CORONAVIRUS & POLITICA

Torino tra Appendino e Cirio

Summit di Regione e Comune su automotive, Lingotto fiere e turismo. Prove di concordia istituzionale tra governatore e sindaca ma con un occhio già rivolto alle urne del prossimo anno. Perché entrambi sono "costretti" a collaborare

L’appuntamento è per venerdì, a mezzogiorno in punto. Se sarà solo un aperitivo o, invece, sul tavolo si metterà già il menù con in evidenza una serie di decisioni e provvedimenti operativi lo si potrà scoprire dopo il vis a vis tra Alberto Cirio e Chiara Appendino. Al centro del confronto Torino e la sua difficile ripartenza dopo l’emergenza Coronavirus. La consapevolezza di entrambi è che il capoluogo stia soffrendo pesantemente gli effetti economici e sociali della crisi e che questa situazione rischia di riverberarsi su tutta la regione, compromettendo non poco la ripresa ben oltre la cinta daziaria. Un occhio fermo al presente, con i nodi più spinosi e le urgenze da affrontare e l’altro alla primavera prossima quando la Città sarà chiamata al voto e dalle urne uscirà un verdetto inesorabile sui cinque anni di amministrazione. La sindaca, al netto delle mosse tattiche degli ultimi giorni, vuole presentarsi all’appello con la “coscienza a posto” di chi avendo ereditato un pesante fardello è riuscita, se non a invertire il corso, almeno a tamponare le falle maggiori, consegnando qualche realizzazione e un paio di progetti per il futuro. Il governatore, dal canto suo, sa che senza Torino ogni piano di rilancio del Piemonte è velleitario e, allo stesso tempo, non intende perdere l’occasione per marcare una presenza politica, quella del centrodestra, finora marginale nelle dinamiche di potere cittadino. Tutto questo mentre sulla Mole si allunga l’ombra del declino.

Cirio e Appendino, messo nelle rispettive agende l’incontro, hanno fissato tre questioni estremamente concrete, ma altrettanto simboliche rispetto a come immaginare e costruire il futuro della città. Turismo, eventi e automotive. Questi i temi, naturalmente non esaustivi della possibile collaborazione tra Comune e Regione, di un incontro istituzionale che offre anche una lettura che per nulla dispiace al governatore, ovvero quella che sgombra il campo dall’immagine di un governo regionale avverso al capoluogo e più incline a investire sul resto del territorio. Insomma, quella giunta barotta diffidente (e non meno in soggezione) verso l’establishment subalpino. “Non siamo Torinocentrici come qualcuno lo è stato in passato, ma neppure con lo sguardo rivolto solo alle province”, il ragionamento fatto con i suoi da Cirio a ridosso di un faccia a faccia con la sindaca che poco più di un anno fa avrebbe avuto altre interpretazioni e un altro clima.

Non aleggerà, insomma, il fantasma del Chiappendino sul tavolo dove sindaca e governatore discuteranno di Turismo Torino, l’agenzia che, oltre a richiedere un rapido cambio di governance dopo la scadenza del mandato di Maurizio Montagnese e del consiglio prorogato per l’emergenza Coronavirus, nella visione regionale deve essere anche ripensata nella sua mission in conseguenza dei cambiamenti che il settore dovrà subire nei prossimi mesi e che già subisce pesantemente. Per il posto ancora occupato dal manager di Intesa Sanpaolo, Appendino sembra volere una figura di alto profilo e di altrettanta visibilità. Si sono fatti i nomi di Evelina Christillin, dell’imprenditore Paolo Damilano, ma anche dell’ex vicepresidente di Confindustria Licia Mattioli. Nell’approcciare la questione Turismo Torino, Cirio sembra intenzionato a partire dalla unicità di questa struttura rispetto alle Atl delle province dove le specificità turistiche sono più definite rispetto al capoluogo e al territorio metropolitano. Un sistema che deve prevedere un’offerta estremamente vasta e variegata (dai musei alle stazioni sciistiche, alle rassegne musicali e artistiche).

Tema spinoso, quello del polo fieristico con il Lingotto che i francesi di Gl Events vogliono sbolognare alle istituzioni pubbliche, minacciando, in mancanza di un sostegno della Regione, un loro disimpegno. Sul punto Cirio appare deciso: respingere al mittente quello che ha tutta l’aria di un ricatto. C’è la disponibilità a dar vita a una newco, una società di gestione con la presenza di soggetti pubblici e privati, in cui oguno faccia la propria parte. Le istituzioni portando iniziative e programmazione di alto livello, ma con i francesi tenuti alle loro responsabilità, magari con un occhio in più rispetto ai costi rispetto al passato.

Terza questione, ma non certo ultima in ordine di importanza, sul tavolo di Cirio e Appendino, l’automotive. I dati sulle vendite di auto sono qualcosa più che desolante, le filiere rischiano di produrre disoccupazione in un drammatico effetto a catena con le case automobilistiche straniere. Le misure concrete per il settore, da parte dello Stato, non si sono ancora viste, contrariamente a quanto sta succedendo in altri paesi, incominciando dalla Francia. Di fronte a questo quadro attuale e allo scenario futuro, le possibilità in mano a una Regione e a un Comune non sono certo illimitate, tanto più in assenza di interventi del Governo a partire da ventilati ma non ancora attuati incentivi.

Regione e Comune possono, tuttavia, fare da volano sul fronte degli investimenti. A partire dallo sviluppo di Tne nell’area di Mirafiori, così come nel Manufacturing Center nella prospettiva di un rafforzamento di quell’Industria 4.0 che aveva già mostrato i suoi benefici, anche se con ancora ostacoli, sul tessuto imprenditoriale torinese e piemontese. E proprio su questo fronte, eredità e mutazione dell’ex one company town, non è detto non si possa costruire una sinergia tra Regione e Comune in grado di coinvolgere tutti gli attori, dalle imprese alle rappresentanze datoriali e sindacali, dagli stakeholder alle Università e ai centri di ricerca.

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