CORONAVIRUS & POLITICA

Rsa, caos organizzativo, fase 2: Cirio arruola l'ex ministro Fazio

Il presidente della Regione chiama in servizio il titolare della Sanità nel IV governo Berlusconi. Dovrà far luce sulle disfunzioni e delineare la rete territoriale e i percorsi post Covid. E intanto Molinari mette in riga il gruppo della Lega. Dopo l'emergenza rimpasto inevitabile

Un ex ministro della Sanità per capire cos’ha funzionato e soprattutto cosa non è andato per il verso giusto nelle Rsa del Piemonte e nell’emergenza coronavirus, ma anche delineare quella rete territoriale che ha mostrato più di una falla. Un incarico che, partendo da una indagine su quanto è stato fatto finora, metta in atto percorsi di quella Fase 2 in ambito sanitario che dovrà affiancare il post Covid. Per questa missione il presidente della Regione Alberto Cirio ha arruolato, con i gradi di generale, Ferruccio Fazio, medico, docente universitario e titolare del dicastero della Sanità nell’ultimo Governo Berlusconi, dal dicembre 2009 al novembre 2011, oggi sindaco di Garessio.

Sarà lui a scandagliare la situazione delle case di riposo che a tutt’oggi presenta numeri di decessi e contagi troppo elevati e sulla cui gestione permangono ombre. “Non parlerei di inchiesta, piuttosto di analisi” puntualizza l’ex ministro contattato dallo Spiffero, parlando dell’incarico che Cirio potrebbe annunciare già nelle prossime ore e che formalizzerà lunedì in giunta. A dirla tutta, anche se i diretti interessati smentiscono, è un vero e proprio commissariamento della struttura di emergenza, una mossa (forse tardiva) del governatore per riprendere in mano direttamente la gestione. “Fazio avrei dovuto nominarlo commissario fin dall’inizio”, ha confessato nei giorni scorsi di fronte alla serie di inciampi della macchina di corso Marche.

E mentre nella Lega la tensione si taglia con il coltello, dopo una corsa in avanti di parte del gruppo consiliare pronta a sollecitare con una lettera Cirio sull’uscita dal lockdown, proprio un esponente di primo piano del partito come il presidente della commissione Sanità di Palazzo Lascaris, Alessandro Stecco, è dato tra coloro che faranno parte del pool di Fazio. Oltre a Stecco, responsabile dell’unità di neuroradiologia presso il reparto di radiologia dell’ospedale Maggiore di Novara e associato all’Università del Piemonte Orientale, a lavorare con l’ex ministro berlusconiano dovrebbero arrivare anche il virologo Giovanni Di Perri e il presidente dell’Ordine dei medici di Torino Guido Giustetto, questi ultimi tra i principali e più autorevoli critici dell’operato regionale nell’emergenza. Nel gruppo saranno inseriti inoltre Pietro Presti, il manager recententemente nominato commissario a Vercelli, Massimiliano Sciretti, presidente dell’Ordine degli infermieri, il docente di diritto amministrativo Sergio Foà.

Il nome di Fazio, una lunga carriera quale direttore della medicina nucleare e radioterapia al San Raffaele di Milano, avrebbe trovato se non l’indicazione per il governatore, certamente il deciso avallo del coordinatore regionale di Forza Italia, Paolo Zangrillo, fratello di Alberto, medico personale di Berlusconi e primario di terapia intensiva dell’ospedale milanese dove l’ex ministro ha lavorato per oltre trent’anni. E se a importanti gruppi privati lombardi fanno riferimento alcune Rsa del Piemonte, è ancora oltre Ticino che si guarda per cercare di evitare che quello delle case di riposo in Piemonte si possa rivelare uno dei punti oscuri della gestione dell’emergenza. I numeri dei decessi e quelli dei positivi che con l’aumento del numero di tamponi va crescendo giorno dopo giorno, conferma come quello delle strutture per anziani sia uno dei punti maggiormente critici.

Ma nei propositi di Cirio per il ruolo dell’ex ministro, c’è anche la valutazione di quella catena di comando – Unità di Crisi, comitato tecnico scientifico e, a scendere Asl e Servizi di Igiene e Sanità Pubblica – che è inciampata in errori come la scomparsa delle mail con le richieste di tamponi, arrivando alla sparizione addirittura di tamponi veri e propri già effettuati, per non dire delle decisioni come quella assunta dal direttore della maxiemergenza Mario Raviolo di rifiutare l’offerta di medici e infermieri da parte della Protezione Civile nazionale, poi smentita e ribaltata dall’assessore Luigi Icardi con la richiesta di rinforzi sanitari.

Il lavoro di Fazio e dei suo collaboratori, il cui numero pare destinato a crescere con il concreto rischio di vedere l’ennesimo organismo dove si mescolano ruoli professionali e politici con bilanciamenti ispirati a un Cencelli adattato al coronavirus, dovrebbe non solo portare a rapidi correttivi di situazioni palesemente degne di questi, ma anche preparare per quanto possibile a quella fase 2 con tutto quel che un molto parziale ritorno alle attività e un probabile allentamento delle misure di isolamento sociale comporta. Si vedrà.

Intanto quel che s’è già visto è ciò che proprio una maldestra spinta verso una riapertura delle attività da parte di alcuni consiglieri regionale della Lega ha provocato nel principale partito di governo della Regione. Nel corso di un incontro, ovviamente a distanza e tramite videoconferenza, un certo punto è saltata fuori la proposta di premere sull’acceleratore della ripartenza. Il capogruppo Alberto Preioni, ma non solo lui, anche consiglieri tra cui Mauro Fava, Gianluca Gavazza, Valter Marin e altri, hanno messo all’improvviso sul tavolo virtuale l’idea della lettera a Cirio. Oltre l’assoluta inusualità che quell’atto avrebbe comportato, c’è voluto poco per capire e far capire come quell’iniziativa sarebbe stata letta alla stregua di uno sgarbo se non una sconfessione nei confronti della giunta, dove peraltro la Lega occupa la stragrande parte dei posti. Invasione di campo e incidente subito evitato con parole secche e modi spicci dal segretario regionale Riccardo Molinari. Al capogruppo della Camera, visibilmente irritato, è bastato in sostanza spiegare che “Basta giocare. Siamo in una situazione drammatica, stiamo contando i morti, dobbiamo salvare vite umane e quindi la questione si chiude qui”. Nessuno ha fiatato.

Chiusa lì, ma non definitivamente. Quando superata l’emergenza si tornerà a un’agenda politica più vicina alla normalità e, come concordato da Molinari con Cirio, si procederà verso quell’annunciata modifica dello statuto per aprire senza limiti ad assessori esterni, un rimpasto sarà nelle cose. Così, come un cambio al vertice del gruppo, dove al posto dell’incontenibile e incontrollabile Preioni potrebbe arrivare Riccardo Lanzo, già suo vice anche se a quella poltrona punta pure Andrea Cerutti. Quanto al rimpasto, anche alla luce dell’emergenza, delle falle che la stanno segnando e di alcune imbarazzanti situazioni, nelle intenzioni del vertice leghista pare proprio non sarà quel ritocchino cui l’aveva sempre ridotto, in ipotesi, il governatore. Anche per il governo della regione ci sarà una fase 2. Per più d’uno non sarà un ritorno alla normalità, bensì una lunga quarantena. A partire dall’attuale titolare della Sanità.

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