GIUSTIZIA

“Se fallirò sarà per colpa mia”

Più di trecento persone tra magistrati e personale del Tribunale alla cerimonia d'insediamento del nuovo procuratore capo di Torino, la prima donna al vertice di un grande ufficio giudiziario italiano. "Ho una squadra formidabile, non avrò alibi"

Più di 300 persone tra magistrati, impiegati del Palazzo di Giustizia e rappresentanti delle forze dell'ordine si sono radunate oggi in una delle maxi aule del Tribunale per la cerimonia di insediamento di Anna Maria Loreto a capo della procura di Torino, prima donna a rivestire tale ruolo in un ufficio di primo piano della giustizia italiana. Succede ad Armando Spataro, in pension e dal dicembre 2018, dopo un lungo interregno assunto da Paolo Borgna. Nella votazione decisiva al plenum del Csm la Loreto ottenne più voti, dodici contro sette, rispetto al rivale Salvatore Vitiello, già procuratore a Siena: in suo favore si sono espressi i rappresentanti togati di Aerea e di Autonomia e Indipendenza di Piercamillo Davigo, oltre al laico del M5s.

Sessantasei anni, originaria di Roma ma a Torino dal 1981, sotto la reggenza del compianto procuratore Bruno Caccia, madre di una figlia, pm prediletta da Marcello Maddalena, il nuovo procuratore ha trascorso più di 35 anni da sostituto all’ombra della Mole, coordinando la Direzione Distrettuale Antimafia. Ha legato il suo nome, negli ultimi anni, a inchieste di grande impatto come l’operazione Alto Piemonte, alle infiltrazioni mafiose in Val d'Aosta, all’arresto del latitante Nicola Assisi e a indagini sulla mafia nigeriana.

“Sono consapevole – ha detto, visibilmente emozionata, dopo la dichiarazione di immissione in possesso da parte del giudice Silvia Bersano Begey – del compito che mi aspetta. La mia è una posizione difficilissima perché non posso fallire: ho con me una squadra formidabile, e se fallirò sarà solo per colpa mia. Non avrò alibi”. “Sono certo – ha affermato il procuratore generale Francesco Saluzzo – che la dottoressa Loreto saprà interpretare al meglio il ruolo di capo della procura nel solco dei suoi grandi predecessori. Ha una esperienza solidissima, ha capacità riconosciute da tutti, è apprezzata, è stimata. Sa fare squadra, sa come un pm deve rivolgersi a un giudice. E non sono doti scontate”.

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