GIALLOROSSI

Dall'Umbria una lezione per Torino: "Mai intese elettorali tra Pd e M5s"

Nel centrosinistra torinese la batosta di ieri mette una pietra tombale sulle ipotesi di trasporre in sede locale l'accordo nazionale di governo. Portas: "I Cinquestelle ci stanno portando alla rovina". Carretta e Lo Russo contestano "scelte calate dall'alto"

Cronaca di un suicidio annunciato in Umbria. Storia di un matrimonio che a Torino non s’ha da fare né domani, né mai. Giacomo “Mimmo” Portas quella dichiarazione che brucerà tutte sui tempi, ad urne appena chiuse, l’aveva pronta da giorni: non servivano neppure le sue riconosciute doti divinatorie in questioni elettorale per capire che “prima il Pd, prima Nicola Zingaretti abbandonano l'alleanza con il M5s meglio sarà per il centrosinistra e per tutto il Paese. I Cinquestelle ci stanno portando alla rovina".

Il giorno dopo, il leader dei Moderati confluito nel gruppo alla Camera di Italia Viva e federato il suo partito con quello di Matteo Renzi, declina ancora con maggior forza quel no ad ogni alleanza con i grillini, guardando a ciò che gli interessa e lo preoccupa di più: le future elezioni comunali a Torino.

Il nemico politico numero uno di Chiara Appendino, il vulcanico parlamentare che fin dall’inizio del governo grillino della sua città ha incominciato ad attaccare, argomenti concreti e manifesti alla mano, la sindaca e la sua maggioranza, sa bene come anche sotto la Mole ci sia chi nel Pd la pensa come Dario Franceschini e sia pronto a replicare la decisione di Zingaretti.

“Questo è un abbraccio mortale. Immagino che tanti del Pd la pensino come me. Io voglio essere alleato con il Pd, ma a patto che con i Cinquestelle non ci si parli neanche. Sono una sciagura per il centrosinistra. Il dato dell’Umbria dice che c’è un 9 per cento in più di persone che sono andate a votare contro questo Governo a cui io non ho votato la fiducia e contro questa alleanza”. Portas non ha dubbi: “Chi pensa di subire il dogma, l’imposizione della segreteria nazionale porterà a un altro suicidio politico il centrosinistra. Ma a quel punto noi non ci saremo. A Torino non dobbiamo farci inquinare dalla superficialità e dai disastri della giunta Appendino”.

Dal leader dei Moderati l’”apprezzamento per la coerenza di Stefano Lo Russo e Mimmo Carretta che, al contrario di altri dirigenti del Pd torinese e piemontese, questa fusione non la vogliono”. Il primo, capogruppo in Comune, in un post osservando come "la portata della sconfitta del candidato civico sostenuto da Pd e M5S, acuita nel suo significato dall'enorme affluenza, è un dato innegabile. Cosi come è innegabile il significato politico che questo risultato avrà sugli equilibri politici nazionali e sul Governo Conte", spende parole inequivocabili circa la prospettiva torinese.

“L'esperimento del candidato civico fuori dai partiti non solo non ha funzionato ma non è stato minimamente percepito come una novità e va tenuto a mente per il futuro", spiega il capogruppo. "Il Pd ne esce sconfitto ma non travolto, vuol dire che abbiamo la possibilità, se correggiamo il tiro, di provare a tornare protagonisti”, ma il dito resta puntato contro  quell’” alleanza innaturale che è maggioranza solo nei Palazzi romani ma non fuori da li'”.

Decisamente critico e non da oggi, verso un accordo con i grillini per le comunali torinesi, il segretario metropolitano: “La storia insegna che far calare dall'alto certe scelte non paga mai". Carretta rammenta a chi vorrebbe condurre il partito verso quell’abbraccio mortale (per usare le parole di Portas) come “nei territori abbiamo sindaci competenti, amministratori straordinari, militanti instancabili, dirigenti di partito preparati. Impariamo a fidarci di loro, rispettiamoli, ascoltiamoli, facciamo tesoro dei loro consigli prima che sia troppo tardi".

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