CORONAVIRUS

Mettere in sicurezza gli ospedali

Interi nosocomi o reparti riservati alla cura dei pazienti Covid per consentire il trattamento di tutte le altre patologie. Verrà ridisegnata la geografia sulla base delle indicazioni delle Asl. Il gruppo di lavoro Monchiero metterà mano alla delibera 1-600

Un ospedale Covid in ogni provincia, ovviamente in quelle dove non c’è un solo nosocomio, e reparti dedicati e isolati dagli altri in ulteriori strutture ospedaliere. Sembra essere questo il modello di approccio alla Fase 2 che emergerebbe dai piani predisposti dalle aziende sanitarie e inviati entro ieri all’Unità di Crisi che li aveva richiesti non più tardi di una settimana fa.

Il parziale allentamento delle misure per il contenimento del contagio che prende avvio oggi e che potrebbe portare ad un incremento dei contagi, il cosiddetto rebound, impone la necessità di trovare il sistema sanitario piemontese pronto. Questo riguarda anzitutto la medicina territoriale, nervo drammaticamente scoperto, che però presenta maggiore complessità e tempi più lunghi di intervento rispetto alla rete ospedaliera che si è trovata praticamente sola a fronteggiare la pandemia. Anche per questo, oltre che per un oggettivo bisogno di approntare al meglio la macchina dell’emergenza per i casi più gravi, alle Asl e alle Aso è stata imposta una priorità nel definire i piani ospedalieri, concedendo tempo fino all’11 maggio per consegnare quelli relativi alla medicina territoriale. Oggi la task force presieduta da Vincenzo Coccolo dovrebbe incominciare a vagliare i progetti inviati dalle aziende per “l’elaborazione e attuazione del piano per il progressivo ritorno all’operatività pre-Covid per l’area ospedaliera”, pur tenendo ovviamente alta la guardia sul fronte del coronavirus. È evidente come, superata la fase acuta, sia necessario ritornare a qualcosa che si avvicini alla normalità, con tutte le cautele del caso, dell’attività ospedaliera per quanto attiene a tutte le altre patologie.

Una richiesta, quella cui hanno risposto le aziende sanitarie, che non ha mancato di suscitare anche dure reazioni in una situazione che continua a presentare falle e disservizi. “Sono furibondo con l’assessorato alla Sanità – sbottava ieri nella tradizionale diretta su Facebook il sindaco di Asti Maurizio Rasero –. Da una parte si chiede all’Asl di consegnare entro stasera una relazione in cui si spiega il progressivo ritorno all’operatività pre-Covid, dall’altra si allunga la sua attuazione”. Il primo cittadino astigiano, esponente di Forza Italia, colpisce con fuoco amico il titolare della Sanità, il leghista Luigi Icardi: “Nel nostro caso, faccio riferimento alla trafila relativa alla clinica San Giuseppe, si è fatto tutto quello che ci hanno indicato, pensavamo che l’Asl partisse a brevissimo a spostare i pazienti verso la clinica ma una mail arrivata all’ultimo dalla Regione ha fermato tutto facendo riferimento ad alcune richieste del prefetto di Torino”. Il sindaco spiega ancora che “la Clinica avrebbe liberato 40 posti in ospedale, ospitando 40 positivi spostati dal Cardinal Massaia. Fortunatamente l’Asl aveva nel frattempo trasferito a Villanova dei pazienti in una struttura messa a disposizione dalla Curia. È fondamentale – attacca Rasero – che la Regione si svegli. Se qualcuno ha paura e non si vuole prendere delle responsabilità cambi mestiere, non si espongono gli ospiti a nessun rischio”.

Accompagnato da polemiche anche accese come quella del sindaco di Asti, o più velate come quelle che si registrano in alcuni vertici delle aziende per ciò che è stato letto come una sorta di scarico di responsabilità, i piani saranno esaminati da oggi. Non si sa se solo dall’Unità di Crisi e dall’assessorato oppure se nella predisposizione del piano Covid-2 entrerà anche la nuova task force affidata a Giovanni Monchiero, il manager sanitario di lungo corso ed ex parlamentare di Scelta Civica. “Per far fronte alla pandemia l’intero sistema sanitario piemontese ha subito una drastica e inevitabile riorganizzazione, che oggi va necessariamente rivista per permettere ai servizi sanitari di tornare alla normalità, mantenendo al contempo l’assistenza specifica per i pazienti Covid”, questo il viatico di Icardi al gruppo di lavoro affidato al Monchiero, dopo le sue dimissioni da commissario per l’ospedale di Verduno.

Proprio la nuova struttura cuneese potrebbe continuare ad essere uno dei Covid Hospital anche se ci sarebbero ragionamenti diversi in merito. Resterà invece dedicato ai pazienti colpiti da coronavirus l’ospedale di Tortona, dove entro la prossima settimana dovrebbe entrare in funzione la macchina in grado di processare circa 200 tamponi al giorno.

Tornando al gruppo di Monchiero, il suo lavoro dovrebbe fornire i risultati entro luglio, quindi soropassando le settimane considerate cruciali per verificare eventuali effetti dell’uscita parziale dal lockdown. Una missione, quella di rivedere la rete ospedaliera, che potrebbe portare anche a riproporre soluzione già ipotizzate in passato, come l’unificazione di alcune Asl con aziende ospedaliere sul loro territorio. Un lavoro che, di fatto, porterà a gettare le basi per una modifica della delibera 1-600, quella elaborata dall’allora direttore regionale Fulvio Moirano e varata dalla giunta di Sergio Chiamparino.

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