RETROSCENA

L'orfano Cirio cerca Fratelli

Il governatore è politicamente apolide e ha bisogno di una nuova casa. La Lega gli chiude le porte. Trattative in corso con il partito della Meloni, regista Crosetto. Ogni decisione è però rimandata, per evitare scossoni prima delle regionali di settembre

Alberto e i suoi Fratelli. Trama: l’ultimo governatore rimasto nel Nord a Forza Italia (e tra i pochi nel Paese) da tempo preda di oscuri e non ingiustificati pensieri sulla sorte del suo partito medita salutare con un po’ di commozione, ma gli occhi rivolti al futuro, il Caro Presidente cui mai ha fatto mancare nei pellegrinaggi ad Arcore i preziosi tartufi delle sue Langhe. Un altro profumo lo attrae. Il suo destino non sarà un ritorno alla casa della Lega in cui mosse i primi passi in politica le cui porte sono rimaste sbarrate, bensì l’adozione nella famiglia in continua crescita, dove i Fratelli d’Italia potrebbero contarne presto uno nuovo e assai importante. Regia e sceneggiatura di Guido Crosetto. Ogni riferimento a fatti o persone non è puramente casuale.

È un film, non una fiction, che se e quando uscirà sugli schermi della politica piemontese e nazionale susciterà non poche e non trascurabili reazioni. Di solito si dice che sarà un terremoto, certo qualche scossa l’ipotizzato cambio di casacca di Alberto Cirio la provocherà. Per dare l’idea, non è casuale il momento del possibile annuncio: dopo la prossima tornata di elezioni regionali, o almeno successivamente alla designazione ufficiale dei candidati presidenti. Ciò per evitare che lo spostamento di un pezzo da novanta, qual è un governatore, da un partito all’altro del centrodestra possa pregiudicare la spartizione delle candidature. Ma questo è un passo, anzi due, in avanti rispetto a una road map riservatissima che ha preso avvio prima che la pandemia sconvolgesse anche le agende della politica.

I contatti, le trattative, incominciano partendo da basi che stanno nella crisi continua e inesorabile di Forza Italia e nelle legittime ambizioni di un politico giovane e con ancora tanta strada da fare com’è l’ex europarlamentare oggi al vertice della Regione. Cirio, non a torto, si sente politicamente orfano. La grande famiglia creata dal Cavaliere ormai è un albero genealogico con sempre meno rami, la stessa maggioranza che governa il Piemonte è quasi un monocolore leghista, anche se i sondaggi da tempo mostrano come il quadro anche nella regione sia cambiato, segnando una crescita notevole del partito di Giorgia Meloni, con un consenso moltiplicando per tre i voti incassati un anno fa. Logico guardarsi attorno.

I più avrebbero scommesso che lo sguardo sarebbe caduto sul suo ex partito e così probabilmente è stato, ma le porte della Lega non solo non si sarebbero schiuse, ma pare siano state sbarrate nientemeno che dal padrone di casa, un Matteo Salvini assai più deciso su un niet rispetto a posizioni assai più disponibili della dirigenza locale. Quali le ragioni o quali gli interessi per evitare un ritorno eccellente non si conoscono e si possono solo azzardare guardando al peso che già la Lega ha in Piemonte e forse ai possibili riequilibrii che non avrebbero giovato all’attuale azionista di maggioranza della coalizione. E poi se da un lato la Lega avrebbe potuto annoverare un governatore in più, ci sarebbe stata un’ombra su qualche figura di rilievo e di antica militanza, come si dice da quelle parti.

Molto importante per l’ingresso in FdI, come ormai si vocifera negli ambienti politici piemontesi e romani dove il possibile trasloco di Cirio è argomento di rumors, sarebbe invece il ruolo del gigante di Marene. Il rapporto tra Cirio e Crosetto è antico e consolidato, corroborato da legami famigliari (l’ex parlamentare è padrino di battesimo del primogenito del governatore). E sebbene nelle ultime settimane tra i due si sarebbero registrati degli screzi, per le critiche dell’ex sottosegretario alla gestione dell’emergenza in Piemonte e in particolare per l’allontanamento di Mario Raviolo, molto vicino a Crosetto, dalla guida dell’Unità di Crisi, nulla pare mutato.

Portare il governatore nel suo partito vorrebbe dire, per Crosetto e il suo braccio operativo, il coordinatore regionale Fabrizio Comba, rafforzare la compagine piemontese e, cosa non marginale, mitigare il peso interno degli ex aennini (ed ex Msi) che, infatti, per usare un eufemismo non sprizzano di entusiasmo, anche se tra i pochi chiamati a gerstire la trattativa vi è Andrea Delmastro, parlamentare appartenente a quel cerchio magico (la generazione Atreju) che sostiene la leadership della Meloni.

L’emergenza Coronavirus ha sospeso un percorso che, tuttavia, non è certo stato interrotto. Le definizione delle candidature per le Regioni che tra qualche mese andranno al voto, terrà ancora coperta (anche se ormai non un segreto impenetrabile per gli ambienti politici) la possibile transumanza del governatore. Poi, a giochi fatti, potrebbe arrivare l’annuncio. Un colpo grosso per la Meloni al Nord, gobbo per Cirio in vista di ulteriori obiettivi elettorali e al cuore per Forza Italia.

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