REGIONE

"Fratelli, non figli della serva"

Sul rimpasto parte l'offensiva del partito della Meloni. Braccio di ferro con la Lega per il posto vacante in giunta. E per far capire l'antifona pure a Cirio partono due "avvisi". Ieri Comba ha nuovamente parlato con il governatore che stasera a Roma vedrà Molinari

Fratelli sì, ma “non siamo i figli della serva”. Il messaggio del partito di Giorgia Meloni arriva chiaro ai due destinatari, la Lega e il presidente della Regione Alberto Cirio, alzando il livello di tensione sulla già complicata vicenda del rimpasto di giunta. Non che si potesse immaginare un atteggiamento remissivo e acquiescente da parte di FdI rispetto alla posizione ostentatamente rigida dell’azionista di maggioranza della coalizione nel negare all’alleato meloniano il posto che era stato dell’ex assessore Roberto Rosso, intendendolo mettere invece nel già rigonfio carniere leghista.

In quella frase che condensa e rimanda alla vulgata il concetto di “pari dignità tra alleati” c’è, tuttavia, anche la rivendicazione di un peso che Fratelli d’Italia è andato aumentando nei sondaggi e nelle elezioni che si sono succedute a quelle piemontesi del maggio scorso. E c’è, pure, una sorta di pretesa riparazione dei danni subiti, in termini di posti, dopo la non facile conquista del secondo posto nella squadra di governo anche in quel caso tutt’altro che agevolata dalla Lega.

Sta di fatto che nelle mani di Cirio c’è una bella gatta da pelare. Il governatore certamente lo avrà compreso ancora ieri sera quando a margine di un evento che vedeva Fabrizio Comba nel ruolo di console onorario della Bielorussia il governatore ha parlato con il coordinatore di FdI ricavando la conferma dell’intenzione di non volersi piegare alla bulimia di posti della Lega. Questa sera a Roma il presidente incontrerà, per affrontare lo stesso argomento, Riccardo Molinari, che proverà ancora una volta a cercare di convincere di soprassedere, a rimandare la successione di qualche mese, in attesa che la modifica dello Statuto consenta di pescare più assessori esterni. E, comunque, il segretario della Lega piemontese vuole per uno dei suoi il posto che è stato di Rosso.

Molinari tornerà a mettere sul tavolo la vicenda dell’Atc del Piemonte Nord finita a Fratelli d’Italia e non come previsto dal Cencelli alla Lega per via dell’inciampo nell’incompatibilità sulla nomina iniziale, motivando così la richiesta per la Lega del posto vacante in giunta. Ma proprio su quella poltrona su cui siede – per un anno, secondo un accordo che non si sa quanto poi sarà mantenuto – Luigi Songa al posto del leghista Marco Marchioni, si intrecciano versioni diverse. Per FdI, quello non è stato una sorta di regalo da parte dell’alleato, bensì addirittura una sorta di complicazione dei piani stabiliti per nominare il consigliere dell’agenzia. Non solo, dal partito della Meloni sono pronti a ribattere, tramite il governatore, che sono stati loro, i leghisti, a chiedere una mano per uscire da una situazione non poco imbarazzante.

Come si sbroglierà il nodo del successore di Rosso, invece, resta ad tutt’oggi un dilemma. Da ambienti della Lega emergerebbe la disponibilità di un settore del partito ad allentare la morsa e concedere la poltrona a FdI con la condizione indiscutibile che le deleghe del nuovo assessore restino quelle che erano in capo a Rosso, senza aggiungere nulla. Una risposta indiretta e tranchant all’ipotesi della nomina dell’attuale capogruppo Maurizio Marrone, aggiungendo alle competenze tutt’altro che strategiche quella sì importante e da sempre voluta da FdI della Cultura, di pertinenza della leghista Vittoria Poggio. Quest’ala aperturista della Lega, che toglierebbe le castagne dal fuoco al presidente, sembra tuttavia minoritaria e, comunque, sarà Molinari a decidere.

A testimoniare che attorno al rimpasto le fibrillazioni non siano circoscritte ai confini della Lega, ma pervadano anche l’alleato meloniano sono, tra l’altro, un paio di interventi che sono arrivati proprio da quel fronte nel giro di poche ore. Affrontando il tema dei conti della sanità, ieri Marrone ha spedito un messaggio chiarissimo alla giunta: si può parlare di tutto, ipotizzare una riorganizzazione, ma non si provi a pensare a tagli e a soluzioni che i territori hanno già pagato in passato. Il secondo messaggio è arrivato dal fratello d’Italia Paolo Bongioanni che replicando al question time, di fronte all’assenza dell’assessore Marco Gabusi, l’uomo più vicino a Cirio in giunta, sostituito dal collega Luigi Icardi, ha preso di mira proprio il titolare dei Trasporti sottolineando come “sia spesso nella mia provincia (quella di Cuneo, ndr), più per ragioni politiche che amministrative”. Frecce intinte nel curaro che danno l’idea del clima, ma che certo nulla aggiungono a favore di uno scioglimento del nodo del rimpasto. La matassa, tutta ancora da sbrogliare, resta nelle mani di Cirio che la porterà con sé a Roma senza farsi troppe illusioni su una soluzione rapida come fino a qualche giorno fa auspicava.

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