SACRO & PROFANO

Ripartiamo più poveri ma più solidali (speriamo)

Alla vigilia della riapertura di tutte le attività, l'arcivescovo di Torino Nosiglia indirizza una lettera al mondo del lavoro. "Il Pil calerà ma non può essere l'unico indice del benessere. Rinforzare i legami di comunità". E promuove un fondo di garanzia per prestiti sociali

“Bentornato, lavoro!”. Comincia così, alla vigilia della graduale riapertura di tutte le attività, dopo il lungo lockdown imposto dall’emergenza Coronavirus, la lettera che l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, indirizza al mondo del lavoro. «Un ritorno alla “normalità” di cui tutti abbiamo bisogno», sottolinea il presule richiamando tutti a rinforzare i legami di solidarietà «concreta», consapevoli che «l’accrescimento finanziario non è l’unico possibile “benessere”» e ricordando che «il lavoro rimane la grande sfida ancora da combattere e da vincere, qui, dove già prima dell’epidemia le condizioni di moltissimi lavoratori e delle loro famiglie erano precarie e incerte».

«È il momento di riannodare le fila, tornando a incontrarsi e riflettere – osserva Nosiglia – è il momento anche di far sentire, pacatamente, una voce di speranza, perché spesso le informazioni che ci raggiungono puntano più sulle previsioni di “catastrofe” che sulle realtà positive che esistono e, se pure a fatica, cercano di rilanciarsi. Quasi certamente ci sarà una recessione economica generalizzata, il Pil calerà, aumenterà il debito pubblico, vedremo una separazione sempre più netta tra chi ha l’opportunità di crescita e chi invece non ne avrà, ma non sono questi unici indicatori cui dobbiamo guardare, proprio perché non è il solo profitto azionario l’orizzonte entro cui si muove la società».

 «Se c'è un insegnamento forte ed esplicito della crisi generata dalla pandemia è che dalle “catastrofi” si esce insieme, rinforzando i legami di solidarietà, ricostruendo la fiducia a partire dal basso, dalla vita quotidiana. Solidarietà fra i cittadini, solidarietà fra i Paesi dell’Unione: anche l’Europa infatti sta giocando una partita decisiva per il proprio futuro – aggiunge il vescovo di Torino – ecco : magari possiamo ripartire più poveri. Ma certamente dobbiamo diventare più solidali. Questo è il cuore del rilancio: non considerare l’accrescimento finanziario come l’unico possibile “benessere” ma essere capaci di prospettive diverse, e più fraterne, di vita comune».

Da qui l’impegno. «Si tratta di promuovere una solidarietà concreta che attivi i meccanismi della cooperazione, e non solo esclusivamente della competizione, sia nell’ambito privato, sia in quello pubblico. Una cooperazione che va stimolata e incoraggiata, ma che ha bisogno di partire “dal basso”, dalle esigenze proprie della vita quotidiana – prosegue Nosiglia – per questo è necessario un nuovo modo di intendere anche il welfare fatto di azioni solidali, comunitarie che promuovono tutta la persona, che lo aiutano a proteggersi dai rischi inevitabili del ciclo della vita e che investono sulle risorse, capacità e intelligenza delle persone». Ma è necessario che le parole si traducano in fatti. «Non si tratta solo di esprimere una vicinanza generica, ma di condividere una speranza concreta, che si realizza proprio in quanto tutti e ciascuno di noi si coinvolge in questo cammino. Per tale ragione, connessa all’esperienza del Tavolo diocesano per il lavoro, mi pare importante avviare percorsi di partecipazione e progettazione, avviando un cammino di riflessione che serva a ripensarsi, a partire dal magistero sociale della Chiesa», conclude Nosiglia annunciando la ripresa «a vari livelli, degli incontri con le parti sociali, nella prospettiva di quelle “alleanze” fra giovani e anziani, istituzioni e cittadini che sono la nostra scommessa».

Le diocesi di Torino e di Susa fanno la loro parte promuovendo, tra le varie iniziative rivolte a chi è maggiormente in difficoltà, uno speciale fondo per aiutare e sostenere chi deve riprendere l’attività e ha bisogno di aiuti immediati, sia le imprese a rischio chiusura e sia i lavoratori. «Ovviamente il nostro intervento si colloca come integrativo alle diverse misure pubbliche in atto. Attualmente il fondo è composto da un capitale che ammonta a circa 500 mila euro e prende il nome di SORRISO – La Solidarietà che riavvicina e sostiene. Il prestito sarà erogato dall’istituto Unicredit, con il quale abbiamo stipulato una convenzione. Tali prestiti saranno a interessi zero e senza spese per i beneficiari, i quali potranno restituire la cifra entro 60 mesi con un periodo di respiro di 6 mesi». Inoltre Unicredit garantisce il raddoppio delle risorse messe a disposizione: per ogni euro versato nel Fondo la banca ne renderà disponibile un altro per il credito. La Fondazione don Mario Operti si occuperà di accompagnare le persone in tutta la fase di richiesta del prestito e durante quella di restituzione. Nel complesso sono al momento previsti 250 interventi. «Sono soldi che servono a riprendere un’attività, a mantenere le rate di un mutuo, a pagare le spese della scuola o dell’università. Investimenti, tutti, altamente “produttivi” – spiega Nosiglia –, anche se non hanno un ritorno finanziario immediato in termini di profitti privati».

Il progetto “Sorriso” si affianca al già vasto campo di interventi che la Caritas, le associazioni di volontariato le parrocchie stanno dispiegando in questi mesi. «Non è il tempo del rimpianto e nemmeno dello scoraggiamento – conclude Nosiglia –: bisogna reagire insieme ma con determinazione impegnandoci per affrontare uniti e decisi una ripresa  del lavoro posto al centro di ogni altra pure importante esigenza sociale».

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