TRAVAGLI DEMOCRATICI

Umbria, istruzioni Pd per la sconfitta

Velina per tentare di parare l'urto della Caporetto giallorossa. Il capo della comunicazione di Zingaretti invia una nota riservata a tutti i dirigenti del partito: "Tenere la posizione" è l'ordine. Ma sull'alleanza col M5s Torino continua a fibrillare

A metà pomeriggio la Caporetto umbra era già più che remota possibilità e il timore di un imminente rompete le righe da parte di deputati, senatori e tanti dirigenti scettici rispetto all’alleanza con il Movimento 5 stelle ha fatto scattare l’allarme al Nazareno, quartier generale del Pd, dove il tentativo di tamponare si è manifestato sottoforma di una velina che il responsabile della comunicazione Marco Furfaro ha inoltrato a dirigenti ed eletti del partito: “Tenere la posizione” è l’ordine impartito, anche se nel corpaccione democratico lo sgomento per la sconfitta si mescola alla frustrazione per una battaglia condotta assieme ad alleati che alleati in fondo non sono e chissà a questo punto se mai lo diventeranno.

«Care e cari – è l’incipit – in queste ore abbiamo la necessità di uniformare il più possibile la comunicazione» per evitare che l’intesa con il M5s sia vista come “un laboratorio politicista”. Piuttosto, spiega il nuovo guru della comunicazione dem, è “l’unico terreno praticabile per battere la destra e costruire Un’Italia più giusta”. Ora su questo, almeno a giudicare dall’esito delle regionali in Umbria, ci sarebbe da discutere. Si dice Perugia ma c’è chi pensa a Torino e allo spauracchio di un accordo anche nella città in cui da tre anni e mezzo il Pd locale non ne risparmia una a Chiara Appendino e vede come fumo negli occhi le manovre romane che potrebbero portare a una forma di intesa pure nel capoluogo piemontese alle prossime amministrative. Il rapporto con i pentastellati ha già messo contro la segreteria regionale capitanata dallo “zingarettoso” Paolo Furia e la Federazione di Torino guidata da Mimmo Carretta che si muove in asse con il capogruppo dem in Sala Rossa Stefano Lo Russo. Alla vigilia delle elezioni umbre non sono mancati anche richiami di autorevoli esponenti Pd come il deputato Stefano Lepri che ha invitato consiglieri comunali e lo stesso partito subalpino a “maggiore prudenza” nell’esternare le proprie perplessità nei confronti dell’unica unione di fatto che il parlamentare cattodem sembra tollerare. Basta scorrrere la pagina facebook di Lepri per rendersi conto di quanto il tema sia più che divisivo, lacerante.

Secondo Furfaro, a partire da oggi, «bisogna riaffermare come un mantra: “siamo andati al governo per evitare che Salvini prendesse pieni poteri”» e «con lo scopo di costruire un’Italia più giusta». L’Italia più giusta, secondo Fufaro, deve diventare un tormentone perché «il punto per noi non è il rapporto con il M5s, il punto è l’Italia». E dunque «ci siamo alleati in Umbria perché da soli ognuno di noi è più debole (divisi perdiamo, uniti ce la giochiamo)». Ecco, anche sul “ce la giochiamo” qualche dubbio col senno del poi potrebbe affiorare.  

Il timore è che l’accozzaglia senza un progetto politico rischi di sbiadire ulteriormente l’identità di entrambi i contraenti del patto. Finora insieme per convenienza, per non morire e non certo per una visione comune del Paese (e men che meno dell’Umbria). E quando manca un collante ideale per cui valga la pena combattere, alle prime sconfitte capita che nelle truppe inizino gli ammutinamenti o peggio le rivolte interne. Per sedarle sul nascere Furfaro ha diramato ieri pomeriggio questa velina che in certi casi ha sortito l’effetto opposto, indispettendo ulteriormente chi da settimane chiede una discussione sulla linea politica. «Salvini organizza l’odio, noi vogliamo risolvere i problemi che lo generano» si legge nella lunga missiva. Salvini, intanto, continua a vincere e fa paura anche a Torino.

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