RITORNO ALLA NORMALITA'

Fase 2, riapertura a tappe

Prima i negozi, successivamente bar e ristoranti. Dopo l'incontro con il Governo Cirio pensa a una ripresa flessibile e a geografia variabile. Si attendono le linee guida e, soprattutto, i dati della curva epidemica. In caso di ripresa dei contagi previste chiusure selettive

Meno di una settimana per vedere, in Piemonte, rialzarsi le serrande dei negozi. L’intenzione del governatore Alberto Cirio, dopo l’incontro in videoconferenza di ieri sera tra le Regioni e il Governo in cui si è sancita la svolta verso una pur parziale autonomia territoriale nella gestione della Fase 2, è quella di consentire da lunedì 18 la riapertura di tutti i negozi di prossimità, senza differenze merceologiche, costretti a rimanere chiusi dall’inizio del lockdown. Da Palazzo Chigi è, infatti, arrivato l'ok alle Regioni per le riaperture differenziate delle attività commerciali, sempre garantendo le regole per la sicurezza. I governatori sono stati in pressing per giorni sul presidente del consiglio, Giuseppe Conte, per anticipare l'apertura di alcune attività - negozi, parrucchieri, estetisti, ristoranti - prevista, come annunciato dallo stesso premier, dal primo giugno.

Si tratterà, ovviamente, di un ritorno all’attività con tutte le cautele e le misure di sicurezza previste e già in atto per quegli esercizi commerciali di cui in queste settimane è stata consentita l’apertura al fine di fornire i generi considerati di prima necessità, così come per i supermercati: mascherine per esercenti e clienti, ingressi contingentati, dispositivi per la disinfezione e quant’altro sarà ulteriormente disposto e precisato nei prossimi giorni quando  il Governo varerà le linee guida per la ripartenza del commercio, ma non solo.

Al massimo entro dopodomani l’esecutivo, attraverso l’Inail, dovrebbe fornire i protocolli relativi ai negozi, ma anche a bar, ristoranti, parrucchieri, estetisti, per consentire quella che appare di fatto una regionalizzazione della Fase 2, rispetto alle decisioni assunte a livello centrale per il lockdown e che rimarranno tuttavia facoltà del Governo nel caso i dati relativi ai contagi dovessero far scattare allarmi e imporre nuove chiusure di alcuni territori più o meno ampi.

Una scelta, quella che Cirio annuncerà nelle prossime ore, frutto di un ragionamento che porta a non individuare grosse problematiche legate all’osservanza delle misure di sicurezza per gli esercizi al dettaglio. Diverso o più complesso ciò che riguarda, invece, bar e ristoranti che contemplano la somministrazione e per i quali i protocolli sono più stringenti, a partire dal distanziamento sociale di maggior difficoltà quanto ad applicazione.

Prima di sbilanciarsi, Cirio vuole leggere le linee guida che verranno emanate per le varie categorie. Se, come pare, le distanze tra i tavoli dei ristoranti dovranno non essere inferiori ai due metri e se saranno disposte altre misure di protezione sarà d’obbligo un’ulteriore riflessione, magari con un confronto con le categorie, prima di stabilire anche per tutti queste attività l’apertura. Il presidente della Regione sarebbe, tuttavia, più propenso ad autorizzare la somministrazione di cibo e bevande, magari dalla settimana successiva, lunedì 25 maggio, non all’interno bensì all’esterno dei locali laddove dehors, portici, piazze o comunque spazi utili lo rendano possibile, probabilmente con la gratuità dell’occupazione del suolo pubblico come ipotizzato già in altre regioni e città.

Un’apertura graduale e flessibile, insomma, quella cui guarda Cirio e che è resa possibile da un ulteriore modifica del rapporto tra Governo e Regioni, stabilita nel corso dell’incontro a distanza del presidente del consiglio, insieme ai ministri della Salute Roberto Speranza e degli Affari Regionali Francesco Boccia con i governatori. Le Regioni non avranno più solo la facoltà di attuare provvedimenti restrittivi rispetto a quelli centrali, ma anche di allargare le maglie, pur mantenendo lo Stato la potestà di intervenire con nuovi lockdown e zone rosse laddove la soglia dei contagi lo dovesse richiedere.

E proprio un quadro della curva epidemica più chiaro, dopo la parziale riapertura, atteso per fine settimana potrebbe dare indicazioni importanti anche se in Regione si guarda soprattutto a giovedì quando si avrà una situazione ancor più chiara sugli effetti dell’uscita dal lockdown e successive misure di allentamento. Sempre secondo i ragionamenti fatti da Cirio in queste ore, il Piemonte potrebbe vedere una geografia variabile delle aperture. Sul modello già attuato per il take away, concesso in un primo tempo a tutta la regione con la sola eccezione di Torino, si potrà avere uno spacchettamento del territorio per quanto riguarda bar e ristorazione con una modulazione delle aperture in base alle località: le differenze tra località montane o di campagna con ampi spazi rispetto ad esercizi in centro città sarebbero, per esempio, tra gli elementi a guidare le scelte e i tempi. Che Cirio cogliendo la possibilità emersa dopo l’incontro di ieri vuole anticipare, ma con cautela. E guardando ai dati dei contagi di una regione tra le più colpite dal virus.

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