FASE 2

Tante incognite e pochi soldi

Il campanello d'allarme delle 117mila imprese artigiane del Piemonte. "Pronti a riprendere le attività, ma troppo farraginose le linee guida su sicurezza e operatività". Ancora insufficienti le misure di sostegno economico, molte rischiano di non riaprire

Le 117mila imprese artigiane del Piemonte, insieme a più di 300mila addetti, sono pronte a riprendere l’attività, alcune di queste hanno già intrapreso il percorso della Fase 2, ma tante sono ancora le incognite relative alle linee guida sulla sicurezza e sulle modalità concreta di svolgimento dell’attività. “In prossimità dell’apertura del 18 maggio, per alcuni codici Ateco, e del 1° giugno per i servizi alla persona – commenta Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Piemonte – sono tanti ancora i tasselli da comporre per poter riaprire garantendo la sicurezza di dipendenti e clienti, e per poter gestire pragmaticamente l’attività. Ripartire è la priorità, ma non basta: rischiamo infatti una falsa partenza se non verranno affrontati e risolti i tanti problemi”.

I nodi da sciogliere sono diversi, a partire dalla questione delle risorse “senza le quauli per le nostre imprese diventa difficile sostenere i costi per la sicurezza.  Sappiamo bene che dovranno affrontare un periodo difficile per la loro sopravvivenza, anche in considerazione delle norme che dovranno studiare e applicare”.

Confartigianato Piemonte chiede di promuovere una nuova fase nella quale coniugare la salvaguardia della salute con la ripresa delle attività produttive che, però, devono essere supportate e seguite. “Vi è la necessità di sapere, per tempo, quali potranno essere le prescrizioni e le dotazioni di sicurezza necessarie per una corretta ripresa delle attività – continua Felici – tutti abbiamo il dovere di trovare le formule che consentano di arginare nelle quantità e nel tempo le perdite, già ingentissime e drammatiche, di economia e benessere sociale. E ancora a proposito di ripartenza, c’è la percezione della mancanza di adeguata programmazione di misure chiare ed efficaci”.

Il mondo artigiano del Piemonte “sin dal primo momento è stato in prima linea nella lotta contro il Coronavirus, in termini di impatto, di restrizioni, di sacrifici e di pazienza. Tutti questi fattori, però, non hanno ancora avuto adeguati bilanciamenti in termini di reali, concreti e veloci interventi di sostegno pubblico. Voglio ricordare che le categorie maggiormente penalizzate dal prolungato lockdown sono state quelle dei fotografi, parrucchieri, estetiste ecc.”. A parte il bonus della Regione ancora troppo poco è stato fatto. “Pur nella comprensione dell’estrema difficoltà generalizzata che sortisce inevitabili risvolti nelle scelte politiche – continua Felici – non possiamo negare la inadeguatezza di alcuni provvedimenti che non si stanno traducendo in vero sostegno, soprattutto nel ritardo e nello slittamento temporale tra la necessità di fare presto, più volte manifestata, e l’effettiva attivazione di misure concrete di aiuto, come ad esempio sul fronte credito. Tale inadeguatezza e tali ritardi rischiano di minare definitivamente la possibilità di sopravvivenza delle imprese,  vanificando qualsiasi modalità di ripartenza”.

Per Confartigianato, quindi c’è l’assoluta necessità di ragionare sulle modalità di ripartenza che ad oggi paiono confuse, così come sulle prescrizioni e dotazioni di sicurezza necessarie.“Proponiamo – conclude Felici – di attivare subito un piano di riavvio, delle attività che già ora con alcuni accorgimenti possono ben conciliare questioni sanitarie e produttive, senza aspettare il 18 o peggio il 1° giugno, se vogliamo tentare di salvare un sistema di micro e piccole imprese costrette a una quarantena prolungata e chiediamo inoltre di ricevere quanto prima contributi a fondo perduto per permettere alle imprese artigiane di accendere il motore delle proprie attività”.

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