PROFONDO ROSSO

Appendino rinegozia i mutui: "furberia che ci costerà cara"

L'operazione con Cassa depositi e prestiti prevede un risparmio immediato di 32 milioni, ma tra sette anni arriverà il salasso e alla fine i torinesi ci rimetteranno 32,5 milioni. Lo Russo (Pd) promette battaglia in Sala Rossa

Un risparmio di 32 milioni per il 2020 e il 2021, un salasso per gli anni a venire. Così la rimodulazione dei mutui decisa dall’amministrazione comunale carica sulle spalle dei torinesi di domani il grosso dei debiti contratti in tutti questi anni. Uno sconto che costerà caro o forse solo “una furberia che i cittadini pagheranno a caro prezzo” attacca il capogruppo del Pd Stefano Lo Russo che promette battaglia in Sala Rossa. E il conto, alla fine, è di 32,5 milioni in più scaricati tra il 2037 e il 2045. Intanto la sindaca tira un sospiro di sollievo, punta a chiudere il mandato senza troppi patemi dal punto di vista finanziario e sfruttare queste risorse in più qualche investimento e per sistemare i conti in sospeso con le sue partecipate, a partire da Iren (con cui è stato sottoscritto un piano di rientro) fino a quelle del trasporto, Gtt e Infra.To.

Ma in cosa consiste l’operazione? Su proposta dell’assessore al Bilancio Sergio Rolando, ieri la giunta comunale ha approvato una delibera che prevede la rinegoziazione di mutui per 539,7 milioni di euro con Cassa depositi e prestiti. L’operazione prevede di allungarne la durata in media di sette anni. Fino al 2036 l’amministrazione risparmierà complessivamente 65 milioni, di cui la metà circa, come detto, nei prossimi due anni in cui praticamente le rate del Comune verranno congelate. Poi però, visto che la Cdp, ancorché si tratti di una cassaforte pubblica, controllata dal governo, “non fa beneficienza” – come sottolinea Lo Russo - tra il 2037 e il 2045 i torinesi pagheranno il conto di questa scelta: e così, se nei prossimi sedici anni si avrà un risparmio di 64,8 milioni, nei successivi sette si prevede un sovraccarico di 97,3 milioni. Un’operazione in perdita ma che oggi rappresenta un po’ di ossigeno per Chiara Appendino.

“Analoga furberia era stata fatta l’anno scorso su mutui contratti tra il 2003 e il 2005. Il cambio delle modalità di quel rimborso produrrà al termine del mutuo un extra-esborso per le casse dei torinesi di 52 milioni. Che con i 32 circa di adesso portano l’extra che i torinesi dovranno pagare a oltre 85 milioni. Un bella eredità quella grillina, non c'era dubbio” afferma ancora Lo Russo, secondo cui si tratta della “ennesima operazione spregiudicata” di questa giunta. La sindaca potrà ribattere che neanche l’eredità lasciatale dal centrosinistra era poi così invidiabile e così si andrà avanti per un paio d’anni ancora, mentre quell’“onda verde di giovani che fa bene al pianeta”, così come la sindaca ha definito i ragazzi di Fridays for future, è meglio che inizino a mettere le monetine nel salvadanaio perché saranno loro a pagare questi debiti.

Rincara la dose Osvaldo Napoli, capogruppo di Forza Italia in Consiglio Comunale, per il quale la delibera approvata dalla giunta comunale di Torino “è qualcosa di più che una beffa per le future generazioni torinesi. È un vero e proprio furto del futuro visto che il sindaco Appendino ha scaricato debiti per circa 100 milioni da pagare fra il 2039 e il 2045”. Per l’esponente azzurro “il senso dell’operazione messa in piedi da una giunta ridotta alla disperazione che ha scelto di godersi due anni di risparmi fino al 2021 (guarda caso, anno delle elezioni comunali) è quello di scaricare tutto su chi verrà dopo. I mutui rinegoziati hanno un valore di circa 530 milioni, la scelta di allungarne la durata porta benefici nell’immediato ma produce interessi crescenti a mano a mano che si avvicina la loro scadenza”. 

print_icon