CORONAVIRUS & POLITICA

Commissione d'inchiesta, Molinari dà il via libera

Non sia un "tribunale del popolo" e si vari contestualmente l'organismo sull'autonomia. Il leader del Carroccio piemontese detta le condizioni. "Vogliamo massima trasparenza e oggettività per accertare cosa non ha funzionato, a Roma come in Regione"

“Vogliamo la massima trasparenza. La chiediamo sulla gestione da parte del Governo dell’emergenza Coronavirus e non abbiamo assolutamente nulla in contrario che lo si faccia anche in Piemonte”. Parole chiare, quelle del segretario regionale della Lega Riccardo Molinari, che mettono il timbro sul via libera da parte del principale partito di maggioranza alla commissione di inchiesta, organismo richiesto da tutte le forze di minoranza che, inserito all’ordine del giorno della seduta di giovedì, quasi certamente sarà votato a Palazzo Lascaris tra una settimana, martedì prossimo.

Onorevole Molinari, il consigliere regionale del Pd Daniele Valle aveva auspicato una condivisione da parte della maggioranza sulla proposta di istituire la commissione. Lei adesso la conferma. Senza condizioni?   
“Credo che potrebbe essere l’occasione anche per chiudere su un’altra commissione, quella sull’Autonomia. Varandole entrambe”.

Solo una questione di principio e di tattica politica, insomma, portare finalmente a casa quello che avete annunciato a inizio legislatura o le due commissioni lei ritiene, in qualche modo, si tengano?
“Certo che si tengono. La vicenda Coronavirus ha manifestato grossi problemi del sistema. Si dà alle Regioni la responsabilità della sanità e poi abbiamo un Governo che ha puntato il dito contro le Regioni del Nord, quasi fosse colpa loro il virus, quando le stesse Regioni, solo per fare un esempio, non potevano rifornirsi di materiale sanitario perché veniva sequestrato dall’Unità di Crisi nazionale. O, ancora, quando le Regioni del Nord non avevano informazioni sul Covid nonostante il Governo le avesse da gennaio. Questa non è l’autonomia. Ecco perché la commissione che chiediamo di varare insieme a quella di inchiesta è uno strumento molto importante nell’ottica del regionalismo differenziato che speriamo prima o poi passi, anche se con il ministro Francesco Boccia ho molti dubbi che ciò possa succedere. Insomma, le due commissioni e i due temi sono legati”.

Sempre citando la proposta delle minoranze, la commissione non dovrà occuparsi solo di come sia stata gestita l’emergenza, ma anche con quale sistema sanitario il Piemonte sia stato colto dalla pandemia. Con voi, che arrivate dopo cinque anni di centrosinistra a guida Sergio Chiamparino e dopo la riforma di Antonio Saitta e Fulvio Moirano, si sfonda una porta aperta.
“Noi riteniamo che se si vanno ad analizzare i documenti e si vuole fare una ricostruzione dello stato della sanità piemontese sarebbe più che opportuno andare a vedere anche il lavoro delle legislature passate e capire come si è arrivati fino a qui. La rete ospedaliera piemontese è stata, negli ultimi anni, molto ridimensionata e credo che noi, che amministriamo la regione, qualche segnale e qualche risposta sui presidi la dobbiamo dare. Ovviamente tenere aperto quel che è rimasto aperto e ripotenziare quello che era stato depotenziato. Lo dobbiamo fare".

