LA SACRA RUOTA

Fca, o la Borsa o la vita

Il titolo, nell'ultima settimana, ha perso il 4,98% e si è pericolosamente riavvicinato agli 11 euro per azione. Pesano il calo delle vendite e la possibile recessione americana. Rumors annunciano un'accelerazione nel capitolo alleanze. Con Psa?

In una settimana difficile in Borsa, con i mercati impegnati a destreggiarsi fra diversi “cigni neri”, il titolo Fca ha sofferto e non è riuscito a recuperare terreno nemmeno quando i listini sono rimbalzati. La quotazione del Lingotto, nelle ultime sedute, ha perso il 4,98% e si è pericolosamente riavvicinata agli 11 euro per azione, schiacciata da diverse dinamiche mondiali che stanno colpendo tutto il comparto automobilistico. Da un lato, infatti, sul settore in generale pesa il rallentamento del mercato cinese; dall’altro per Fca, che deve buona parte dei suoi profitti al mercato nordamericano e alle performance delle sue Jeep, i timori di un rallentamento dell’economia Usa, che potrebbe anche sfociare in una recessione, non sono da sottovalutare. Altro tema è la pesantezza del mercato italiano, dove il gruppo è storicamente leader, e che negli ultimi trimestri ha inanellato una sfilza di segni meno.

A smuovere le acque (e, di conseguenza, il titolo) potrebbe essere nuovamente il capitolo alleanze, tema sempre al centro delle discussioni nel settore. Le trattative con Renault, dopo l’improvviso stop a un passo dal traguardo nella scorsa primavera, sono ripartite sotto traccia e anche l’altro grande gruppo francese, Psa, sta cercando di riallacciare un canale con la casa controllata dalla famiglia Agnelli. Quest’ultima eventualità potrebbe diventare ancora più cogente se i soci cinesi di Peugeot dovessero decidere di uscire dall’azionariato, in cui hanno un ruolo strategico assieme al governo di Parigi, presente con quote importanti in entrambe le due aziende automobilistiche transalpine.

Insomma, il futuro del gruppo italo-americano è orientato Oltralpe. Del resto era stato lo stesso ceo del gruppo transalpino che comprende anche l’ex brand di General Motors, Opel, Carlos Tavares ad avere fatto sondaggi molto prima che scoppiasse la “bomba” Fca-Renault, per una possibile fusione con la società guidata da Mike Manley. Ottenendone, però, una risposta non proprio incoraggiante. Ora però visto che Renault ha difficoltà a risolvere i suoi problemi con l’alleato Nissan potrebbe davvero riaffacciarsi per Fca l’ipotesi di un “agreement” strategico con Psa. Il gruppo francese, al momento, gode di buona salute e i risultati dei primi sei mesi dell’anno ne hanno dato un’ulteriore conferma, ma soprattutto ha una strategia ben definita sul tema più “caldo” al momento nel settore automotive e cioè la svolta verso l’elettrificazione. Sono tanti i nuovi modelli non solo ibridi, ma anche elettrici in arrivo pronti a rispondere ad una domanda in costante crescita anche in Paesi come il nostro che non hanno mai brillato per una vocazione green. Resta da capire come un accordo bocciato qualche mese fa da Fca possa diventare interessante ora per Psa.

L’ipotesi potrebbe essere l’annunciata intenzione del gruppo cinese Dongfeng che dispone di una quota rilevante del gruppo francese, il 14,1%, ma che sembra pronto a rimettere sul mercato per monetizzare una quota che nel tempo si è valorizzata e di molto. Questa volta a fare la prima mossa dovrebbe essere Fiat Chrysler magari subentrando ai cinesi e mettere le basi di una fusione con Psa. Da capire il ruolo che intenderebbe assumere in questo frangente Tavares che non hai mai digerito del tutto la possibile fusione di Fca con Renault di cui era stato per diversi anni uno dei manager di punta fino a quando a cacciarlo era stato Carlos Ghosn, il grande teorizzatore dell’Alleanza Renault-Nissan poi caduto in disgrazia. Tavares, tuttavia, ama le sfide impossibili come l’acquisizione di Opel che in meno di un anno non solo è riuscito a risanare dopo anni di bilanci in rosso, ma è stato capace di integrare nelle strategie degli altri marchi del gruppo e cioè Citroen, Ds e Peugeot.

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