NEL TUNNEL

Tav, la Lega sbeffeggia i 5 stelle: "Contrari? Uscite dal governo"

Salvini manda in campo Molinari che con il suo omologo al Senato lancia il guanto di sfida ai grillini: "Se è un delitto, uno spreco, un crimine, un regalo a Macron e al partito del cemento, che ci stanno ancora a fare in un esecutivo che la realizzerà?"

“Se per i 5 Stelle la Tav è un delitto, uno spreco, un crimine, un regalo a Macron e al partito del cemento, che ci stanno a fare in un governo che la realizzerà? Se vogliono possono dimettersi, nessuno li obbliga”. Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, assieme al suo omologo di Palazzo Madama Massimiliano Romeo, lancia il guanto di sfida. A ventiquattr’ore dalla marcia in Valsusa che ha segnato la definitiva frattura tra i grillini e che quel che resta del movimento che si oppone all’alta velocità, il M5s viene messo in un angolo anche dall’alleato. I dioscuri di Matteo Salvini arrivano a paventare persino la crisi di governo. Il pensiero va subito al ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, che non ha firmato la lettera all’Inea inviata dal Mit venerdì scorso. Ma sarebbe il primo e neppure l’unico obiettivo. L’ennesima tempesta in un bicchiere colmo di fiele oppure stavolta siamo a un passo dalla rottura? L’interrogativo che serpeggia dalle parti del Colle con sempre maggior insistenza è quanto ancora potrà andare avanti il “matrimonio” tra Lega e Cinquestelle, uniti – in teoria – dallo sbandierato Contratto, ma divisi di fatto – in pratica – da visioni opposte su più argomenti. E la Torino-Lione non è una questione propriamente marginale.

“Sulla Tav per noi non è un avvertimento, è proprio un vaffa, perché' le cose vanno avanti anche senza di loro”, spiegano fonti leghiste. “Se ci stanno, bene. Se non ci stanno perché non si dimettono? Nessun avvertimento, solo una presa d’atto. Noi non mettiamo in discussione il governo, semmai sono loro a farlo. Le cose da fare sono sotto gli occhi di tutti”. Su questo i leghisti non sono disposti a proseguire la discussione, dopo il sì del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Anzi, Salvini potrebbe recarsi presto sul cantiere piemontese per sottolineare anche con una presenza fisica la determinazione del partito nel portare a termine l’infrastruttura.

Insomma, è una sfida e insieme un avvertimento: la finestra elettorale non si è ancora chiusa. Ma i Cinquestelle non ci credono, persuasi che alla fine Salvini non romperà. E rispondono dando dei “bulli” agli alleati di governo. In una dinamica, sempre sull’orlo del precipizio, che prima del ferragosto sarà sottoposta a “stress test” su temi come l’Autonomia e il decreto sicurezza bis. Ad agosto, spiegano i leghisti, la crisi è “ancora possibile”. Più difficile diventerà a settembre, quando dovrebbe essere approvato il drastico taglio dei parlamentari. A dopo l’estate potrebbe intanto slittare, secondo il M5s, il dossier autonomia, a dispetto delle pressioni lombardo-venete. Martedì potrebbe esserci a Palazzo Chigi un nuovo vertice, sul capitolo spinoso delle risorse finanziarie. I Cinque stelle ascrivono l’uscita al nervosismo di Salvini per l’attacco di Di Maio sui temi della sicurezza. Ci pensano un po’, poi a sera rispondono beffardi: “Così è fin troppo facile, dalla Lega fanno i bulli sulla Tav coprendosi dietro ai numeri di Pd e Cav. Se ogni forza politica votasse per sé passerebbe la mozione M5s. Solo votando insieme Lega e Pd o Lega e Forza Italia passerebbe la loro mozione. È un patto del cemento, spalleggiato da +Europa e Radio Soros”, Radio radicale.

La Tav è “un’opera inutile, antistorica, dannosa”, “un altro favore alla Francia di Macron”  si legge sul sacro Blog delle Stelle. “Battaglieremo finché ne avremo la possibilità, restiamo orgogliosamente No Tav”. Al Senato, probabilmente il 7 agosto, il Movimento 5 stelle voterà contro l’opera. L’esito è scontato: vincerà il Sì, con l’ok di Lega, Pd, FI, FdI e la Tav si farà. Ma la mozione depositata venerdì dai pentastellati a Palazzo Madama, che ha in testa la firma del senatore torinese Alberto Airola, è un escamotage per evitare che la Torino-Lione sia la mina in grado di far saltare il gruppo e lo stesso governo. Che il Parlamento sia “sovrano” lo ha detto anche Beppe Grillo. Ma i No Tav con il leader Alberto Perino, accusano i grillini di aver “calato le braghe” e averli “venduti”. Da qui la repentina alzata dei toni: “Noi non ci arrendiamo, noi pensiamo al Paese, non facciamo regali a Macron” ha scritto su Twitter Luigi Di Maio per presentare il provvedimento pentastellato. “L’unico regalo a Macron lo hanno fatto M5s e Pd votando la presidente della Commissione Europea decisa a Parigi e Berlino” ha replicato la Lega, secondo cui “chi dice No al Tav invece dice no al futuro, al progresso e al lavoro, è fuori dal mondo” si legge nella nota del Carroccio, che di fatto ha risposto a Di Maio e al blog. In serata, poi, è stato direttamente Salvini a ribadire la posizione del suo partito e, perché no, anche del governo: “L’opera si farà, indietro non si torna”.

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