LA DISCESA IN CAMPO

Il quid di Cairo, gli spergiuri del Cav

Berlusconi aspetta una settimana per smentire l'incontro, avvenuto sabato scorso, con l'editore piemontese. Una dichiarazione talmente poco convincente da risultare una conferma. Fibrillazioni a corte. Per il giro della Gelmini Cirio è ormai un "salviniano di complemento"

La corte di Arcore è attraversata da una preoccupazione che rasenta il panico e il monarca cerca di tranquillizzarla. “Urbano Cairo ha gli stessi valori nostri, ma io penso che lui non abbia nessuna vera intenzione di entrare in politica". Silvio Berlusconi fa scorrere il dito nel colletto della camicia, inducendo l’immagine di un certo imbarazzo, mentre nega quell’incontro con il suo ex assistente personale divenuto anch’egli tycoon ripercorrendone le orme, che fonti attendibili e assai vicine al leader di Forza Italia hanno invece riferito con una certa dovizia di particolari. E senza che né Cairo, né Fedele Confalonieri e Gianni Letta (tra i pochi testimoni del faccia a faccia) abbiano sentito la necessità di smentire.

“Sono molti mesi che non incontro Urbano, a cui sono legato da lunga amicizia. Abbiamo sempre parlato di politica, ma ha sempre escluso questa possibilità (della discesa in campo, ndr), dato che la ritiene incompatibile con quello che ha da fare". Il Cav alla giornata conclusiva di IddeItalia, kermesse organizzata da una delle amazzoni, Mariastella Gelmini, dice quello che un buon numero di parlamentari e dirigenti azzurri attendevano di ascoltare. A una settimana esatta dal misterioso incontro, dopo che anche i più scettici hanno trovato conferme. Quanto ciò possa allontanare del tutto i timori è difficile dirlo. Chi ha costruito la sua carriera grazie a l sultano di Arcore e conserva posizioni sempre grazie a lui, sa bene che un passaggio di testimone da Berlusconi a Cairo – sia pure con tutti gli onori e le cariche conservate al fondatore – non garantirebbe l’automatico passaggio dei veri cerchi tragici della corte. Tutt’altro.

Nei progetti dell’editore del Corriere e presidente del Torino per un suo ingresso in politica non sarebbe affatto contemplato il traghettare dall’attuale partito alla nuova formazione una zavorra che certo non ha brillato nei risultati, ormai ripetuti, delle elezioni. E poi il rischio di cambiare solo il vertice, pur conservando un ruolo di fondatore per il Cav, e non necessariamente quel che c’è attorno sarebbe ben chiaro al tycoon dalle origini mandrogne. Insomma, la smentita dell’incontro che più fonti hanno riferito e collocato a Villa san Martino sabato 5 ottobre è parsa non troppo convincente quanto piuttosto dettata dalla necessità di non accentuare quele tensioni che da tempo ormai pervadono il partito e, soprattutto, i suoi maggiorenti più vicini al leader.

Un dato emerge, tuttavia, con chiarezza dalle parole del Cav: Cairo “ha i nostri stessi valori” ed è “intelligente, ci sa fare, è un bravo imprenditore. Il ritratto dell’erede ideale. Eredità pesante quella di Forza Italia, lacerata da beghe interne, dal pur non pesantissimo scisma totiano, dalle irritazioni di Mara Carfagna verso scivolamenti eccessivi verso la Lega e, sul versante opposto, da attrazioni verso il partito di Matteo Salvini. Lo stessa decisione presa da Berlusconi di andare in piazza San Giovanni alla manifestazione di Salvini e di Giorgia Meloni dopo un’iniziale idea di non partecipare, aumenta se possibile le tensioni interne e suggerisce possibili posizionamenti nell’ipotesi della discesa in campo di Cairo.

Se una figura “storica” di Forza Italia come Renato Brunetta diserterà la piazza – “Non sarò a una manifestazione sovranista” – reclamando “un centrodestra al cui interno ci siano pari dignità”, ancor prima del cambio di programma del Cav, ad annunciare il suo viaggio nella Capitale era stato il governatore del Piemonte. “Andrò perchè è importante lavorare bene per Forza Italia e per una coalizione unita” ha spiegato Alberto Cirio. Nella platea del Palazzo delle Stelline i giudizi sul governatore non sono stati dei più lusinghieri: i più lo considerano alla stregua di un “salviniano di complemento”, oramai organico al Capitano.

Sarà pure unito, il centrodestra, negli auspici di Cirio e nel ripensamento di Berlusconi sulla piazza di sabato prossimo. Ma l’avvertimento del capo della Lega è chiaro: “C'è qualcosa di nuovo, vogliamo andare oltre, aggregare, crescere e includere. Non rinasce il vecchio centrodestra”. Chissà, forse una ragione in più per la nascita di un nuovo partito, figlio o parente ma non certamente clone di Forza Italia, con la discesa in campo di Cairo che “ha i nostri stessi valori”.