POLITICA & GIUSTIZIA

Ream, le carte di Rolando e Giordana

È il giorno delle difese a Palazzo di Giustizia. I legali dell'assessore al Bilancio di Torino e dell'ex capo di gabinetto provano a dimostrare la correttezza del comportamento dei loro assistiti. Il 28 febbraio toccherà all'avvocato di Appendino: la tagliola della Severino

Dopo i legali del direttore finanziario Paolo Lubbia, oggi a Palazzo di Giustizia è stato il giorno delle arringhe difensive di Fabio De Matteis e Maria Turco, rispettivamente gli avvocati dell’assessore al Bilancio del Comune di Torino Sergio Rolando e dell’ex capo di gabinetto Paolo Giordana. Il processo è quello sul caso Ream, che vede tra gli imputati, oltre ai tre già citati, anche la sindaca Chiara Appendino. I capi d’accusa sono falso in atto pubblico e abuso d’ufficio per un debito da 5 milioni di euro non iscritto nel bilancio del 2017 del Comune versati come caparra dalla società Ream. Appendino, Rolando e Giordana hanno chiesto il rito abbreviato, mentre per Lubbia si segue quello ordinario.

A Giordana è contestata, tra l’altro, la veridicità delle affermazioni contenute in una email inviata all’allora direttore finanziario Anna Tornoni (recentemente scomparsa) il 22 novembre 2016: “Al momento, il debito con Ream lo escluderei dal ragionamento in quanto, con tale soggetto, sono aperti altri tavoli di confronto”. Tornoni, secondo i pm Marco Gianoglio ed Enrica Gabetta, “fu indotta in errore” giacché in una deposizione il presidente di Ream Giovanni Quaglia disse che non c’era stata alcuna interlocuzione con l’amministrazione nell’anno 2016. Dunque Giordana mentì? “Dai documenti - hanno replicato oggi le difese – emerge chiaramente che con Ream erano in corso delle interlocuzioni”. Il riferimento è in particolare a due incontri che sarebbero avvenuti il 26 settembre e il 4 novembre proprio tra Palazzo Civico e Ream. “L’ipotesi di un raggiro sia nei confronti dei revisori dei conti sia nei confronti di Tornoni - ha poi sottolineato l’avvocato De Matteis per quel che riguarda la posizione di Rolando – è del tutto infondata. Lo dimostra la lettura delle carte”.

Lo scorso 6 febbraio, il pubblico ministero aveva chiesto per Appendino e Rolando una pena di anno e due mesi, per Giordana un anno. Si tratta di un processo particolarmente insidioso per la sindaca poiché uno dei capi di imputazione – l’abuso d’ufficio – potrebbe far scattare la legge Severino e costringerla alla sospensione della carica. Mentre col falso ideologico non incorrerebbe nella decadenza immediata ma si attenderebbe la sentenza definitiva che arriverebbe (siamo nel mondo delle ipotesi) quando il suo mandato alla guida della città sarebbe ampiamente concluso. Tutto questo al netto del codice etico del Movimento 5 stelle di cui però al momento nessuno sembra particolarmente interessato, al punto che nonostante la spada di Damocle giudiziaria che pende sulla testa della prima cittadina, continuano a filtrare voci di una sua possibile corsa per la leadership nazionale del M5s o addirittura di un bis a Palazzo Civico. Tornando ai rischi connessi alla Severino è certo che un avvocato così accorto come Luigi Chiappero, che difende Appendino e la cui arringa è prevista il 28 febbraio, ne abbia tenuto a debito conto.

La vicenda ruota attorno a un’operazione urbanistica di valorizzazione dell’area ex Westinghouse. Alla fine del 2012 la società Ream, partecipata dalla Fondazione Crt, versa a titolo di caparra 5 milioni di euro. L’anticipo viene spiegato come una sorta di diritto di prelazione sull’area ma curiosamente – e qui entriamo nei rilievi emersi dalle arringhe della difesa – Ream non partecipò neanche alla gara in questione. Comportamento più che legittimo, per carità, ma anomalo. C’è di più: quella somma venne allora identificata come plusvalenza da alienazione immobiliare e iscritta in parte corrente nel bilancio del Comune così da poter essere subito utilizzata. È da allora che quei 5 milioni sono scomparsi dal bilancio comunale, sostengono le difese, nonostante nel dicembre 2013 la gara si fosse chiusa e quindi la caparra dovesse essere restituita, essendo Ream rimasta fuori da quell’operazione. Ma di quella posta scompaiono le tracce nei conti del 2014, poi del 2015, poi del 2016 (e qui entriamo nella querelle politica che ha portato all’esposto dei capigruppo di minoranza da cui è scaturita l’inchiesta) ancora del 2017 e infine viene restituita solo nel 2018.

Insomma, che ci sia stato quantomeno un concorso di colpe tra amministrazione passata e quella presente? È il sospetto dei pm che infatti hanno annunciato che nei prossimi giorni concluderanno le indagini anche su quanto accaduto prima del 2016 e non è escluso che possano essere coinvolti esponenti della giunta di Piero Fassino.

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