EMERGENZA SANITARIA

"L'Unità di crisi non funziona"

Nonostante il cambio al vertice continuano a mancare dispositivi di protezione e attrezzature. La denuncia dei medici: la Regione non riesce a fare acquisti e approvvigionamenti, a differenza di privati benefattori. Rivetti (Anaao): "Disorganizzazione inaccettabile"

“L’unità di Crisi della Regione non funziona e i privati cittadini riescono dove questo organismo non arriva”. La denuncia, suffragata da dati incontrovertibili, arriva dal sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed e conferma quel che da giorni ormai sembra palesarsi sempre più con drammatica chiarezza sulla struttura di corso Marche.

Il sindacato guidato a livello regionale da Chiara Rivetti, parla di “disorganizzazione inaccettabile” e rimarca come “Non si possa affidare la tutela degli operatori solo a opere benefiche”. Ma tant’è, questo è quel che accade a dispetto di proclami e rassicurazioni dell’organismo retto fino a pochi giorni fa dal responsabile del 118 Mario Raviolo e da poco affidato al commissario Vincenzo Coccolo, senza ad ora aver notato grandi cambiamenti, purtroppo.  

“Nonostante il cambio al vertice, la sostanza è sempre la stessa” deve ammettere e accusa il sindacato dei medici. Medici che, attraverso i loro Ordini, non più tardi di ieri hanno fatto un appello drammatico alle istituzioni. “Le maschere scarseggiano. Scarseggiano significa che i rianimatori intubano senza FFp3, che i medici dei reparti Covid tengono le stesse maschere FFp2 per 48-72 ore, che le maschere chirurgiche fino ad oggi mancano negli ambulatori del territorio. Scarseggiano significa che gli operatori contraggono l’infezione e si ammalano”. E poi, negli ospedali del Piemonte “mancano i caschi Cpap, mancano i ventilatori”. Di queste carenze ci sono testimonianze scritte, comprovate e agli atti. Cosa sta accadendo nella sala operativa dove l’assessore alla Sanità Luigi Icardi presidia con costanza la situazione? È vero che ancora pochi giorni fa ha ricevuto una relazione di Raviolo su un vertice di una Asl che il direttore del 118 avrebbe voluto rimuovere seduta stante, mentre mancano i presidi a tutela dei medici che proprio la Regione dovrebbe fornire? Invece di ragionare su caselle da riempire e affrettarsi a tempo record a nominare un commissario alla Città della Salute (quando c’era un facente funzione, come da norma) non sarebbe meglio accelerare sulla fornitura di materiale indispensabile per la sicurezza di sanitari e pazienti?

Nel frattempo ci pensano i privati. Non sol quelli che mettono a disposizione cliniche e personale, ma cittadini che nulla hanno a che vedere con la sanità, ma si mobilitano in un ruolo che anziché di appoggio, diventa sostitutivo.

A Vercelli, l’avvocato Carlo Olmo è riuscito a comprare e far arrivare all’ospedale centinaia di mascherine, dopo aver donato cifra davvero importanti per attrezzature. Lui come altri generosi donatori arrivano dove la Regione non riesce ad arrivare. “Perché?” si chiedono i medici. “I vertici dell’assessorato ci hanno detto di aver fatto l’impossibile per procurare i dpi, ma non è così. I funzionari regionali o gli incaricati dell’approvvigionamento di materiali evidentemente non sono in grado di gestire i rifornimenti”, accusa l’Anaao-Assomed. Che si chiede “cosa sta facendo l’Unità di Crisi?”. Già. Cosa sta facendo? Da augurarsi non sia quello il luogo dove anziché affrontare l’emegenza e fare quel che riesce a privati cittadini, si colga l’occasione per epurazioni e promozioni.

“Le mascherine sul mercato si trovano – spiega il sindacato – l’unità di crisi deve individuare un canale di importazione, deve organizzarsi, coordinarsi con le Asl e comprarle. Avrebbe dovuto farlo da due settimane. Ogni giorno muoiono pazienti e si infettano operatori. Bisogna agire subito: cosa si aspetta ad acquistare i dpi, i ventilatori e le CPap? Se riescono i privati ancor di più dovrebbe riuscirci la Regione. È indispensabile che chi lavorava agli uffici acquisti agisca con urgenza, non come se dovesse acquistare i toner per le fotocopiatrici. Intanto noi ci stiamo ammalando e non abbiamo i mezzi per curare adeguatamente i pazienti. Aggiorneremo l’esposto in procura con questi dati: i dispositivi di protezione personale sul mercato ci sono, i privati cittadini riescono ad acquistarle, gli enti pubblici fanno fatica. Che si indaghi”. E magari qualcuno in piazza Castello chieda conto in corso Regina e corso Marche.

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