BENECOMUNISMO

Acqua pubblica, ennesima manfrina di Appendino

Dopo aver fatto spendere 86mila euro a Smat per un'analisi costi-benefici che ne ha bocciato la trasformazione in consorzio, l'amministrazione grillina tira dritto. Unia: "Chiederemo agli altri soci di procedere". Ma non ha i numeri in assemblea

Non ci crede neanche lei, eppure per tenere sotto controllo una maggioranza in perenne fibrillazione Chiara Appendino ora rispolvera la sempiterna trasformazione di Smat, l’azienda che gestisce l’acquedotto di Torino e della sua area metropolitana, in società speciale consortile. Non le è bastato neanche far spendere 86mila euro per un’analisi tecnica che di fatto smonta questa ipotesi, sottolineandone i rischi a fronte di benefici tutti da dimostrare. Durante la commissione di oggi a Palazzo Civico, l’assessore all’Ambiente Alberto Unia, rispondendo a una mozione della consigliera grillina Daniela Albano, ha gettato il cuore oltre l’ostacolo e confermato le intenzioni dell’amministrazione: “Il prima possibile chiederemo agli altri soci di procedere con l'avvio del processo di trasformazione. I pareri hanno chiarito che perché questo accada serve una volontà politica e noi ce l’abbiamo, vedremo se gli altri soci faranno lo stesso”.

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E dire che se il Movimento 5 stelle avesse voluto davvero introdurre i principi dell’acqua pubblica così come da loro concepiti – nessun utile sulla gestione dei beni comuni, primo fra tutti l’acqua – gli sarebbe bastato approvare la proposta di legge depositata alla Camera dalla deputata Federica Daga, che dispone la trasformazione di tutte le società in consorzi. Ma quel provvedimento langue a Montecitorio, mentre a Torino si vorrebbe smantellare una delle partecipate più virtuose d’Italia in ossequio a un dogma.

Per il vicepresidente della Sala Rossa Enzo Lavolta “questa operazione non andrà mai in porto e otterrà solo l’obiettivo di dividere i Comuni dell’area metropolitana”. Per modificare lo Statuto di Smat, è necessario almeno il 90% del capitale sociale e il 60% dei soci presenti in assemblea. Due scogli insormontabili se solo si tiene conto che tutte le amministrazioni guidate dal centrosinistra (con la sola eccezione di Nichelino)  si schiereranno contro. Basterà che si sfili, com'è scontato che faccia, il Cidiu, cioè il Consorzio della raccolta rifiuti che detiene oltre il 10 per cento delle quote e che è controllato dai Comuni rossi della zona Ovest (capitanati da Collegno, Rivoli e Grugliasco), per far saltare l’operazione. Di più, il Cidiu ha già fatto sapere che in caso di trasformazione uscirà da Smat e chiederà il rimborso delle sue quote.

Insomma, è chiaro che la trasformazione dell’azienda non avrà mai i numeri in assemblea e meno male visto il livello di investimenti previsti nei prossimi anni e gli impegni finanziari assunti, che in caso di modifiche allo statuto rischierebbero di ricadere sui Comuni soci. Appendino lo sa, così come lo sa Unia.

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