ECONOMIA DOMESTICA

Senz'auto il Piemonte si ferma

Per il quarto trimestre consecutivo la produzione industriale della regione è negativa: -0,8%. In attesa degli investimenti di Fca a Torino, brindano Cuneo e Alessandria trainate dal settore alimentare. L'indagine congiunturale di Unioncamere

C’è un Piemonte che cresce e guarda al futuro con fiducia e un altro che arranca, costretto nelle sabbie mobili di una stagnazione che dura ormai da oltre un anno. Da una parte le province del Sud – Cuneo e Alessandria – brindano al buono stato di salute dell’industria alimentare e delle bevande, dall’altra Torino, Biella e Vercelli continuano a subire la crisi dei comparti più tradizionali, dai mezzi di trasporto al tessile. È questa la fotografia di una regione a due velocità, penalizzata da un capoluogo in recessione, scattata dall’indagine congiunturale di Unioncamere sull’industria manifatturera. Il periodo preso in esame è quello tra aprile e giugno 2019, in cui la produzione industriale ha segnato, per il quarto trimestre consecutivo, una variazione tendenziale negativa (-0,8%). Una flessione, peraltro, di intensità superiore rispetto a quanto evidenziato nei tre trimestri precedenti.

Il calo della produzione industriale si associa ai risultati solo debolmente positivi registrati dagli altri indicatori analizzati: si evidenziano, infatti, un andamento sostanzialmente piatto degli ordinativi interni (+0,2%) e una crescita stentata di quelli esteri (+1,0%); in media, il fatturato totale delle imprese manifatturiere intervistate aumenta dello 0,6% rispetto al periodo ottobre-dicembre 2018, con la componente estera che registra un incremento dell’1,2%; migliora rispetto al II trimestre 2018 il grado di utilizzo degli impianti che si attesta al 68,4%.

“Il nord del Piemonte, che non può avvantaggiarsi del buon risultato dell’industria alimentare, soffre proprio nei comparti che lo hanno sempre caratterizzato quali mezzi di trasporto, industrie elettriche ed elettroniche e filiera tessile” afferma il presidente di Unioncamere Vincenzo Ilotte. A segnare l’arretramento più significativo è Biella (-4%) che paga la sua vocazione nel comparto tessile e dell’abbigliamento, tra i settori più in difficoltà con la produzione in contrazione del 2,3%, ma è evidente come sia in particolare la crisi di Torino a fiaccare tutta la regione. La produzione industriale del capoluogo cala dell’1,8 per cento, nella sfiancate attesa che finalmente partano gli investimenti di Fca per il polo dell’elettrico e del lusso tra Mirafiori e Grugliasco. Così come il numero uno dell’Unione Industriale Dario Gallina, anche Ilotte si rivolge agli “attori economici e istituzionali” perché lavorino a “politiche volte a un rilancio degli investimenti e della domanda interna”. Secondo Paolo Musso, direttore commerciale Imprese Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria la risposta risiede nell’internazionalizzazione. “I mercati più lontani continuano a offrire opportunità interessanti. Una delle leve su cui puntare sono ancora una volta le filiere, che permettono alle aziende che ne fanno parte di essere più resilienti rispetto alla media. L’internazionalizzazione e la crescita dimensionale delle piccole ma dinamiche imprese della regione sono altri due obiettivi da perseguire per dare forza al sistema”.

Come detto, a livello settoriale, l’unico risultato positivo appartiene, come nel I trimestre dell’anno, al comparto alimentare, la cui produzione cresce del 3,5%. Con il segno più anche la meccanica, che incrementa la produzione dello 0,8%. Stabile l’andamento delle industrie elettriche ed elettroniche (+0,1%). Tutti gli altri comparti evidenziano risultati negativi. In particolare la chimica flette dell’1,2%, i metalli segnano una contrazione dell’1,4%. Il calo del tessile e dell’abbigliamento appare ancora più consistente (-2,3%), ma il dato più penalizzante appartiene, ancora una volta, ai mezzi di trasporto (-5,1%). A pesare, in particolare, è la produzione di autoveicoli (-48,1%), un calo importante dell’andamento della componentistica autoveicolare (-8,6%) e una flessione dell’aerospazio (-7,1%).

L’analisi per classe di addetti evidenzia una sostanziale stabilità per le Pmi, mentre micro e grandi imprese subiscono flessioni produttive. In particolare le imprese di piccole dimensioni (10-49 addetti) registrano una variazione del +0,3% e le medie aziende (50-249 addetti) mostrano un andamento del tutto analogo (+0,4%). Per le realtà di grandi dimensioni (oltre 250 addetti), invece, la flessione produttiva è dell’1,6%, mentre le micro aziende segnano una contrazione dell’1,1%.

Il risultato negativo registrato a livello medio regionale trova conferma in 4 su 8 delle realtà provinciali piemontesi. Una flessione intensa della produzione industriale colpisce il biellese (-4%), a causa delle criticità vissute dal comparto tessile. Dato negativo anche per il capoluogo regionale, che segna un calo della produzione manifatturiera dell’1,8%. In questo caso determinante è stato il contributo negativo offerto dai mezzi di trasporto. Meno intense, ma sempre con il segno meno, le variazioni tendenziali registrate da Asti (-0,8%) e Vercelli (-0,7%). Grazie all’ottimo andamento mostrato dalle industrie alimentari e delle bevande e alla performance, seppur debolmente, positiva della meccanica, registrano incrementi dei livelli produttivi Cuneo (+1,1%), Novara (+1,0%), Alessandria (+1,4%) e Verbania (+1,5%).

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