall’estate”. Continua a diminuire il numero delle imprese. Nel periodo compreso tra il 2010 e il 2018 il tasso di natalità netto ha registrato valori negativi in tutte le province piemontesi, a esclusione di quella di Novara e dell’area metropolitana di Torino.

EXPORT Nel 2018 le esportazioni a valori correnti hanno rallentato, allo 0,4 per cento, con una dinamica in progressivo peggioramento nel corso dell’anno. Le vendite di autovecoli, diminuite lo scorso anno, hanno influenzato notevolmente l’andamento complessivo dell’export. Negli altri settori di specializzazione la dinamica è stata positiva, anche se in generale rallentamento.

OCCUPAZIONE Nel 2018 è proseguito in Piemonte il recupero dell’occupazione iniziato nel 2014. Il numero di occupati è aumentato dello 0,7 per cento rispetto all’anno precedente, in linea con la media nazionale e delle regioni del Nord Ovest. La crescita occupazionale è stata sostenuta prevalentemente dal settore industriale. Il terziario ha, invece, risentito dell’andamento sfavorevole nel comparto del commercio, alloggi e ristorazione, a fronte di un lieve incremento negli altri servizi. L’aumento ha interessato esclusivamente la componente maschile (1,7 per cento; -0,6 per quella femminile). Con riferimento al lavoro dipendente, in base ai dati delle Comunicazioni obbligatorie forniti dall’Osservatorio regionale sul mercato del lavoro della Regione Piemonte (ORML), il saldo tra assunzioni e cessazioni è stato positivo per circa 12.000 unità nel 2018, in linea con l’anno precedente. Sono aumentati i contratti a tempo indeterminato, per i quali il saldo è tornato positivo dopo il valore negativo registrato nel 2017. Il tasso di occupazione è salito al 65,9 per cento, ma rimane inferiore al dato medio delle regioni del Nord Ovest (66,8 per cento; 58,5 nella media italiana).

IL DEBITO Alla fine del 2018 lo stock complessivo di debito delle amministrazioni locali piemontesi, calcolato escludendo le passività finanziarie verso altre amministrazioni pubbliche, era pari a 2.615 euro pro capite (contro 1.448 euro pro capite nella media nazionale) e corrispondeva al 13,2 per cento del debito del complesso delle Amministrazioni locali italiane, un peso notevolmente superiore a quello del PIL regionale sul totale italiano. Rispetto al 2017 il debito è calato del 3,3 per cento, a fronte di una riduzione del 2,1 nella media nazionale.

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