REGIONE

Rimpasto, braccio di ferro tra Lega e Fratelli d'Italia

Il partito della Meloni pagherà lo scotto dell'affaire Rosso con una poltrona in meno in giunta? Questo tenteranno di fare i salviniani che puntano sul novarese Lanzo. Ma alla fine, per equilibri politici, dovrebbe spuntarla Marrone, cui andrà la Cultura

Dietro l’ostentata mancanza di fretta nel procedere al rimpasto, ribadita ieri da Alberto Cirio nel corso della conferenza stampa di fine anno, c’è in realtà un lavoro già avviato che presumibilmente porterà al nuovo innesto nella squadra di governo in sostituzione di Roberto Rosso e, nel contempo, a probabili rimescolamenti e scambi per quanto riguarda alcune competenze quasi certamente già nelle prime settimane di gennaio.

Come sempre in questi casi e forse ancor più in questa occasione, si tratta di un gioco di incastri da fare con il bilancino a fianco e possibili soluzioni alternative in grado di superare non improbabili impuntature o veti, caratteristiche di ogni coalizione quando è il momento di occupare un posto. Quello lasciato libero suo malgrado dall’ormai ex assessore di Fratelli d’Italia, ancora sottoposto alla custodia cautelare in carcere con l’accusa di aver acquistato voti da personaggi legati alla ‘ndrangheta e subito dimessosi dall’incarico in giunta cui è poi seguita anche la rinuncia al ruolo di consigliere, è il posto da affidare e, nel contempo, profittando dell’occasione fare quei cambiamenti che il governatore ha in animo già da qualche tempo.

A chi, dunque, verranno affidate le deleghe in capo a Rosso fino al 20 dicembre, giorno del suo arresto? Quel che trapela dai ragionamenti in seno alla maggioranza porta a non considerare affatto scontato una sostituzione senza cambi di peso all’interno della coalizione. Insomma, non è detto che quel posto rimanga a FdI. Nella Lega si starebbe facendo sempre più concreta l’ipotesi di rivendicare quella che sarebbe l’ottava poltrona per il partito di Matteo Salvini nella squadra di Cirio, riportando di fatto a quello schema iniziale che aveva segnato – tra diktat e mediazioni – la formazione dell’esecutivo.

Erano stati, quelli, i giorni in cui il partito di Giorgia Meloni prima aveva accettato con il coordinatore regionale Fabrizio Comba quell’unica poltrona concessa dall’azionista di maggioranza per poi, proprio con un intervento pesante della leader nazionale, minacciare di far saltare il banco se i posti non fossero stati due. Una forzatura insieme a quella, poi disconosciuta pressoché da tutti quando Rosso è stato arrestato, sull’ingresso in giunta dell’ex parlamentare azzurro poi transitato in vari altri partiti fino ad approdare con il suo bagaglio pesante di voti in quello della Meloni. Nota e mai smentita la volontà di Cirio di non avere tra i suoi assessori il più volte parlamentare, altrettanto nota la prova di forza di FdI, ai suoi massimi livelli, per imporlo. Alla fine la Lega accettò quella soluzione del 7-2-2 con Forza Italia e FdI entrambi rappresentati da un paio di componenti della formazione guidata dall’azzurro Cirio.

Acqua passata che però potrebbe continuare a macinare, tanto più che la crescita dei consensi del partito della Meloni, elemento a sostegno per rivendicare il mantenimento del posto in giunta, sarebbe al contrario uno dei fattori che indurrebbero la Lega a cercare di limare le unghie ai Fratelli sempre più arrembanti e preoccupanti per gli stessi vertici nazionali del Carroccio salviniano.

Nel caso il segretario regionale Riccardo Molinari portasse a casa l’ottava poltrona, questa sarebbe certamente occupata da Riccardo Lanzo, consigliere novarese e uomo cui la Lega ha affidato in consiglio la gestione della materia politicamente e simbolicamente più importante, ovvero quella dell’autonomia prefigurando per lui, già promosso a vicecapogruppo, la presidenza della nascitura commissione. L’eventuale assessorato a Lanzo, con l’Autonomia oltre alle deleghe che aveva Rosso, sarebbe un segnale forte rispetto al Carroccio novarese tutt’altro che ininfluente per gli equilibri e per un’ulteriore serenità all’interno del partito piemontese dove i leghisti della provincia più lombarda del Piemonte rappresentano uno dei maggiori punti di forza e come tali talvolta anche di frizione.

È chiaro che di fronte a questo possibile assalto leghista i Fratelli non rinunceranno a farsi coltelli, rivendicando con forza il mantenimento dell’assetto attuale. Mettendo sul tavolo la durissima presa di distanza nei confronti dell’ormai loro ex assessore e consigliere, ribadiranno che quella poltrona spetta a loro. In questo caso la scelta appare obbligata: a fare l’assessore non potrà che essere l’attuale capogruppo Maurizio Marrone, trascinando con se un ulteriore rimescolamento di deleghe.

Fuori dai giochi il nuovo consigliere subentrante a Rosso, Davide Nicco, pare anche avere pressoché nessuna chance il cuneese Paolo Bongiovanni, uomo da sempre molto vicino a Cirio, ma non visto troppo di buon occhio in giunta da quella parte dei Fratelli che vanta la genìa aennina e in alcuni casi addirittura missina.

Marrone è pronto, ma nel caso di un suo ingresso in squadra nei ragionamenti che si fanno in queste ore si mette in conto una ridistribuzione delle deleghe con il passaggio della Cultura dalla leghista alessandrina Vittoria Poggio all’esponente di FdI, partito che quella competenza ha rivendicato fin dai tempi della campagna elettorale quando si era addirittura prospettata una candidatura a quella carica dello psichiatra Alessandro Meluzzi, benedetta dalla leader nazionale. Non era andata a Rosso per il quale, come ha detto nei giorni scorsi Cirio, lo stesso governatore al quale l’ex parlamentare era stato “imposto da Giorgia Meloni” aveva assegnato deleghe, per così dire, minori e scarsamente operative.

Adesso, se FdI manterrà la poltrona in giunta, quasi certamente incasserà anche la tanto agognata cultura. E sarà quella l’occasione per fare un ulteriore passaggio di deleghe senza uscire dai confini della Lega: quella all’Agricoltura passerà da Marco Protopapa, la cui testa è stata chiesta neppur troppo velatamente dai vertici di Coldiretti, al vicepresidente Fabio Carosso molto legato e attratto dal mondo delle vigne e dei campi nonché dalla caccia, il quale a sua volta cederà al compagno di partito, geometra di professione, l’Urbanistica e la Programmazione Territoriale.

“Non c’è fretta”, dice Cirio, ma si sta già lavorando e dopo l’Epifania ogni giorno sarà buono per annunciare il rimpasto più rapido della storia della Regione.

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