PALAZZO LASCARIS

Autonomia, scontro Pd-Lega sulla commissione

I dem, regolamento alla mano, tentano lo sgambetto alla maggioranza e si propongono di guidare l'organismo consiliare: "La presidenza spetta all'opposizione". Ma un precedente illustre dell'era Bresso fa saltare il piano. I salviniani puntano su Lanzo

Trovato l’articolo, gabbato il Pd. Quella che sull’autonomia si consuma come una schermaglia tra maggioranza e minoranza, con inciampi procedurali della prima e tentati sgambetti in punta di regolamento da parte della seconda, lungi dal potersi considerare conclusa, riserva ulteriori soprese. La prima, certamente inattesa dai dem dopo che la corsa in avanti del presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia con la promessa di una commissione sul tema-simbolo per il suo partito, sembrava aver subìto un’imprevista frenata tanto da lasciar immaginare il dimenticatoio per quell’annuncio: la commissione si farà. Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia non cambiano linea. Semmai cambierà l’aggettivo che definirà l’organo del parlamentino di via Alfieri. E non sarà cosa da poco.

Per comprenderlo, bisogna partire dall’inizio, da quando nel suo intervento di esordio Allasia, anticipando un non per questo raggiante Alberto Cirio, mette rumorosamente un tavolo il tema dei temi per il suo partito. Nell'entusiasmo, però, non si accorge dell’inciampo di cui approfitterà, o perlomeno tenterà di farlo, il Pd. “Questa sarà la legislatura dell’autonomia”, premette e promette l’ex deputato ora sullo scranno più alto di Palazzo Lascaris. “Vista l’importanza del tema – annuncia – sarà mia premura proporre appena possibile, come presidente del Consiglio, l’istituzione di una commissione speciale per l’autonomia”.

Applausi dai banchi della maggioranza, teste che vanno su e giù per annuire, pacche sulle spalle alla fine della seduta. Nel frattempo l’alta burocrazia regionale coglie quel che alla politica sfugge. E si domanda, conoscendo i suoi polli e quelli che sono stati lì prima di loro, possibile che vogliano dare alla minoranza la presidenza di un organismo su una questione così importante e simbolica come l’autonomia rafforzata? Già, perché quella commissione speciale annunciata da Allasia, come tutte quelle che vengono definite tali, in base allo statuto debbono essere presiedute da un consigliere di minoranza. Quando la dritta arriva ai banchi del Pd, è uno sfregarsi di mani. Li avesse, probabilmente, il presidente del Consiglio metterebbe le sue nei capelli. Nei giorni a seguire né lui, né nessun altro della maggioranza torna a parlare della commissione, velocemente derubricata a gruppo di lavoro. Per i piddini l’occasione di fare lo sgambetto a chi è già inciampato una volta è ghiotta.

Così come la prospettiva di guidare quella commissione. Tra i dem sembra ambire a quel posto il neoconsigliere Alberto Avetta. Ha il profilo giusto: sindaco di un piccolo Comune, Cossano Canavese, è presidente di Anci Piemonte e siede in Citta Metropolitana. Ma a premere sull’acceleratore sarà il suo compagno di banco Daniele Valle: “Visto che abbiamo notato un po’ di timidezza sulla commissione tra la prima e la seconda seduta del Consiglio, facciamo che chiederla noi” ha detto ai suoi. Poi si è messo alla tastiera. Basta una pagina, la citazione di qualche norma e la mozione con cui il gruppo dem chiede “di istituire entro il mese di settembre apposita commissione speciale ex articolo 31 dello Statuto”.

Il capogruppo del Pd, Domenico Ravetti, dopo qualche schermaglia registrata nella chat, benedice l’iniziativa di Valle e non rinuncia a stanare la Lega: “Il Presidente Allasia aveva annunciato l’istituzione di una commissione speciale sul tema. Il nostro gruppo ha deciso di assecondare questa richiesta, anticipandola, addirittura, con un atto di indirizzo che si colloca in linea con quanto dichiarato dall’esponente leghista. Sarà una sede di confronto nella quale ci impegneremo per sviluppare il tema dell’autonomia come uno strumento utile alle dinamiche piemontesi e italiane”.

Nessuno dubita delle sincere buone intenzioni dei consiglieri dem e quindi della volontà di discutere in Consiglio il tema peraltro arenato nelle stanze dei Governo tra promesse distribuite da Matteo Salvini e ostacoli seminati da Luigi Di Maio. Altrettanto a nessuno sfugge che dietro quella pressione del Pd ci sia proprio il disegno di dettare contenuti e tempi alla maggioranza e alla Lega in particolare, così come spetta a chi una commissione la presiede.

Però, i dem, hanno fatto i conti senza l’oste. Che, anche stavolta, probabilmente va ricercato in chi mastica da anni norme e commi. Quello che serve recita: “Le commissioni, previa autorizzazione dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio, svolgono indagini conoscitive su argomenti determinati, ritenuti di particolare interesse ai fini dell’attività della Regione”. Calza a pennello per l’autonomia. Ma non è all’articolo 31, quello che prevede le commissioni speciali da far presiedere alla minoranza, bensì il 30: la soluzione per la Lega con cui uscire dalla trappola in cui si era cacciato Allasia.

Non sarà una commissione speciale, ad occuparsi dell’autonomia, bensì una commissione permanente, che ha un precedente nella giunta di Mercedes Bresso quando a guidare l’organismo chiamato ad affrontare la questione del post Olimpiadi era stato l’attuale senatore Mauro Laus e la cui presidenza non deve affatto essere attribuita alle opposizioni. Infatti, sarà il leghista Riccardo Lanzo a guidarla, forze allargandone il campo (e la durata per tutta la legislatura) alla semplificazione legislativa e alla sburocratizzazione, in pieno accordo con Roberto Rosso, titolare delle deleghe in materia. Il nome dell’avvocato novarese, capogruppo vicario, era già scritto accanto alla voce autonomia quando Allasia, nella foga dell’annuncio per bruciare tutti (in particolare il governatore) e intestare alla Lega, oltre che a lui, quell’idea scivolò sull’aggettivo che specifica la commissione. Lo stesso che trasformerà lo sgambetto del Pd in un inciampo per i dem.

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