POLITICA & SANITA'

Dalla sanità veneta al Piemonte, un Gran Visir alla corte di Cirio?

Il braccio destro di Zaia tra i papabili per la guida operativa di corso Regina Margherita. Con un occhio a quei palazzi romani dove l'assessore Icardi è ancora poco conosciuto. Un manager molto apprezzato e dal piglio risoluto, abituato a far parlare i risultati

Sarà pure il Gran Visir della Sanità del Veneto, come lo ha ribattezzato chi ne sottolinea il suo potere. Ma Domenico Mantoan è l’uomo che ha costruito e governa, nel suo ruolo di direttore regionale, il sistema di ospedali e di rete territoriale nella regione del Nord Est che senza esitazione, già pochi giorni dopo l’insediamento, il governatore Alberto Cirio e il suo assessore Luigi Icardi hanno detto di voler prendere a modello. “In Veneto la Sanità funziona bene ed il privato ha una quota complessiva del 7%, mentre in Piemonte la quota di sanità privata ospedaliera per le acuzie è intorno al 3,5%”.

Con questi presupposti e tenuto conto dei rumors sempre più insistenti in alto loco, se nell’elenco di coloro che risponderanno al futuro bando per la direzione generale della Sanità piemontese comparirà il nome di Mantoan sarà la conferma di un’ipotesi che si fa facendo in questi giorni sempre più solida. Ancora ieri alla Summer School di Motore Sanità, ospitata ad Asiago, dove l’attuale direttore regionale della sanità veneta è stato tra i relatori, le voci su una sua possibile migrazione da Est e Ovest sono girate tra gli addetti ai lavori. Per nulla improbabile, inoltre, che della “cessione” del supermanager Cirio ne abbia parlato con il suo collega Luca Zaia, sabato scorso a margine del raduno leghista degli amministratori a Milano.

Dopo aver accantonato in fretta l’idea di guardare alla Lombardia, probabilmente con suggerimenti arrivati da ambienti vicini ad Arcore, e all’attuale direttore generale del Niguarda Marco Bosio e poi sfuggita l’occasione di riportare in corso Regina Thomas Schael il mastino tedesco dei conti un cui ritorno dopo il periodo passato a sovrintendere il piano di rientro aveva messo in allarme più di un camice bianco e altrettanti colletti di identico colore, Cirio e il suo assessore sembrano intenzionati a stringere sui tempi e sul nome.

L’attuale direttore, Danilo Bono, andrà in pensione a dicembre e come ha spiegato in un recente colloquio con lo Spiffero, pur avendone la possibilità non chiederà di restare oltre la data del suo sessantacinquesimo compleanno. La sua poltrona nella plancia di comando di corso Regina non potrà restare vacante. Non solo, e già basterebbe, per la molteplicità dei problemi da affrontare quotidianamente nella regione, ancora una volta alla prese con bilanci delle aziende più o meno pesantemente in rosso, ma anche per quella posizione che il Piemonte riveste nella Conferenza delle Regioni quale titolare del coordinamento per la sanità. Proprio questo ruolo rappresenta uno degli indizi a sostegno dell’ipotesi di un arrivo a Torino del sessantaduenne medico vicentino con nel curriculum otto anni da ufficiale medico alla Legione Carabinieri di Udine e all’ospedale militare di Verona e poi un susseguirsi di incarichi dirigenziali che lo hanno portato all’apice del sistema sanitario del Veneto. Fino a diventare, tra ammirazione e invidia, il Gran Visir della sanità veneta, una delle migliori del Paese: giudizio riconosciuto anche dagli avversari politici di Zaia.

Mantoan in quella veste di supersherpa che era stato di Fulvio Moirano e poi di Renato Botti e infine di Bono al fianco di Antonio Saitta e oggi mantenuto da Icardi al coordinamento in seno alla Conferenza delle Regioni c’è stato a lungo. Solo quando Sergio Chiamparino si dimette dalla presidenza della Conferenza, i posti si rimescolano e la Sanità passa dal Veneto al Piemonte. Una cessione non proprio ben digerita da Zaia che pare aver provato a riconquistarla dopo la supplenza dell’Emilia Romagna, in seguito alle dimissioni di Saitta proiettato verso la presidenza dell’Aifa, obiettivo mai concretizzato per una delle tante non decisioni dell’ex ministra Giulia Grillo. Chi lo conosce bene assicura che Mantoan in quel ruolo importantissimo di raccordo con le altre Regioni e il ministero, figura cruciale per qualsiasi assessore, tornerebbe molto volentieri, anche se con la maglia del Piemonte e non più della sua regione di nascita e nella quale ha fatto tutta la sua carriera. Per Icardi, ma per lo stesso Piemonte, sarebbe una garanzia.

L’altro elemento che potrebbe agevolare il trasferimento dell’alto dirigente, come auspicherebbero Cirio e icardi, sta nella fine del suo contratto, il secondo e per questo difficilmente rinnovabile, con la giunta Zaia, che scadrà a maggio del prossimo anno. Mantoan recentemente era stato nominato dal governatore della Sardegna Christian Solinas, in accordo con Zaia, quale commissario dell’Azienda sanitaria unica dell’isola, quella costituita da Moirano chiamato dall’allora presidente della Regione, il Pd Francesco Pigliaru e che il suo successore di centrodestra vuole smontare. Il manager veneto aveva accettato, assumendo l’incarico per il quale Solinas aveva prima interpellato Schael ricevendone un diniego, poi però ci ha ripensato: per Mantoan quell’incarico sarebbe stato incompatibile con la sua permanenza al vertice della macchina sanitaria del Veneto.

Tra le varie ragioni a sostegno di un suo approdo in Piemonte ci sarebbero anche i rapporti un po’ raffreddati con lo stesso governatore, un esito naturale in molti casi dopo una lunga collaborazione, forse anche colpa di quello che per molti è un merito di Mantoan: l’aver mantenuto metaforicamente le stellette sulle spalle con un senso spiccato per la gerarchia e toni spesso sbrigativi con la catena di comando. Un piglio che più volte avrebbe provocato lamentele arrivate al governatore. Cose che succedono dappertutto.

Non ovunque succede, invece, che una Regione nella Sanità accresca i servizi, allunghi i tempi di apertura degli ambulatori negli ospedali riducendo le liste di attesa così come l’indebitamento e sia ai vertici nazionali nei Lea, i livelli essenziali di assistenza, con in più una rete territoriale di eccellenza. E una presenza numerica del privato accreditato importante senza, tuttavia, arrivare ai livelli lombardi. Mantoan, nell'unica Regione dove non si applica l'addizionale Irpef, è riuscito a risanare il miliardo di disavanzo ereditato dall'amministrazione di Giancarlo Galan con tagli che certo non hanno contribuito alla sua popolarità in certi ambienti. 

In Veneto molti danno per compiuta la sua missione alla guida di un comparto che fattura oltre 10 miliardi l’anno e con un modello che piace tanto a Cirio. E che il centrodestra sembra intenzionato ad applicare in Piemonte, offrendo la tolda di comando di corso Regina al Gran Visir dal pugno di ferro. 

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