Da fare c’è molto. Ormai è accertato che la falla più grande, messa in evidenza dal Covid e dalla sua diffusione in Piemonte, riguarda la medicina del territorio. Le Rsa sono state una tragedia nella tragedia. Ora si annuncia di metterci mano, ma anche in questo caso non possono non esserci responsabilità, attuali e pregresse. È d’accordo?
“La riforma territoriale non c’è mai stata. La verità è che tutti ci siamo sempre concentrati più sugli ospedali che sulla rete della medicina del territorio. Questa emergenza se ha dimostrato che i presidi ospedalieri hanno tenuto, quella che si è dimostrata insufficiente è stata la gestione del territorio, delle Asl. Che la rete delle aziende non abbia funzionato è oggettivo: gente chiusa in casa ad aspettare il tampone, altri che sarebbero dovuti essere posti in quarantena senza indicazioni, è oggettivamente un problema di gestione tutto piemontese. Poi possiamo discutere delle cause, se è colpa dei tagli, della legge Balduzzi o di altro, ma una responsabilità gestionale delle Asl è fuori di dubbio”.

Cosa ne pensa della scelta del presidente Alberto Cirio di costituire una commissione, affidandola al professor Ferruccio Fazio, per costruire, come ha detto il governatore, la rete territoriale facendo capire che non esiste?
“Io non commento figure di indiscussa alta competenza scelte da Cirio e dall’assessore Luigi Icardi. Che ci sia una commissione che aiuti l’assessore a verificare le falle della rete territoriale e ricostruirla non la valuto certo negativamente. La scelta politica è di ricostruire la rete, lo strumento individuato lo valuteremo da come funzionerà e dal lavoro che produrrà. Non mi sento certo di giudicarlo in anticipo”.

Il Piemonte ha seguito troppo la Lombardia e per nulla il Veneto nell’approccio e nelle gestione dell’emergenza. Un errore, visto che la Regione guidata da Luca Zaia, leghista come il lombardo Attilio Fontana, ha frenato decisamente e in anticipo i contagi e ridotto il numero delle vittime?
“Il Veneto ha avito la fortuna di avere il professor Andrea Crisanti, eretico rispetto al comitato scientifico nazionale, che ha puntato sui tamponi da subito. Ma va detto anche che ha avuto un focolaio concentrato e individuato subito da cui sono partiti a tracciare. In Piemonte è stato un prolungamento dell’esplosione di contagi lombardi. Due situazione diverse. Anche qui un errore del Governo: dare delle limitazioni per locali e luoghi di aggregazioni in Lombardia e non darle contemporaneamente in Piemonte”.

Molinari, lei ha difeso l’assessore Icardi dagli attacchi arrivati da più fronti, non pochi, del mondo sanitario in un momento in cui la macchina organizzativa mostrava molte falle. Il giudizio su Icardi non è certo mutato con il calo dei contagi. Teme che la commissione possa diventare un tribunale con l’assessore principale imputato?
“No. La mozione come è stata posta non è polemica e mi pare ci sia la volontà di fare un ragionamento sulle delibere, sulle scelte tecniche e politiche. Non intravedo un tribunale del popolo per l’assessore. Non deve essere un tiro al piccione, ma un accertamento di errori per non ripeterli, questo vale a Torino come a Roma e per Roma intendo il Governo e le sue strutture. Icardi l’ho difeso perché se il sistema ha avuto dei cedimenti, pensare che la responsabilità sia dell’assessore che è lì da un anno onestamente mi sembra ingeneroso”.

Ci sono stati grossi problemi anche al netto delle eredità del passato.
“Sicuramente l’assessore ha vissuto un momento di forte stress, come tutta la giunta e tutte le giunte del Nord. Adesso il suo compito sarà quello di lavorare per fare una programmazione sanitaria che vada a tappare le falle, soprattutto sul territorio. E poi, è assurdo pensare di deresponsabilizzare la giunta regionale su un tema come la sanità. L’emergenza è stata gestita dal presidente con la giunta. Scaricare su una persona sola eventuali cose che non sono andate bene non mi sembra corretto. Non ci devono essere capri espiatori né in Piemonte, né da nessun’altra parte. Ripeto, Icardi l’ho difeso non solo perché è del mio partito, ma perché non penso che abbia fatto un lavoro disastroso, ha dovuto gestire un’emergenza e lo ha fatto com’è stato in grado, come tutti di fronte a un evento che nessuno poteva prevedere”.

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