SCIUR PADRUN

Risiko in Confindustria: Marsiaj all'Unione, Gay al regionale

Mentre entra nel vivo la corsa di Mattioli al vertice di viale dell'Astronomia, si aprono i giochi per la successione di Gallina in via Fanti e di Ravanelli in via Vela. L'ex leader dei giovani imprenditori e il numero uno dell'Amma in pole per le due cariche

Il mondo dell’impresa piemontese guarda, naturalmente, al 26 marzo quando sarà eletto il successore di Vincenzo Boccia alla guida di Confindustria, con un’attenzione maggiore per la presenza tra gli aspiranti della torinese Licia Mattioli. Ma ci sono altre date, successive, che toccano forse ancor più di vicino il comparto datoriale subalpino: il cambio al vertice dell’Unione Industriale di Torino al termine del mandato di Dario Gallina e la scelta del successore di Fabio Ravanelli alla presidenza di Confindustria Piemonte. Due passaggi formalmente slegati e indipendenti l’uno dall’altro, ma che non è escluso possano vedere incrociarsi le dinamiche, a cavallo tra la primavera e l’estate quando prima toccherà all’associazione di via Fanti e poi a quella di via Vela. Per quest’ultima c’è un aspetto, una regola non scritta, che ancor prima del profilo imprenditoriale del futuro presidente ne individua la collocazione geografica: l’alternanza tra un industriale torinese e uno del resto della regione. Dopo Gianfranco Carbonato, presidente e amministratore delegato di Prima Industrie, a guidare l’associazione regionale è arrivato nel luglio del 2016 il novarese Ravanelli ad della Mirato azienda tra le principali a livello nazionale nel settore dell’igiene e bellezza e all’epoca a capo degli industriali della provincia.

Toccherà, dunque, a un torinese guidare gli industriali piemontesi per il prossimo quadriennio. Ma chi sarà? I mesi che mancano alla data dell’elezione non sono pochi, i saggi che dovranno recepire le eventuali autocandidature e raccogliere indicazioni dal mondo imprenditoriale nelle varie province incominceranno il loro lavoro presumibilmente a maggio, ma qualche accenno a chi potrebbe ricevere il testimone da Ravanelli già lo si fa. Un nome soltanto, per ora. Quello di Marco Gay. Ex presidente nazionale dei Giovani Industriali dal lungo curriculum imprenditoriale e associativo, eletto lo scorso anno al vertice di Anitec-Assinform, l’associazione delle aziende dell’Ict in seno a Confindustria, il quarantaquattrenne imprenditore torinese siede anche nel cda del Sole-24Ore e vanta un cursus nei vertici nazionali e territoriali dell’associazione datoriale oltre che nel mondo accademico essendo anche nel board della Luiss.

Di Confindustria Piemonte Gay è stato, in passato, vicepresidente, carica ricoperta anche in Viale Astronomia. Insomma non manca certo di esperienza e conoscenza della macchina confindustriale, dei meccanismi e delle relazioni che il ruolo richiede. In più, il suo profilo di imprenditore impegnato nell’innovazione sarebbe molto apprezzato, nonché strategicamente utile, per un’associazione che, per la sua struttura territoriale e la sua rappresentanza di 5.500 aziende per 265mila addetti, ha proprio nella programmazione e nella visione prospettica una delle sue peculiarità e la sua missione per i prossimi anni.

Quello di Gay, però, è anche un nome che si è affacciato nei mesi scorsi come uno dei papabili alla successione di Gallina in via Fanti. Lì, si deciderà prima e la partita potrebbe essere meno tranquilla. Quello dell’anno scorso era stato un maggio caldo quando la chiamata da parte di Gallina alla vicepresidenza di Marco Lavazza era stata accolta con non celato disappunto da Giorgio Marsiaj, il quale non senza ragioni aveva visto in quel ruolo (rivestito da lui insieme a Pierpaolo Antonioli e Massimiliano Cipolletta) una sota di viatico al rampollo della famiglia del caffè per quella poltrona cui egli non ha mai fatto mistero di puntare. Il presidente di Amma, l’importante associazione della meccanica e meccatronica, si alzò e lasciò platealmente il tavolo.

È passato quasi un anno e il borsino di Lavazza viene dato in calo anche per quella conoscenza dell’apparato confindustriale che resta una dote non irrilevante insieme alla gestione di crisi e questioni complesse che purtroppo non mancano nello scenario industriale torinese, facendo apparire assai più concreta la possibilità di arrivare in primavera a una candidatura unica e condivisa: quella di Marsiaj. Tuttavia, nel caso questa unitarietà si rivelasse complessa da raggiungere, non è affatto scontato che la soluzione passi proprio per Gay.

C’è ancora tempo, sia per l’Unione Industriale sia per Confindustria Piemonte, e soprattutto si aspetta di vedere come finirà la partita per la successione a Boccia in viale Astronomia. Anche da quella potrebbero dipendere le scelte a Torino e in Piemonte.

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